IL MALATO CHE NON PROVA A GUARIRE

IL MALATO CHE NON PROVA A GUARIRE
Roma è sommersa dai rifiuti. Ed anche da un degrado generalizzato che investe quasi tutti gli aspetti della vita associata. Lo sanno i romani, lo dicono i giornali italiani e lo scrivono perfino quelli stranieri, a cominciare dal New York Times. Di fronte ad un simile sfacelo, è naturale che si cerchi un colpevole da additare all’indignazione della nazione. Ovviamente si pensa alla sindaca Virginia Raggi ma è veramente lei la responsabile? Certo è colpevole di essersi dichiarata capace di risolvere i problemi della capitale: ma mentre le si possono addebitare le sbruffonate, siamo sicuri che sia all’origine della crisi dei rifiuti, della viabilità e dei trasporti ?
Conosco i fatti soltanto per quello che ne dicono i media, ma penso che un problema non si risolve soltanto individuando un capro espiatorio. In particolare, quando un disastro è immenso e persistente, è molto difficile che le responsabilità siano di una sola persona. È più probabile che le cause siano endemiche e di ambito nazionale.
Noi italiani abbiamo un mare di difetti. Siamo pressapochisti, menefreghisti, incuranti, egoisti, e infine né la morale né il civismo rischiano di soffocarci. In un mondo così ci si aspetterebbe una sorta di universale tolleranza. “Vedo che fai male il tuo dovere, ma poiché anch’io faccio male il mio, ti perdono”. E chi si indigna per la corruzione dovrebbe ricordarsi che recentemente ha raccomandato suo figlio, perché temeva che lo bocciassero. E con ciò stesso ha promesso a quel professore, di ricambiare il favore, cioè di mancare a sua volta ai doveri d’ufficio. Se ognuno riconoscesse di essere peccatore, l’Italia dovrebbe essere la Mecca del perdono universale.
In realtà, le cose vanno all’opposto. Da noi imperano il moralismo e l’intolleranza. L’impiegato comunale che ha timbrato il cartellino, ed ha abbandonato il posto di lavoro, si arrabbia con l’autobus che non passa o con la spazzatura che ingombra il marciapiede. E non si rende conto che sta chiedendo all’autista dell’autobus e al servizio di nettezza urbana di essere migliori di lui. Si direbbe che tutti si lamentino, e pressoché tutti siano colpevoli.
E c’è di peggio. Non soltanto un po’ tutti vorrebbero che gli altri fossero migliori di loro, ma persino i peggiori cittadini non chiedono prestazioni normali, un’onestà accettabile e un livello di lavoro medio: al contrario nessuno si accontenta di meno della perfezione. A nessun medico si perdona una diagnosi sbagliata, nemmeno inella bolgia di un pronto soccorso congestionato, come se i sanitari avessero il dovere di essere infallibili mentre tutti gli altri sono campioni di approssimazione e menefreghismo. Mentre viviamo male, chiediamo di vivere come forse non si vive nemmeno nelle nazioni meglio amministrate del mondo.
Il nostro irrealismo tocca vette drammatiche. In un mondo in cui quasi nessuno ha rispetto delle leggi, tutti credono scioccamente di risolvere i problemi con nuove norme o inasprendo le pene previste. dimenticando è più efficace una legge mite ma sempre applicata, di una legge draconiana, applicata saltuariamente e quasi a caso, magari infierendo su un singolo malcapitato. Neanche Ercole potrebbe mettere rimedio a una situazione del genere.
Il perfezionismo a spese dei terzi giunge a livelli mitologici. Da un lato siamo costretti a convivere con la spazzatura, dall’altro poi non vorremmo una discarica nemmeno a venti chilometri. Siamo contro gli inceneritori, perché fanno fumo e puzzano; siamo contro i termovalorizzatori che non inquinano e forse si ripagano da sé, ma è sicuro che non provochino guai? Dite che li hanno anche a Copenhagen, praticamente in città? E che vuol dire? Forse i danesi sono imprudenti.
E così siamo arrivati a spedire la spazzatura in Germania, dove si fanno pagare per accettarla e la usano per alimentare i termovalorizzatori, guadagnandoci. E poi ci stupiamo che siamo in crisi economica?
Ecco la sintesi. Il Paese soffre di atteggiamenti contraddittori. Abbiamo un insufficiente senso del dovere, servizi pubblici pietosi, una Pubblica Amministrazione deplorevole, un’amministrazione della giustizia catalettica, e invece di lottare efficacemente contro questo andazzo, o rassegnarci, ce ne meravigliamo e ce ne scandalizziamo, come se fosse la cosa più imprevista del mondo. Roma è sporca a causa della sindaca Raggi, non dell’organzzazione comunale e dei tre milioni e passa di romani. Quella giovane avvocata è la sindaca irragionevole della capitale irragionevole di una nazione irragionevole. Una nazione che vagheggia un reddito gratuito che non potrà mai avere e nel frattempo rifiuta i vaccini che lo Stato offre anche gratis. Ma già, chi l’ha detto che quei vaccini non fanno male? E perché i medici dovrebbero saperla più lunga di Beppe Grillo?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
4 gennaio 2019

IL MALATO CHE NON PROVA A GUARIREultima modifica: 2019-01-04T10:40:39+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “IL MALATO CHE NON PROVA A GUARIRE

  1. Se Cristo scendesse dalla croce e provasse a governare città come Roma o Napoli, dopo non molto,sconsolato, ritornerebbe sui suoi passi.

  2. Ma no, ma no, Pardo, è Lei che è “limitato” e non riesce ad immaginare la soluzione principe. L’immondizia è del popolo e pertanto deve essere il popolo a decidere cosa farne. Quindi, facciamo un bel sondaggio/referendum, proponendo almeno una decina di soluzioni, che vadano per esempio da “costruiamo un termovalorizzatore” a “ce la teniamo in casa e ci facciamo giocare i bambini” passando per “la trasportiamo noi in auto nelle strade di un altro Comune”. La due soluzioni che ottengono più voti passano a un secondo turno e quella che vince…vince. Democraticamente. Secondo i desideri del popolo.

  3. Prof.della serie “attacche ò ciuccio addò dice o padrone” questo Paese è così, irresponsabile.Se io e Lei ci candidassimo a qualcosa probabilmente non prenderemmo nemmeno il voto delle nostre mogli. Citando il Suo articolo u.s. quel mestiere l’ho fatto, per 40 anni, al di là dei modi grossolani erano brave persone(almeno la maggior parte), consci del loro deficit culturale sopperivano con una arguzia senza pari. Questi sono onniscienti, eppure non si và da nessuna parte.Saluti Ciro

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