LA POLITICA DELL’IRREALTA’

L’attuale situazione politica ha radici che conducono parecchio più lontano dalla cronaca. Immaginiamo un uomo che soffre da anni di una malattia. Il suo medico curante ha fatto tutto il possibile, senza risultati, e l’interessato alla fine cerca una soluzione diversa. Se è colto e razionale, chiede ad altri medici se esista una terapia differente. E se non ottiene nulla, ne deduce che la scienza non può aiutarlo.
Ma c’è chi, quando il medico non risolve il suo problema, non mette in dubbio la sua terapia, mette in dubbio la stessa scienza. Infatti, non cambia medico: si rivolge ai guaritori, ai maghi, ai rimedi miracolosi.
Questi comportamenti non dipendono da particolari della personalità, riguardano il nocciolo di ciò che una persona è. Chi ha una mentalità scientifica non riesce a prendere sul serio l’idea che si possa curare il cancro con la dieta o col bicarbonato. Neppure se è in punto di morte. Né può lasciarsi convincere da chi gli rivela che un certo prodotto esotico funziona eccome: perché sa che la medicina accetta qualunque rimedio, quando funziona. Anche quando non sa perché. Se dunque quella terapia non è inclusa nei testi di medicina, è semplicemente perché non funziona. Nella mentalità scientifica non c’è molto posto per il complottismo.
Chi invece è convinto che anche la scienza è opinabile; che “i medici in fondo non ne sanno molto più di noi” e che “nella realtà ci sono molti più misteri di quanto crediamo”, anche se è un chimico, un astronomo o un medico, è qualcuno che ha una notevole tendenza verso il sogno e la fantasia. Forse ha un’anima d’artista, certo non crede alla scienza.
Un intero popolo non può avere una mentalità scientifica. Le religioni risalgono alla preistoria, il metodo scientifico è nato nel Seicento. La mitologia greca era già meravigliosa e completa secoli prima di Cristo, mentre Anassagora fu condannato per avere affermato che il Sole non era un dio ma una pietra infocata. Tuttavia, fra i vari popoli esistono livelli diversi di informazione e di razionalità. Con un referendum, gli elettori svizzeri hanno rigettato l’ipotesi del reddito di cittadinanza, mentre in Italia il Movimento 5 Stelle ha avuto uno straordinario successo offrendo proprio quel beneficio.
In democrazia si prevale convincendo il popolo. E se il popolo ascolta il canto delle sirene, vince le elezioni chi canta meglio. Così si spiega da un lato la montagna di promesse mirabolanti e dall’altro la rancorosa, esasperata delusione nei confronti dei politici.
Il quadro sembra una descrizione del M5S, la cui sostanza si può dire sia astrazione, sogno, religione, fanatismo, infantilismo e mitologia. Ma dirne male corrisponderebbe a condannare il sintomo piuttosto che la malattia. Il “colpevole”, se proprio deve esserci un colpevole, non è il Movimento: è il corpo elettorale che lo premia. E che non si tratti soltanto di quel partito, è provato dal fatto che ha avuto successo la Lega, anch’essa prodiga di promesse mirabolanti, di soluzioni immaginifiche e irrealistiche, insomma pasti gratuiti per tutti. Del resto, anche i partiti meno irrazionali, come Forza Italia o il Partito Democratico, pur di non essere lasciati indietro, hanno scimmiottato gli stessi programmi fantasiosi ed hanno taciuto sulle tremende scadenze finanziarie che ci attendono.
È proprio questa insufficiente stima della razionalità e della realtà concreta che spiega anche l’attuale stallo politico. I partiti hanno atteggiamenti profetici e manichei – in fin dei conti religiosi – e non possono abbassarsi ad una discussione pacata con i rivali, in vista di un compromesso. Se tutto è andato male, fino ad oggi, è perché hanno comandato loro, i cattivi, ora ci siamo noi, i buoni, e non soltanto faremo miracoli ma li faremo senza lasciarci condizionare dai cattivi. Nessun contatto con loro, dunque, nessuna alleanza. Se proprio dovessimo arrivare ad un accordo lo chiameremo “contratto”, per sottolineare che non ci fidiamo.
Il fatto è che la stramaledizione dell’avversario è stata lo strumento della vittoria e quella stramaledizione non la si può rinnegare dopo la vittoria. Così si arriva alle chiusure totali. Il Movimento, dopo avere proclamato con gran rinforzo di fanfare di avere vinto le elezioni, ha seguito la propria natura di “inassimilabile”, ha sputato fiele e disprezzo sugli altri, è arrivato alla solitudine, all’impotenza, ed ora schiuma di rabbia constatando di non aver vinto niente. È stato capace soltanto di dare il cattivo esempio e di rendere ingovernabile il Paese.
Con gli atteggiamenti fanatici, con i veti, con gli anatemi in democrazia non si va lontano. Ma, si sa, questo regime è poco adatto ai popoli emotivi e poco informati.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
4 maggio 2018

LA POLITICA DELL’IRREALTA’ultima modifica: 2018-05-05T09:17:24+02:00da gianni.pardo
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