LA COREA E L’IPOTESI DELL’INERZIA

Per molti anni i Presidenti degli Stati Uniti si sono chiesti in che modo reagire alle continue provocazioni e al progressivo riarmo della Corea del Nord. E nel dubbio la risposta è stata sempre quella di tinviare il problema. Ora quell’infelice Paese è realmente divenuto una potenza nucleare, e accanto all’ipotesi di un costosissimo intervento militare c’è sempre la vecchia opzione: “E se lasciassimo fare? Se accettassimo che la Corea del Nord divenga una potenza nucleare, come del resto ormai ce ne sono tante?”
L’ipotesi non è peregrina. Molti la fanno con convinzione perché il passato è ricco di episodi in cui gli interventi si sono rivelati più negativi dell’inerzia. Basti pensare a Napoleone e alle sue guerre di Spagna, d’Egitto e di Russia e poi, recentemente, agli interventi occidentali in Afghanistan, in Iraq e in Libia. Malauguratamente il passato insegna pure che a volte la tolleranza costa infinitamente più cara di un intervento preventivo. L’esempio classico è costituito dall’avere lasciato le briglie sul collo alla Germania di Hitler, negli Anni Trenta, mentre un intervento di polizia delle potenze vincitrici nella Ruhr sarebbe stato giustificato dal trattato di Versailles. L’inerzia costrinse poi tutti a fronteggiare il più grande incendio mondiale che si ricordi.
Naturalmente, a cose fatte, tutti proclamano di aver saputo da sempre come sarebbe andata a finire. ma i governanti non devono commentare dopo, devono decidere prima. Ed a volte è un’angoscia che toglie il sonno. Se la Corea del Nord si contentasse di proclamarsi potenza nucleare, tutti sarebbero contenti di lasciare che un dittatorello si pavoneggi e posi a guerriero: il problema è che l’arma atomica non è come le altre, e il governo di Pyongyang non è come gli altri.
In mano a un governo responsabile l’armamento nucleare è quasi inutile. Salvo sia quello della nuda sopravvivenza, si sa che qualunque problema bisogna risolverlo senza farvi ricorso. Gli arabi, che pure accusano Israele di ogni possibile crimine, non parlano mai della sua bomba atomica, perché nessuno teme che Gerusalemme la usi a sproposito. Viceversa, che cosa bisogna fare, se la bomba è nella disponibilità di un pazzo? È questo il punto che molti si ostinano a non vedere. E infatti dicono: “Dov’è il problema? Kim Jong-un vuole farsi la bomba? Che se la faccia, che ce ne importa? Dopo tutto, sarà un altro Paese con l’atomica. La lista è lunga”.
Malauguratamente il ragionamento non sta in piedi. Sarebbe come dire che bisogna abolire il porto d’armi, e permettere ai delinquenti di acquistare cannoni semplicemente perché i poliziotti portano una pistola e i soldati dispongono di carri armati. L’atomica della Cina e l’atomica della Corea del Nord non sono la stessa cosa. L’uso incauto di quell’ordigno – inverosimile da parte di Pechino – potrebbe provocare un incendio che farebbe molti milioni di morti. Detto chiaramente: oggi stiamo lasciando che un bambino giochi con i fiammiferi nella polveriera.
In passato, l’ipotesi del pazzo con la bomba è stata puramente teorica. Soltanto l’averla portata sullo schermo ha reso imperitura la memoria di un film piuttosto mediocre, “Il dr.Stranamore”. Ora l’ipotesi è divenuta realtà e parlarne seriamente è cosa che fa tremare le vene e i polsi. Mentre chiunque, prima di fare una mossa, si chiede quali saranno le conseguenze, il dittatore delirante (si pensi all’ultimo Hitler) da un lato prende per sé precauzioni assolutamente straordinarie, in modo da sopravvivere in ogni caso, dall’altro non si cura delle conseguenze per il proprio popolo. Se milioni e milioni di cittadini dovessero perire avrebbero sempre avuto una morte gloriosa, no?
Per la propria popolazione le potenze ragionevoli hanno come primo problema quello della sicurezza. E per essa non basta la certezza di potere, nel caso, porre in atto una colossale vendetta. Se la Pyongyang attaccasse Seul, uccidendo in un solo colpo parecchi milioni di sudcoreani, è vero che gli Stati Uniti potrebbero spianare la Corea del Nord, uccidendo magari più della metà dell’intera popolazione, ma questa selvaggia risposta farebbe risuscitare i cinque o sei milioni di vittime sudcoreane, e non guarirebbe i milioni di contaminati, condannati a morire lentamente.
A questo punto, chi non rimpiangerebbe che non sia stata fatta quella prima mossa che avrebbe messo il pazzo genocida in condizioni di non nuocere?
La sintesi è semplice, anche se disperata: a Washington, come dovunque altrove, non si sa se scegliere la padella o la brace. Soprattutto ora che si è permesso che le cose andassero tanto avanti. E ciò pur sapendo che domani i soliti profeti del passato rimprovereranno ai governanti, e in primo luogo al Presidente degli Stati Uniti, di non aver fatto, quando ancora era possibile, la mossa giusta. Che pure era evidentissima, non è vero?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
26 settembre 2017

LA COREA E L’IPOTESI DELL’INERZIAultima modifica: 2017-09-28T17:28:01+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

5 pensieri su “LA COREA E L’IPOTESI DELL’INERZIA

  1. Tutto giusto, ma partendo dall’assunto che il cicciottello è un pazzo. Più voci però riconoscono che non è affatto pazzo, sta conducendo un gioco che si sta rivelando molto più rischioso per gli USA ed i suoi alleati. Che poi, come “conseguenza collaterale”. i nordcoreani soffrano di privazioni indicibili a lui gliene frega assai. Quello che gli interessa è mantenere intatto il suo potere in un regime comunista puro ed integrale. Non facciamoci condizionare dall’esperienza con Hitler: quello aveva mire imperialiste, il dittatorello non ha mai espresso mire imperialiste: “mostra i muscoli” e sparacchia avvertendo che farebbe sfracelli “se attaccato”. Anche perché , nello scacchiere del Pacifico, di attuare “mire imperialiste” glielo impedirebbe in primis la Cina, ma anche la Russia e perfino il Giappone (in rapido riarmo), oltreché ovviamente gli USA. Attenzione all’area del Pacifico: noi, essendogli vicini, abbiamo concentrato l’attenzione sul medio e l’estremo oriente, ma gli USA mi pare si stiano rendendo conto che il Pacifico è il giardino di casa, con un certo subbuglio. Personalmente, mi risulta meno affidabile proprio Trump, che su dieci cose che si picca di voler fare, gliene vanno a remengo nove e questo lo fa imbestialire: non escluderei che proprio lui faccia il passo falso di “attaccare” per primo, per rendersi “credibile”. Al ben pettinato basta una propaganda martellante che non lascia scampo neppure ai ragazzini, bastano le folle oceaniche plaudenti e perfettamente schierate col righello, bastano i cartelloni con le foto sue e del padre e tutta la paccottiglia che propina a quei poveretti, tagliati fuori dal mondo. Ma giocando con i mortaretti rischia di farsi male da solo, se qualcuno gli taglia la miccia troppo corta; vale a dire, se fa in modo che un missile che era partito con destinazione X viene “teleguidato” e finisce in Y. In questo il paffuto sta scherzando col fuoco. Per il resto, non lasciamoci ossessionare da due bulli che si mostrano i pugni urlando sconcezze, anche se uno (Trump) qualche problemino caratteriale e psicologico ce l’ha di sicuro.

  2. Lei a mio avviso scrive una serie di cose che se le scrivesse un notista politico o, peggio ancora, un capo di governo, denoterebbero evidente malafede.
    Scrivendole Lei, cioè un cittadino privato, connotano solo una disarmante ingenuità.
    Nel suo editoriale, apprezzabile come di consueto per forma ed eleganza ma stavolta purtroppo drammaticamente carente di contenuti, Lei scrive che dinnanzi alla parabola di Hitler, la polizia internazionale sarebbe dovuta intervenire per disarcionarlo.
    Le farei presente che in primo luogo questa ipotesi si sarebbe configurata (e tale si configurerebbe nel caso nordcoreano) come un’inaccettabile ingerenza nei confronti di un paese sovrano. E Lei sa bene (perché salvo quando si parla di Occidente, Lei ha un cervello che sa far funzionare a velocità frenetiche) che ***non esiste polizia*** nel diritto internazionale ma solo la legge del più forte e del più armato.
    Scrivere, come fa Lei, che bisogna intervenire per rimuovere qualcuno con la scusante che è pazzo (ma sarà vero? Lei che fonti ha sulla pazzia di Kim Jong-Un?) o che è comunista (come mai gli americani non dicono niente sul comunismo vietnamita?), denota un qualcosa che si chiama “eccezionalismo”.
    E l’eccezionalismo è pericoloso **sempre e comunque**. Sia quando tedesco, sia quando americano.
    Così come Le farei presente che l’ascesa dei nazifascismi fu appoggiata e caldeggiata in Italia dagli inglesi (la marcia su Roma fu una buffonata fatta in accordo col Re e con i carabinieri, che con l’Inghilterra erano tutt’uno) e in Germania dagli americani, che armarono e finanziarono l’industria tedesca che del resto era divenuta così povera dopo la fine della prima guerra mondiale e la perdita di ampi territori, da non potercela fare da sola.
    Il problema oggi non è che nasca un nuovo Hitler o che Kim Jong-Un sia pericoloso.
    Il punto sta nel capire che tipo di società arriva a produrre gente come Hitler o come Kim Jong-Un.
    Ma è un’analisi che non conviene fare: ha visto mai che si scoprira che gran parte dei totalitarismi novecenteschi nascano dai disastri commessi dal cosiddetto Occidente Democratico?
    Ha più colpe la Germania per aver prodotto Hitler? O più colpe Clemenceau di essersi accanito contro la Germania, dimenticando che la “clementia” non è stata inventata dalla bontà di Giulio Cesare ma dall’esigenza pratica di calmierare il rancore dello sconfitto?

  3. Le risponderò pià compiutamente fra qualche giorno. Ho il pc guasto.
    Comunque parlavo di operazione di polizia per cresare un’immagine. Di fatto, l’invasione della Ruhr , o forse dell’intera Germania, era prevista dal trattato di Versailloes. Negli Anni Trenta la Germania nonj era lo Stato sovranjo che Lei dice. Lo sa che per molti decenni, l’Italia sconfitta dopo la seconda guerra mondiale, non ha potuto permettersi di avere una portaerei? E che ancora oggi, la nostra “nuova” portaerei Garibaldi è di fatto una nave portaelicotteri, e come aerei ospita soltanto velivoli a decollo verticale?
    Ma forse ha ancora altro da dirle.
    Forse, se avesse conjosciuto meglio la storia della prima guerra mondiale, mi avrebbe perdonato qualcosa in piàù. E intanto mi scusi gli errori di battitura.

  4. @gianni.pardo L’invasione della Ruhr, così come la perdita dell’Alsazia, furono tragici errori che fecero da detonatore del nazismo, così come la vittoria mutilata dell’Italia, fece da detonatore del fascismo.
    La grande lezione, che non si è appresa dopo la fine delle due guerre è che quando si umilia un nemico senza distruggerlo definitivamente (e quando dico definitivamente, intendo proprio definitivamente, finché l’ultimo seme dell’ultimo cittadino del paese sconfitto non resti in circolazione), non si fa altro che gettare le basi per futuri rancori.
    Si continua (ed è questo il Suo errore storico) a guardare a Hitler, a ciò che poteva fare Hitler, a ciò che potrebbe combinare un nuovo Hitler, senza tener conto del contesto.
    Una volta fatto fuori Gheddafi (che non è che fosse un santarellino eh?) la Libia è sprofondata nel caos e lo stesso accadrebbe nella Corea del Nord. E tutto per cosa? Perché la Corea del Nord ambisce a sedersi al tavolo dei grandi? Lo ambisco anche io.
    Se fossi premier o dittatore italiano, la prima cosa che farei è armare il mio paese.
    Perché? Per far capire a chi volesse venire a fare il padrone in casa mia, che venderò cara la pelle.
    Se lo fa Israele (come è giusto che sia, deve essere ben chiaro questo), se lo fanno gli americani (come è giusto che sia, deve essere ben chiaro questo), se lo fa la Francia (come è giusto che sia, deve essere ben chiaro questo), se lo fa la Russia (come è giusto che sia, deve essere ben chiaro questo), se lo fa la Cina (come è giusto che sia, deve essere ben chiaro questo, l’ho scritto più volte così non pensa che io sia antiamericano o antisemita come, in un’altra situazione, ha scritto in questo suo blog un suo commentatore assai poco intelligente) per quale cavolo di ragione non può farlo l’Italia? O la Corea del Nord? I nordcoreani sono una razza inferiore?
    Cominciassero gli americani a non sabotare le economie di mezzo mondo ogni volta che nasce qualcuno che non vuole sottomettersi alle loro prepotenze e forse meno gente sentirà l’esigenza di armarsi.
    Gli americani hanno partecipato direttamente e indirettamente al 99% di tutte le guerre del mondo, hanno gettato la bomba atomica sul Giappone uccidendo centomila persone (più milioni di morti collaterali dovuti a cancro e malattie varie), hanno ucciso venti milioni di pellerossa.
    E ora la minaccia è la Corea del Nord perché si dota della bomba atomica? Ma scherza o fa sul serio?
    Cosa facciamo? Il processo alle intenzioni?
    Io mi sento molto più minacciato dagli americani che dai nordcoreani, detta come va detta.
    Anche perché sul nostro territorio, anche adesso che l’URSS non c’è più, abbiamo 115 basi NATO. Di cui alcune atomiche.
    Non vedo invece basi nordcoreane.

I commenti sono chiusi.