THE DAY AFTER

Il “principio di Murphy” insegna che tutto ciò che può andare storto una volta o l’altra lo farà. Dunque non bisogna avere paura delle ipotesi, per quanto possano essere brutte. Perché è sempre bene prepararsi anche al peggio.
Per ciò che potrebbe avvenire in Europa l’ipotesi più sgradevole – ma purtroppo non irrealistica – è che, se le cose si mettessero veramente male, si potrebbe annullare il trattato di Schengen (cioè la libera circolazione all’interno dell’Unione), decretare la fine dell’euro e della stessa Unione Europea. Il fenomeno, date le premesse, non sarebbe stupefacente.
Tanti anni fa, l’immenso dolore provocato da una guerra fratricida fece nascere l’ideale di una Europa unita e pacifica. Si era disposti ad arrivarci a piccoli passi, ma in realtà, dopo molti decenni, si è visto che l’unificazione politica è impossibile. Anzi la stessa introduzione dell’euro – che nelle intenzioni dei governanti avrebbe dovuto pressoché costringere gli Stati a unirsi anche politicamente – di fatto è stato un accelerante della disgregazione.
L’ipotesi della fine dell’Unione è dunque da prendere in considerazione, soprattutto pensando che, se tutto avvenisse con gradualità e consensualmente, forse i guasti potrebbero essere sopportabili. Invece si rimane attaccati all’ideale e dunque sembra che, se ad un esito del genere si arriverà, sarà per via traumatica.
Una delle micce che potrebbero far scoppiare la bomba sarebbe proprio l’Italia. Il fallimento di uno Stato economicamente enorme potrebbe provocare d’un sol colpo sia la dissoluzione dell’Unione sia la fine dell’euro. Né sarebbe da escludere, finanziariamente, un effetto domino, dal momento che non siamo certo gli unici ad essere pesantemente indebitati. Pesantemente indebitati, salvo eccezioni, sono quasi tutti i Paesi del mondo, dai più piccoli al Giappone e agli Stati Uniti.
E tuttavia la Terra continuerà a girare: sicché bisognerà pure farsi un’idea del “dopo”. Immaginiamo un uomo che non riesca a smettere di fumare. Se gli si vuol bene, si potrà sperare che, malgrado le previsioni, quel cancro non si manifesti mai. Ma qual è la “second best option, la seconda scelta? Ovviamente che il cancro si scopra in tempo per curarlo, e che quella persona, avendo smesso di fumare, campi fino a novant’anni.
Nello stesso modo, nel nostro Paese si sono create situazioni che richiederebbero una soluzione, prima che scoppino. E tuttavia nessuno riesce a disinnescarle. Per esempio il rischio del default come conseguenza di una crisi di fiducia delle Borse. E questo pur sapendo che, una volta che quel pericolo si realizzasse, nessuno poi avrebbe la forza di salvarci, pure volendolo. L’Italia non è la Grecia. I competenti sono avvertiti di tutto ciò, ma i nostri governi non sono mai riusciti ad invertire la rotta. Non solo il debito oggi ammonta a 2.300 miliardi di euro, ma l’attuale maggioranza sogna di sforare, con i bilanci, aumentandolo notevolmente. Si parla di cento e più miliardi. Che dobbiamo dire? Non ci rimangono che le preghiere e gli scongiuri, per quello che valgono.
E allora facciamo coraggiosamente l’ipotesi che, anche come conseguenza dell’avventurismo “legastellato”, salti tutto. Le conseguenze negative sarebbero tali e tante che è meglio non enumerarle, per non riscrivere l’Apocalisse. Piuttosto “pensiamo positivo”, come dicono quelli che parlano in italiano e fanno finta di pensare in inglese. Mentre un uomo può morire di cancro, la geografia non cambia e in futuro ci sarà comunque l’Italia. Che cosa avverrà, dopo la catastrofe? Ovviamente ci sarà una ripartenza, come dopo le più devastanti guerre del passato. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà, certo si volterà pagina. E la grande domanda, mentre si risale dolorosamente la china, sarebbe: che cosa ha imparato l’Italia?
A non contrarre debiti, certamente. La lezione sarebbe troppo recente, per dimenticarla. Così come la Germania, dopo Weimar, imparò a guardarsi dall’inflazione, forse noi impareremmo anche a guardarci dalla demagogia, dal populismo e da certa mentalità idealistica, caratteristica della sinistra. Ma quanto tempo durerà, l’effetto di questa esperienza? Quanto tempo ci metteranno, gli italiani, a ritrovare la loro mentalità di inguaribili sognatori, fino a ficcarsi di nuovo nei guai? Il tempo darà queste risposte quando in molti non ci saremo più.
Per quanto riguarda l’intera Europa, si può solo sperare che avrà imparato il senso di quel bel proverbio siciliano per il quale: “l’acqua della cisterna va risparmiata quando la cisterna è piena, ché quando è vuota si risparmia da sé”. Cioè: è quando tutto va bene, che bisogna fare il possibile perché non vada male. Per esempio riformando le istituzioni europee, e al limite facendo una totale marcia indietro. Perché se si permette che tutto vada a rotoli, poi ci penserà la realtà a presentarci il conto.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
24 giugno 2018

THE DAY AFTERultima modifica: 2018-06-24T07:59:33+02:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “THE DAY AFTER

  1. “In realtà (…) si è visto che l’unificazione politica è impossibile”

    L’unificazione politica (gli Stati Uniti d’Europa, proposti ad es. dal saggio Cattaneo già a metà Ottocento) è impossibile se/fintantoché “là dove si puote ciò che si vuole” NON la si vuole veramente e NON si devolvono crescenti quote delle mitiche ‘sovranità nazionali’ agli Organi comunitari (en passant, proprio tutto ciò che in particolare i numerosi e rumorosi demagoghi ‘sovranisti’ odierni vedono come il fumo negli occhi)…

  2. Credo sia fondamentalmente una questione d’interessi. I tedeschi hanno avuto modo di pentirsi o quasi della riunificazione tedesca, visto quanto gli è costata, parlando di marchi, non di idee. Ora come si potrebbe immaginare che si fondano con gli italiani indebitati fino al collo, con Cipro, con Malta e via dicendo?
    L’errore è nel manico. Forse, o quella riunificazione si aveva il coraggio di farla al tempo del Trattato di Roma, o sarebbe stato meglio non parlarne più.
    Con la demagogia e le belle parole non si arriva a niente.

  3. Averlo saputo prima Conte avrebbe potuto farsi sostituire da Salvini che è vicepremier 🙂 . L’altro vice, Di Maio Luigi da Pomigliano, sarebbe rimasto a casa a flagellare il congiuntivo : ” Ho sempre detto che noi volessimo….

    P.S.: A dire il vero non potrei permettermi di fare dell’ironia sull’italiano del campano. Però il pentastellato è arrivato a ” correggere ” un twuitter tre volte persistendo nell’errore :

    Prima versione : Se c’é rischio che soggetti spiano massime Istituzioni dello Stato…..
    Seconda versione : Se c’è rischio che massime Istituzioni dello Stato venissero spiate…..
    Terza versione : Se c’è il rischio che due soggetti spiassero le massime Istituzioni dello Stato …..

    https://www.google.com.br/search?q=di+maio+congiuntivo+news&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=CBqxJBMrJgONFM%253A%252CSTsELiehtHTfwM%252C_&usg=__sSIc9B1k8BI8xVRjK_VdcxpgUaM%3D&sa=X&ved=0ahUKEwiHyfr_xezbAhVJDpAKHSKSB3oQ9QEIlQEwEA#imgdii=j3hl5cpcCY4oTM:&imgrc=CBqxJBMrJgONFM:

  4. Un millisecondo dopo la “palingenetica” disintegrazione (drammaticamente ma ragionevolmente preconizzata nell’Art.lo di partenza) di quel poco di U.E. faticosamente costruita in tutti questi ultimi anni, sarà amaramente interessante e tardivamente istruttivo osservare gli ormai trionfanti leaders sovranisti nazionali prendersi reciprocamente a pesci in faccia (e in prospettiva molto peggio), ad es. “palleggiandosi” vicendevolmente rilevanti quote di immigrati afro-asiatici nel frattempo giunti sul territorio continentale e imponendo sempre più onerosi vincoli di matrice orgogliosamente “autarchica” ai reciproci scambi commerciali.
    In estrema sintesi: chi di sovranismo ferisce, di sovranismo perisce…

  5. Il sovranismo sarà sbagliato, ma se gli Stati non desiderano né fondersi né essere governati dall’esterno, che cosa facciamo?
    Io sarei sempre per Stati indipendenti e sovrani (anche per togliere a tutti la scusa, quando le cose vanno male, che il torto è di un altro, nel nostro caso l'”Europa”), inseriti in un’area di libero scambio, perché questa migliora l’economia di tutti.
    Ma un amico mi ha sussurrato il sospetto che gli Stati europei non si atterranno a questo mio benevolo suggerimento. Peggio per loro.

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