UNO VALE UN MILIONE

Il Movimento 5 Stelle può anche fare tenerezza. Chi si sentirebbe di essere severo con i giovani, con i semplici, con gli ignoranti? Forse che da ragazzi non abbiamo fatto anche noi le nostre brave sciocchezze? Ci sono errori che, come le malattie esantematiche dell’infanzia, sembrano obbligatori per tutti. L’evidenza è di solito garanzia di verità, ma cederle senza riflettere può essere un errore.
Un ottimo esempio sono le etimologie popolari. Basta chiedere: perché febbraio si chiama così? Perché in inverno si ha spesso la febbre. In realtà, febbraio è “il mese dedicato alle purificazioni”. Da dove deriva il verbo “falcidiare”? Evidente, da falce: tagliare i redditi, i ricavi, i vantaggi. E invece deriva dal nome di Publio Falcidio, che avrebbe anche potuto chiamarsi Papinio o Vitulliano. La tentazione di saltare alle conclusioni è irresistibile e rimane eccessiva la fatica di aprire un dizionario.
Purtroppo, queste illusioni ottiche del cervello si ritrovano anche in politica. Se si verificano troppi reati di un certo tipo, a molti (inclusi i parlamentari) sembra ovvio che il rimedio sia l’inasprimento delle pene. Mentre ogni competente di diritto penale sa che non è così.
La prima qualità di un politico, pensano gli incolti, è l’onestà. E invece gli studiosi sanno che un onesto imbecille fa molti più danni di un politico disonesto ma capace. Come del resto ha scritto Benedetto Croce. I ragazzi partono da una certa idea rivoluzionaria e poi, cammin facendo, se sono intelligenti, magari arrivano alle conclusioni dei loro nonni. Chissà quanta strada debbano ancora fare, i seguaci di Grillo.
Sono queste le ragioni per le quali i giovani dei Cinque Stelle possono far tenerezza. Da quando sono apparsi sulla scena, non fanno che mostrare quanto sia stata assurda l’idea di prendere sul serio un comico. Nessuno nega che l’umorismo richieda una grande capacità di critica e proclami spesso, ridendo, verità che altri temono di affermare. Ma l’umorismo ha lo scopo di divertire, non di ammaestrare. Il comico non è né un filosofo né un politologo, e le contraddizioni non lo squalificano. Non gli si può chiedere ciò che è al di là della sua portata. E infatti, applicando le sue ricette, si va a sbattere. Non sorprende che i “grillini”, delle cinque marce, fino ad ora abbiano usato soltanto la marcia indietro.
Nel caso specifico, si possono allineare parecchie “lezioni della realtà”. Beppe Grillo, quando non contava più del suo giardiniere, sosteneva che uno vale uno. Era nel suo interesse. Lui, che non era nessuno, valeva quanto il Presidente della Repubblica. Una volta che è divenuto il capo del suo partito, ecco che uno – lui – vale per tutti. Se soltanto fa capire di gradire Di Maio come candidato Primo Ministro (un concorso che nessuno ha bandito) ecco che gli altri concorrenti neanche si presentano. I dittatori regnano incutendo paura, a Grillo basta essere l’Unto del Signore. Di riffa o di raffa, la decisione finale spetta a lui, rete o non rete. Come si è visto a Genova. A costo di perdere le elezioni.
Ma il M5S non ha appreso soltanto questa lezione. Oggi sanno finalmente che l’uomo giusto è l’uomo giusto, anche se è sotto indagine da parte della magistratura. Come nel caso di Di Maio. Insomma hanno scoperto l’acqua calda. Viceversa si ostinano a non aprire gli occhi sul fatto che nessun partito che si ricordi, ha mai ottenuto il 51% dei voti. Dunque, se non si allea con nessuno, il Movimento somiglierà al Msi. Solo che i voti del partito di Almirante erano stati chiusi in frigorifero dagli altri, mentre il partito di Grillo lo fa da sé.
Comunque, sotto la pressione ostinata della realtà, il M5S somiglia sempre più a un partito come gli altri. Fa le stesse sciocchezze e alla fine, quando gli capita di governare, combina disastri. Oggi cerca di parlare il meno possibile di Virginia Raggi, come fosse colpevole di chissà che, mentre la sventurata applica soltanto i principi del partito. Inclusa l’obbedienza cieca, pronta e assoluta a Grillo. Viceversa il sindaco di Parma ha governato bene, ma ha dimostrato di pensare con la sua testa e per questo è stato espulso dal partito. Il reprobo arrivava a pensare che Grillo potesse sbagliare.
La speranza è che gli italiani aprano gli occhi sul fatto che protestare non significa fare politica. Nessun cancro è stato mai guarito dalle imprecazioni.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 settembre 2017

UNO VALE UN MILIONEultima modifica: 2017-09-19T16:53:21+02:00da gianni.pardo
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