PERCHÉ PARECCHI FILM SONO NOCIVI

Che siano nocivi i film in cui ci sono scene di violenza eccessiva, in cui si glorifica il crimine o si insegna a violare la legge, non è necessario dimostrarlo. Invece ci sono film di cui nessuno direbbe che possano essere nocivi, e tuttavia già lo sono per il genere cui appartengono: i film storici, i film fantastici e i film di fantascienza.
Un uomo è orientato quando sa che cosa è verosimile e che cosa è inverosimile, che cosa è probabile e che cosa è improbabile. Soprattutto quando sa che non deve fidarsi di ciò che gli raccontano e deve valutare le fonti. Ebbene, al riguardo quei film sono proprio controindicati.
I film storici sono una scommessa impossibile. Devono corrispondere a sentimenti e situazioni che il pubblico può capire, per avere successo, ma purtroppo sentimenti e situazioni cambiano nel tempo. Per esempio il Cinquecento fu un’epoca violenta, priva di scrupoli e non raramente criminale. Per conseguenza, colui che si vorrebbe presentare come un eroe fu sì un eroe, ma anche un gran figlio di puttana, secondo gli standard attuali. E a questo punto il bivio è ineludibile. O si è fedeli alla storia, e il film disorienterà il pubblico e non piacerà, o la si adatta alla mentalità attuale e la storia è falsificata.
Nel mondo moderno l’amore ha un grande peso e al contrario in molte parti del mondo e in molte epoche, le donne non hanno avuto importanza. Se si fa del rapporto fra Cleopatra e Marcantonio una storia d’amore (e lo fu) e si trascura il contesto, non si capirà nulla. Per i romani, che qualcuno potesse rinunziare a Roma per una donna, e orientalizzarsi, era talmente inconcepibile che Marcantonio non era, come diremmo oggi, un precursore di Edoardo VIII, ma un traditore della patria. E non poteva che finir male.
Giulio Cesare è stato un uomo assolutamente eccezionale: un genio militare, un genio della letteratura e un genio della politica. Ma anche i congiurati che l’uccisero avevano buone ragioni che nessun film mai esporrà in modo convincente. Per tutti Cesare deve rimanere l’eroe senza macchia e senza paura, non il “dittatore a vita” che avrebbe potuto affossare le libertà repubblicane più di quanto non fece l’abile e prudente Ottaviano Augusto. Insomma, se si vede un film storico, poi bisogna precipitarsi a controllare tutti quegli avvenimenti su un buon libro di storia. Meglio se più d’uno.
Ancor più grave è il danno che possono fare i film fantastici. Abbiamo tanta difficoltà a digerire il fatto che se una persona cara muore non la rivedremo mai più, ed ecco i film fantastici ci presentano resurrezioni, velocità superiori alla luce, ritorni indietro nel tempo, profezie, apparizioni ed ogni sorta di miracolo, quasi alimentando le nostre più folli e inconfessate speranze. Già è diseducativo il “happy ending” per il quale, nei film, il protagonista ha una fortuna sfacciata, il più debole vince sul più forte e Cenerentola, invece d’invecchiare fra la sporcizia, diviene una regina. Il mondo dei film fantastici pone in dubbio tutte le certezze negative e semina illusioni a piene mani. Addirittura i soggettisti arrivano ad inserire, nella trama, qualcuno che delle cose inverosimili giustamente dubita, per poi dimostrare (nel film) che quelli che avevano creduto all’inverosimile e insomma al falso, avevano ragione e aveva torto la persona ragionevole.
Quanto a me, cerco sempre di mantenere vigile il senso critico, al punto che la mancanza di logica mi ha perfino avvelenato la fine dei “Fratelli Karamazov”. E Dio sa se Dostoëvskij è un artista. Ovviamente, per i film va anche peggio. Non appena sullo schermo avvengono cose inverosimili (scientificamente o logicamente) scatta in me un tale fastidio che a quel punto cambio canale o mi metto a leggere. Perché so che da quel momento, invece di divertirmi, annoterò mentalmente ogni “errore” e finirò con l’indignarmi. Anche i film d’azione sono insopportabili, quando esagerano: un uomo solo non vince contro un esercito; chi salta dal terzo piano schiatta, non si limita ad andar via zoppicando per qualche metro, e chi finisce all’ospedale non guarisce o quasi dopo mezz’ora, fino a strapparsi le bende e la flebo per correre a combattere contro i nemici. Una visita a qualunque ospedale smentisce questa leggenda.
Insomma si deve tollerare qualche inverosimiglianza, in nome del divertimento, ma molti film sono nocivi. Soprattutto lo sono per le menti più deboli e inesperte. Quelli che già sono disorientati, andando al cinema lo saranno anche di più. Fino a pagarla cara.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

29 aprile 2018

PERCHÉ PARECCHI FILM SONO NOCIVIultima modifica: 2018-04-29T15:55:14+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “PERCHÉ PARECCHI FILM SONO NOCIVI

  1. E’ che all’uomo piace maledettamente sentirsi raccontare “favole”, e che siano lontane dalla realtà (non siano cioè registrazione degli eventi mentre succedono, con i tempi e le connotazioni loro propri) ma che soprattutto siano “a sorpresa”, cioè inconsuete. E bisogna capirlo: la realtà è fatta di cose molto terra-terra: nutrirsi, defecare, ammalarsi, curarsi e farsi curare, difendersi da nemici di ogni ogni genere, obbligarsi a prendersi cura di altri perché così vuole la società, procurarsi un tetto sopra la testa. Sapendo fin da principio che comunque sottoterra finirà. Quindi qualunque “storia” gli si racconti, purché lo tiri fuori da questa ben misera realtà, sarà gradita; anche se parla di cose “bruttissime”, che lui si gode dall’esterno uscendone sempre vivo. Che si tratti della Resurrezione o della passione di Antonio o dei marziani o dei morti viventi, per questo bambinone va tutto bene.

  2. Non sarei cosi’ categorico. Sembra essere una peculiarita’ dell’ Homo Sapiens Sapiens. Dalle vestigia trovate, il nostro cugino Homo Sapiens Neanderthalensis, che ha avuto un successo storico maggiore del nostro, credo 100000 anni, non ha lasciato tombe, disegni o altri manufatti che testimoniassero una forma di capacita’ di astrazione. Gli studiosi ipotizzano una grande efficienza fisica e pricosomatica. Forte, con riflessi acuti, sociale come tutti i discenenti dei primati (parlo a chi crede nell’ evoluzionismo). capace di comunicare con i propri simini con simbologie appropriate al tempo, maneggiava il fuoco eppure: non dipingeva le areti delle caverne e probabilmente non indossava decorazioni, noin seppelliva i mori anzi se li mangiava, era molto pragmatico. Anche se si trattava di un congiunto o compagno di battute di caccia, una volta morto sapeva che sarebbe stato divorato dagli animali ed allora perche’ sprecare? Non credeva nelle favole. La peculiarita’ della nostra discendenza Sapiens e’ questa distinsione: Sepoltura con omaggio dei morti, prolungamento dell’ empatia verso la persona perduta e conservazione del suo valore, simbologia conseguente,….

    E’ normale, e direi anche auspicabile per noi “farci il viaggio di fantasia” e proprio per questo esistono le opere poetiche e letterarie sulle origini (bibbia, Prometeo e vaso di Pandora, …), cioe’ l’ uomo ha sempre avuto il bisogno di spiegare in qualche modo il perche’ di chio che vede. Favole inventate di fronte al fuoco per saziare la curiosita’ di bambini.

    Il patologico e’ l’ eccesso che e’ equiparabile al vizio, ma mitizzazione, l’ alienazione e l’ induzione di “falsi valori” (necessaria una definizione formale). Nella cristianita’ l’ eroe esemplare era tipicamente un santo martire di cui si raccontavano le gesta terrene, a volte di peccato e la forza e capacita’ di sacrificio provate per la sua “redenzione” (concetto relativo a …). Quadno ero bambino, l’ eroe era il cowboy ammazzasette che folgorava in un istante una moltitudine di nemici e vincente, come da mito americamo. Poi e’ divenuto il marines Rambo, ma sempre vincente, non un martire che vince morendo.

    Ora ci si deve chedere:

    1) quali sono i falsi valori e falsi miti?
    2) quale e’ il modello di rettitudine da seguire?

    Visto che siamo in una epoca di teoria della relativita’ qualsiasi risposta sara’ opinata e quindi una semplice analisi accademica sui valori veicolati tramite fionzione (prima dei films c’ erano Omero e tanti altri) non potra’ essere mai conclusiva.

  3. Ne dice, di cose lei.
    Ammesso (e non concesso, sul Neaderthal ne sappiamo troppo poco) che lei abbia ragione su tutta linea, mi piacerebbe sapere se l’uomo di Neaderthal era più o meno felice dell’Homo Sapiens.

  4. Beh! non volevo fare un discorso sui Neanderthal, ma su di specia di cui si ipotizza un pragmatismo puro senza fantasia (non lo sappiamo). Allo scopo potevo prendere un esempio fantasy Mr Spock e i vulcaniani. Lo scopo voleva essere esporre che la peculiarita’ della nostra specie e’ il produrre arte con la fantasia, con l’ osservazione speculativa della realta’. Inventarse le proprie ori es, da dove veniamo? perche’ e’ cosi’ difficile trovar cibo tutti i giorni? Risposta: una volta eravamo nell’ Eden e il cibo era ovunque, poi per vicende … ne siamo fuori.

    Tutto questo e’ splendido per me e non potrebbe non esserlo perche’ e’ requisito della mia specie. Naturalmente tutte le derive possono essere patologiche.

    Proprio ieri facevo un discorso a mio figlio troppo appassionato di console di gioco e gli ho esposto una definizione di vizio.

    “tutto puo’ essere un vizio, la ghiottoneria, l’ interesse per il sesso, il gioco ecc. ma come riconoscerlo? Quando diviene una ossessione! (ed ancora non vuol dire niente). Per concordare che un comportamento e’ un vizio e quindi patologico si deve partire da un modello comunemente accettato di virtu’ es. la socialita’. Se una passione ossessiva mi distoglie continuamente dagli affetti, dal rispettare gli altri, preoccuparmene, essere inadempiente alle responsabilita’, se sottrae buone energie alla socialita’ e’ vizio.”. Certo che si deve partire da una base di valori in comune altrimenti dire ad una persona puramente egoista di non godere della riduzione in schiavitu’ di altri al ricevere la risposta “perche non dovrei se mi piace?” non si avrebbero argomenti.

    La produzione fantasy (e videogames di console di gioco aggiungo io) possono essere deleteri come Lei dice, in mancanza di valori di riferimento che ci permettano di goderne con un appropriato spirito critico.

    A me a volte piace leggere la Bibbia pur non essendo credente e posso godermela, rimanerne affascinato.

  5. A quel che ne ho capito, pare che senza una mitologia sia difficile tenere insieme una societa’ oltre lo stadio tribale di pochi individui. E pare che le societa’ di milioni di individui facciano presto a fare piazza pulita di quelle tribali di pochi individui. Che poi i miti in questione siano di tipo scientifico o no, poco importa, anzi, in quanto miti, sono migliori quelli con valore arbitrario di verita’, non falsificabili.

    L’uomo e’ l’unico animale superiore che, grazie ai miti, riesce a raggiungere l’organizzazione delle societa’ degli insetti (di cui gli altri animali superiori non hanno alcun bisogno, proprio in quanto superiori, e se si fanno la guerra, se la fanno fra pochi individui).

    Le nostre civilta’ tecnologiche sono sempre piu’ simili a grandi termitai bene organizzati e chissa’, forse fra qualche decennio o secolo l’intero pianeta sara’ un unico grande e superorganizzato termitaio umano: ancora di piu’ di quanto lo sia adesso.

    Socrate non e’ stato fatto fuori per nulla, cosi’ come non e’ senza motivo che Nietsche ce l’aveva tanto a morte con lui e la sua ironia dissacratoria.

    Se i miti continuano a sussistere, nonostante l’opera di dissacrazione dei saggi, e se alla demolizione di alcuni se ne sostituiscono subito degli altri, ci sara’ un motivo…

  6. Non pensavo che questo tema meritasse tanta profuzione di argomenti. Ringrazioe G.P. per l’ occasione.

    Con troppa leggerezza prima ho argomentato sui cowboy ammazzasette e non vorrei, a questo punto, che ne apparisse una critica di natira non corretta.

    E’ vero che il modello di eroe di importazioen americana era diverso dal mio modello di eroe santo martire, ma allora l’ America raccontava se stessa ed i vecchi Western seguivano protocolli molto rigidi. Chiaramente nascondevano la vergogna dello sterminio dei nativi, ma in quei vecchi films vi erano delle strutture prese. Non ricordo dei titoli di esempio, ma in alcuni films il tema era la vendetta (uno con Steve Mc Queen e uno con Marlon Brando). Ebbene il fuml “doveva” terminare con la redenzione, o del protagonista o dell’ antagonista. Qundi Steve Mc Queen doveva rinunciare in ultimo ad ammazzade l’ ultimo degli antagonisti o Marlon doveva essere risparmiato dall’ antagonista. Poi e’ arrivata la cultura giapponese in cui Tarantino sguazza come un maiale nel fango, in cul la vendetta e’ da gustare tutta. Questo si’ che promuove il vizio nello spettatore e lo anima alla “giusta indignazione” e a darsi licenza di qualunque efferatezza in nome della sua presunta e presuntuosa nobilta’

    effetto sortito:la pignatta a forma di fascista appeso a Macerata??

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