IL PUNTO DI VISTA DEL LUPO

Se si vogliono capire molte cose, bisogna essere capaci di cambiare punto di vista. Se un uomo vuole capire le donne non deve tanto pensare a portarsele a letto, quanto a chiedersi: “Come la penserei, se fossi una donna?” Ovviamente, l’uomo rozzo ride a questa idea. Per lui l’ipotesi è perfino offensiva. Quasi l’avessero invitato a chiedersi: “Come la penserei, se fossi un cretino?” E non sa che nel suo caso la cosa gli riuscirebbe facilmente.
Lo sforzo di mettersi nei panni degli altri è una chiave preziosa, per comprenderli. Ed anche per capire fino a che punto bisogna spingere l’identificazione. Hannah Arendt, politologa ebrea, seguì in Israele il processo a Adolf Eichmann, e non cercò soltanto di condannare l’orrore della Shoah, ma anche di capire l’atteggiamento soggettivo dei colpevoli. E nel libro “La banalità del male” spiegò che gli uomini sono capaci dei peggiori delitti quando li commettono insieme con molti altri. Fino a farne una routine. Fino a considerarli “normali”. E dunque un po’ tutti, seguendo gli altri, saremmo capaci delle peggiori nefandezze. La lezione è che, per evitare il peggio, dobbiamo preservare ad ogni costo la nostra indipendenza di giudizio.
La teoria della Arendt è valida anche a più vasto raggio. Da giovane mi sono chiesto come potessero i becchini esercitare il loro mestiere. Non soltanto scavare fosse e sotterrare cadaveri, ma anche dissotterrarli, aprire le casse, tirare fuori corpi smagriti e mummificati, e pulirli e maneggiarli. Infatti avevo assistito ad una di queste operazioni. Ma già, ognuno sceglie il suo mestiere in seguito ad una serie di casi. E poi ci fa l’abitudine.
Queste considerazioni si allargano ulteriormente pensando all’enorme influenza esercitata sul singolo dall’epoca in cui vive. Oggi è veramente difficile trovare qualcuno che creda nelle streghe, nel Seicento sarebbe stato difficile trovare uno che non ci credesse. E sia l’uno sia l’altro troverebbero la propria convinzione tanto “assolutamente naturale”, tanto ovvia e scontata, da meravigliarsi della domanda.
Per l’indipendenza del giudizio bisogna essere capaci di pensare “fuori dalla scatola”. E per questo mi metterò nei panni di un lupo. Questo canide, essendo un animale sociale, comprende perfettamente che la solidarietà, nella caccia, è essenziale per il successo. Soprattutto quando si tratta di attaccare animali di notevoli dimensioni, come i cervi. Per lui dunque la collaborazione con i congeneri, l’obbedienza al capo, la stratificazione sociale, la capacità di sacrificarsi per gli altri, sono cose comprensibilissime. Ché anzi gli viene da ridere quando vede gli uomini ammantare tutto ciò di virtù, di dovere morale, di senso civico. Il punto di vista del lupo è che gli esseri umani, per necessità, fanno anche loro la cosa giusta, ma credono di farla per il motivo sbagliato. Il motivo vero è l’interesse.
Mille film ci hanno raccontato che nell’esercito americano c’è un principio indefettibile: non abbandonare mai un commilitone in pericolo. Sembra amicizia ed eroismo, ed è invece la promessa, per ciascuno dei soccorritori, che al bisogno gli altri farebbero la stessa cosa per lui.
Il lupo però non comprende la condanna dell’egoismo. Prima che ipocrita gli sembra assurda. Non soltanto perché tutti gli uomini sono egoisti come lui, ma perché l’egoismo va condannato quando è eccessivo, quando danneggia chi lo pratica o, seriamente, la specie. Quello normale è indice di salute mentale. Se infine si tratta di mangiare per sopravvivere, se c’è scarsità e qualcuno rischia di morire di fame, il principio di tutti diviene: “Meglio tu che io”. Gli uomini sazi ovviamente lo negano, quelli affamati lo applicano.
Ciò che comunque stupirebbe di più il lupo è la misura in cui gli uomini hanno perso di vista la “naturalità”. A forza di essere immerso in una società organizzata – estremamente benevola ed estremamente facile – l’individuo vive in una realtà immaginaria. I ragazzi che non vogliono né studiare né lavorare non sono mostri, sono figli della loro epoca. Avere da mangiare e un tetto sulla testa non sono più cose collegate al fatto di essersi procurato il cibo e il tetto. E allora perché dovrebbero strapazzarsi, i ragazzi? Gli stessi adulti non pensano forse di avere un diritto al sussidio di disoccupazione?
La società umana è divenuta talmente protettiva che si è perduto il senso di responsabilità. L’individuo è pronto a commettere le più stupide imprudenze ché tanto, a proteggerlo, dovrebbero pensarci gli altri. E poi i giudici gli danno ragione. L’uomo moderno non si rende conto di vivere in un mondo artificiale. L’eccesso di protezione lo rende infantile e lui si limita a giocare all’adulto, senza esserlo.
Io, penserà il lupo, sono soltanto l’animale delta, nel mio branco. Dunque devo rispettare alfa, beta e gamma. Ma sono un adulto. Questi uomini invece mi sembrano tutti dei cuccioli. Se un giorno dovessi divenire l’animale alfa del mio gruppo, non assocerei nessuno di loro alla battuta di caccia. Sarebbe di peso.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
29 agosto 2018
Invito gli amici ad usare come indirizzo giannipardo1@gmail.com. Grazie.

P.S. Queste considerazioni valgono anche per l’attuale momento politico. Luigi Di Maio sembra un ragazzino che si sia impadronito della Maserati di papà. Ha sentito dire che per guidare ci vuole la patente e che si tratta di una macchina che richiede un conducente esperto, ma lui, anche se non ha la patente, vuole giocare. È convinto che ai piccoli non possa capitare nulla di male e che se combina guai sarà perdonato. Lo è sempre stato, perché non questa volta? Dicono che si possono allarmare i mercati? Si sa, i vecchi sono paurosi, basta non tenere conto della loro opinione. Dicono che non possiamo fare debiti? Noi li facciamo e poi qualcun altro pagherà. Diversamente ci staremmo ancora occupando dei debiti degli imperatori romani. Il modo giusto per superare gli ostacoli è volere realmente le cose. Insomma farle e basta, checché dicano i cosiddetti esperti. Io sono il tipo che realizza le promesse fatte. Se qualcosa si sarà rotto, in questa occasione, dopo penseremo a metterci rimedio, ma intanto agiamo. Ed anzi, prima ancora di agire, spariamo tutte le parole che ci capita di pensare, perché anche questa libertà ci è mancata. La libertà di dire cose che poi si rivelano assurde. Ma non è forse questo essere giovani? Non è forse questo che vogliono i milioni di italiani dal cuore giovane che hanno votato per il mio partito, per Beppe Grillo, per me?
Chiuderò come Jacques Prévert concluse la poesia: “Déjeuner du matin”: “Ed io mi son preso la testa fra le mani e ho pianto”.
G.P.

IL PUNTO DI VISTA DEL LUPOultima modifica: 2018-08-30T07:59:54+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL PUNTO DI VISTA DEL LUPO

  1. Claudio Borghi A. @borghi_claudi2 ore fa

    Ma chi pensa che LO SPREAAAAD ci faccia perdere voti sanno che i risparmiatori italiani hanno solo 100 miliardi di titoli di stato che spesso tengono a scadenza quindi nessuno perde nulla mentre hanno 5000 miliardi di case cui l’imu Monti ha fatto perdere il 20% del valore?

    “Ma chi pensa…………..sanno che…” Borghi insegna all’Università economia aziendale, ma non conosce l’italiano più elementare.

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