ALTRO È PARLAR DI MORTE, ALTRO È MORIRE

Quando ancora c’erano i comunisti duri e puri – cioè fanatici – circolava questa barzelletta. In una regione del profondo Sud, Giacomino desiderava tanto la tessera del partito comunista, ma era considerato troppo rozzo per avere quell’onore. Visto che però insisteva, gli proposero un esame, per guadagnarsi quell’iscrizione. Gli chiesero dunque che avrebbe fatto, se avesse avuto molto denaro e Giacomino rispose che l’avrebbe offerto al partito, per la causa della rivoluzione proletaria. Ottimo. Gli chiesero che cosa avrebbe fatto se avesse avuto un’automobile e lui rispose che avrebbe offerto anche quella. Applausi. E se avesse avuto una bicicletta? “Ah no!, esclamò Giacomino. Io una bicicletta ce l’ho veramente!”
Per anni questa barzelletta è stata usata contro l’idealismo senza spese di sinistra, ma forse potrebbe avere un uso più vasto. Tra dire “Se vincessi alla lotteria darei metà della somma ai poveri”, mentre non si è vinto nulla, e farlo quando si è in possesso di una grossa somma, c’è tanta differenza quanta ce n’era per Giacomino tra dare l’automobile che non aveva e la bicicletta che aveva. E infatti troppa gente è estremamente moralista e severa quando deve giudicare i terzi, e altrettanto comprensiva e perdonista quando si tratta di sé, “Che c’entra, il mio caso è diverso”. Mentre spesso non lo è affatto.
Ma questo limite è pressoché invalicabile. Esso dipende dalla vivezza della rappresentazione mentale. Come suona il detto: “Altro è parlar di morte, altro è morire”. E tuttavia da questa differenza possono discendere conseguenze drammatiche. Una volta parlavo con uno scapestrato collega che stava “frequentando” un’alunna, col rischio che una volta o l’altra ci andasse a letto, ed io cercavo di fargli presente i rischi che correva. E lui mi rispose: “Ma in certi momenti, come fai a resistere?” Ed io gli replicai: “Hai ragione. Ma se nel momento in cui stai per congiungerti a lei qualcuno ti dicesse che ha l’Aids?” “Ah, certo”, rispose lui. Sicché conclusi: “Ciò significa che la tua salute ti preme più della morale e della tua carriera di professore”.
A tutto questo penso mentre Bruxelles dichiara di aver dato l’avvio alla procedura d’infrazione per eccesso di debito, che partirà oggi. Gli italiani, salvo qualche editorialista, sono assolutamente tranquilli. Tutti sappiamo di dover temere la salmonella, gli ingorghi dell’ “esodo” estivo e i danni di una grande alluvione, ma chi ha mai sofferto di una procedura d’infrazione? E per questo nessuno se ne preoccupa più del giusto, soprattutto oggi che splende il sole, almeno qui, e probabilmente splenderà anche domani.
Purtroppo, i danni di qualcosa non dipendono da quanto la temiamo, quella cosa, ma da quanto sia nociva. Potremmo temere eccessivamente un danno che magari è inesistente (gli ogm, l’olio di palma, l’elettrosmog) e non curarci di qualcosa che potrebbe colpirci crudelmente dal punto di vista economico. Ma non c’è niente da fare. “Ignoti nulla cupido”, dicevano i romani. Ma il detto si potrebbe aggiornare cambiandolo in: “Ignoti nulla formido”, nessuna paura.
Dunque è inutile continuare a scrivere della procedura d’infrazione. Si secca il prossimo parlando di nulla. Di una tale procedura hanno paura soltanto gli economisti, perché sanno di che si tratta. Come delle infezioni hanno paura i medici, e delle accuse, perfino infondate, hanno paura soprattutto i magistrati e i penalisti.
Ciò non toglie che, se lo stesso atteggiamento ce l’hanno i governanti, che stanno alla conduzione del Paese come i medici stanno alle malattie, la cosa non è più perdonabile. È lecito essere imbecilli a titolo privato, se poi si paga di persona per le sciocchezze dette o fatte. Quando Salvini, a chi gli parla dei mercati che fanno aumentare lo spread o non comprano i nostri titoli di Stato, risponde: “I mercati se ne faranno una ragione” meriterebbe di essere mandato a letto senza cena. Quella è una delle frasi più stupide, arroganti e demenziali che uomo abbia mai pronunciato. È come se qualcuno, avvertito che prendere il mare con una barchetta di tre metri mentre è annunciato un uragano è da incoscienti, rispondesse: “Che l’uragano si rassegni. Io voglio andare a pescare con la lenza e andrò a pescare”. Questa non è disinvoltura, questo non è volontarismo, questa è idiozia. E l’unica speranza è che chi dice questo sia in malafede. A volte un urugano si può anche chiamare “Unione Europea”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
21 novembre 2018

ALTRO È PARLAR DI MORTE, ALTRO È MORIREultima modifica: 2018-11-21T12:11:26+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “ALTRO È PARLAR DI MORTE, ALTRO È MORIRE

  1. Questo commento è abbastanza insensato.
    Un po’ come la logica dell’AIDS per l’insegnante con l’alunna.

    La “procedura di infrazione” dipende dal fatto che la condanna è stata emessa a priori, un po’ come quelle aziende che ti fanno firmare le dimissioni preventive, in bianco, cosi da poterti sbattere fuori senza dovere trovare una scusa plausibile. Ecco, l’Italia ha incaricato i suoi boia di firmare una condanna a morte in bianco tanti anni fa, sotto forma di “n” trattati e convenzioni di cui nessuno ha mai sentito parlare. Per prova, chiedere alla gente in fila alle Poste cosa c’è scritto nel trattato di Lisbona e che interesse avevano loro nel sottoscriverlo. Idem per la faccenda dell’Euro, che non ha nessuna funzione economica, è stato inventato come strumento di coercizione per obbligare gli Europei a cancellare gli Stati nazionali in favore di una fantomatica “Unione” di cui nessuno ha mai domandato circa perimetro e sostanza, se sarebbe stata un parco giochi o un campo di concentramento.

    Riguardo le frattaglie tecnico-burocratiche, il fatto è che l’Unione Europea non esiste senza l’Italia. Se la situazione fosse reale e seria invece di una commedia ad uso popolare, le “sanzioni” porterebbero più o meno allo stesso punto a cui arrivarono quelle della Società delle Nazioni ai primi del Novecento. Per fortuna oppure no, come ho detto abbiamo dato via il culo qualche generazione fa e ci abbiamo preso gusto, quindi finirà in un ennesimo dare-e-avere di cui non sapremo mai i reali contenuti.

  2. Questo processo alle intenzioni avrebbe potuto avere un senso ( minimo in realtà ) se a priori si fossero presentati dei conti che superassero il 3%.
    Però così non è stato…si è detto esplicitamente che si sarebbe fatto il 2 e fischia per cento.
    Quindi la procedura non può stare logicamente in piedi.
    Il delitto non è stato compiuto !
    Anzi ; non starebbe in piedi neppure se dichiarato apertamente lo sforamento.
    Solo a posteriori è possibile una procedura d’infrazione.
    Meraviglia che un’istituzione che vorrebbe dimostrarsi migliore delle altre si vada a cacciare in queste strettezze logiche.
    Saluto

  3. “I mercati se ne faranno una ragione”
    Francamente mi sembra molto più probabile che se ne farà una ragione l’attuale UE (mostro di carta purtroppo tutt’altro che autenticamente federale e agitato ad arte dai Sovranisti) piuttosto che i Mercati (ben più concreti, in fin dei conti difensori dei propri legittimi interessi e spesso formati da piccoli-medi risparmiatori italiani, europei e di oltreoceano: insomma, buona parte del mitico Popolo)… Saluti

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