LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELL’IMMIGRAZIONE

C’è qualcosa di profondamente fastidioso, forse addirittura di irritante, in tutto questo parlare che si fa di immigrazione, del dovere dell’accoglienza, del limite all’arrivo degli stranieri, dell’indifferenza alle sofferenze altrui, della difesa della nazione e di tutti gli argomenti che le opposte demagogie riescono a scovare. L’insofferenza nasce dalla coscienza che il problema è insolubile, in quanto per molti è semplicemente emotivo. A questo punto, è inutile discutere. Che vinca il più forte. Oppure – siamo in democrazia – che vinca la maggioranza.
Immaginiamo due villini adiacenti. In uno vive una famiglia che adora i cani, nell’altro vive una famiglia che non sopporta il loro abbaiare. C’è modo di metterli d’accordo? Sicuramente no. Perché chi ama i cani può facilmente sopportare il loro chiasso, o addirittura apprezzarlo, mentre chi non li ama, e non sopporta il livello sonoro e la qualità estetica delle loro esibizioni canore, riesce ad avere pulsioni cinocidiarie. Anche perché si possono chiudere gli occhi, ma non si possono chiudere le orecchie. Avrebbe senso una discussione delle due famiglie? No. E il perché è presto detto: non si tratta di diverse opinioni “razionali” – tali cioè da poter essere dimostrate valide o invalide – ma di atteggiamenti “affettivi”. E al cuore non si comanda. Infatti la giurisprudenza riguardante i cani è sterminata. Probabilmente perché anche i magistrati si dividono in “canisti” e “anti-canisti”.
Lo stesso per quanto riguarda l’immigrazione. Contro questo flusso si possono scrivere pagine e pagine, ricordando che i musulmani si rivelano in maggioranza inassimilabili, anche dopo generazioni. Che nel Paese non c’è lavoro per gli autoctoni, figurarsi per chi arriva, non ha un mestiere e non parla nemmeno la nostra lingua. Che accogliendo immigrati in queste condizioni li si condanna alla miseria, allo sfruttamento, alla prostituzione. Ed anche dimostrando come i cittadini più ostili agli immigrati siano i più poveri, quelli che abitano nei quartieri in cui vanno ad installarsi i nuovi arrivati. Mentre spesso sono a favore quelli che li vedono in televisione o, al massimo, attraverso il parabrezza, quando gli propongono di pulirlo.
Ma, dopo avere esposto questa caterva di motivi, si sbatte contro colui che dice: “Ma a me fanno pena. Ma sono persone che hanno bisogno. Ma intanto accogliamo questi ultimi (come se non fossero in programma i prossimi). E comunque, se sostenete che bisogna fermarli, non avete cuore”. Inutile ribattere. Perché certo non cambieranno opinione solo perché non sanno che cosa rispondere. Del resto non sentono il bisogno di nessun argomento a loro favore e non si arrendono neanche di fronte alla più semplice domanda: : “Ma se dall’Africa volessero venire da noi in venti milioni, direste ancora di sì?” E infatti in casi del genere rispondono: “Intanto qui non sono venti milioni, ma centocinquanta disperati. E poi una soluzione si troverebbe”. Inutile chiedere quale soluzione “Si troverebbe” per venti milioni, noi che non l’abbiamo trovata per uno solo.
I brandelli di argomenti sopra riportati privilegiano quelli contro l’immigrazione, e ciò avviene perché “contro” ci sono molti argomenti razionali, e “pro” c’è soltanto un sentimento, che non ha bisogno di dimostrazioni. La sua unica molla, se non è il pregiudizio, è la pietà. Non è come l’America dell’Ottocento che aveva bisogno di immigrati per popolare l’immenso continente nordamericano. Il sentimento favorevole al fenomeno giustifica sé stesso senza bisogno di sostegni esterni. Non più di quanto un innamoramento sente il bisogno di giustificarsi con la lista delle superiori qualità dell’oggetto di quell’innamoramento. E infatti persino professori di filosofia come Massimo Cacciari, in questo campo smettono di ragionare e si limitano a stramaledire gli insensibili che non la pensano come loro.
Non si può che ripeterlo: è inutile discutere di questo argomento. La frontiera è affettiva, non razionale. Non ci si può indignare se il Papa è a favore, se lo sono gli uomini di sinistra, se lo sono tutte le anime belle e molti intellettuali. Hanno quel sentimento – o immaginano di doverlo avere – e lasciano parlare “il loro cuore”. Il quale cuore non ha mai brillato per razionalità. E del resto per Rousseau – che del “cuore” fu un campione – l’uomo che ragiona è un “animale depravato”.
Calmiamoci un po’ tutti. Se ci convinciamo pacatamente che i nostri punti di vista sono inconciliabili, e che si impone la tolleranza del punto di vista opposto, basterà vedere che cosa vuole la maggioranza e che cosa vuole la minoranza. Nel caso specifico, gli “anti” hanno dovuto sopportare per anni (e concretamente) le porte aperte della sinistra, i “pro” ora devono sopportare la chiusura di Salvini, vista in televisione. Che ciascuno aspetti il proprio turno.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
27 gennaio 2019

LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELL’IMMIGRAZIONEultima modifica: 2019-01-27T09:47:55+01:00da gianni.pardo
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7 pensieri su “LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DELL’IMMIGRAZIONE

  1. Prof. non voglio discettare con Lei di “pro” o “contro,una cosa la sò, gli Italiani soffriamo di un brutto male prima facciamo incancrenire i problemi poi vogliamo risolverli.Al supermercato dove vado, ci stà “nù piezz e guaglione,niro”,pure simpatico, guarda le auto,gli dò la mancia,mi fà pena, ma poi penso:ma questo colosso la rivoluzione la potrebbe fare a casa sua.Sono contradittorio? E allora è meglio che stia zitto.Saluti Prof.

  2. Vero, ma al di la’ delle ragioni emotive, forse c’e’ anche qualcuno che guarda innanzi e vede che in un mondo che non ha piu’ barriere geografiche ne’ culturali per motivi strettamente tecnici, ostinarsi ad interpretarlo in termini di geopolitica ottocentesca forse puo’ solo servire a preparare la prossima guerra, di cui solo dopo ci si accorgera’ che era inutile.

  3. Articolo in larga parte condivisibile, vale la pena di aggiungere un riferimento al “convitato di pietra” dell’intera questione: il mero dato demografico-quantitativo, ossia l’esplosione numerica della popolazione afro-asiatica, che in Paesi come Nigeria, Rep. del Congo, Yemen ed altri risulta destinata a raddoppiare/triplicare/quadruplicare nei prox decenni, nell’inazione/indifferenza della maggior parte delle dirigenze economico-politico-religiose e massmediatiche locali, nazionali e internazionali (le quali anzi spesso si dimostrano filo-nataliste o quantomeno tendono a boicottare ogni seria proposta di birth control & family planning “in situ”): in altri termini, allorquando in particolare gli abitanti dell’Africa passeranno da 2 a 4 mld (secondo le principali proiezioni ufficiali, entro la fine del presente secolo) si comprenderà quanto le attuali discussioni/polemiche sui flussi migratori, sull’accoglienza, sul razzismo ecc. siano letteralmente surreali, anche se allora sarà drammaticamente tardi per prendere adeguate e ragionevoli contromisure… Saluti

  4. L’ho sempre pensata così.
    Andando avanti col tempo o si cambierà totalmente mentalità o saranno fortunati coloro che saranno morti prima.

  5. Immigrazione “spaghetti”
    L’estero è sbarcato in Italia attraverso un’immigrazione disordinata e spesso illegale, di tipo “western spaghetti”.
    In un Paese afflitto da un assai basso indice di natalità, il
    multiculturalismo è diventato la nuova meta caldeggiata da molti
    benpensanti. Un multiculturalismo – inutile dirlo – all’italiana,
    ossia all’insegna dell’improvvisazione, del buonismo, con continue
    autodenunce di razzismo per soddisfare l’ardente passione italiana
    per l’autodenigrazione. E con una totale confusione di termini
    – “immigrati”, ad esempio, sono chiamati anche i protagonisti
    degli sbarchi illegali via mare, prima ancora che approdino sulle
    coste – e di idee, e con la solita mancanza di controlli. Pochi in
    Italia sembrano considerare che in altri Paesi esistono regole
    di comportamento a cui tutti devono cercare di adeguarsi. In
    Italia, invece, vige una tendenza nazionale alla disubbidienza,
    alla polemica e al marasma, imputabili oltre che al carattere dei
    singoli cittadini, scarsi di virtù civiche, a una mancanza cronica
    di controlli e di sanzioni. Non è azzardato dire che il modello
    di riferimento di molti italiani è basato sul voler fare i furbi,
    ignorando interdizioni e prendendo scorciatoie; ossia: sul non
    rispetto delle regole.
    Integrarsi all’Italia adottando i valori dominanti italiani vuol
    dire quindi adottare il criterio dell’elasticità mentale e della
    furbizia. E difatti – come è stato accertato – gli stessi svizzeri
    dopo un po’ che risiedono nella penisola tendono al non rispetto
    delle regole, adeguandosi agli usi e costumi locali. Diventano,
    insomma, anche loro “italiani”. Immaginiamo allora marocchini, tunisini e sub-sahariani, popoli oltretutto guerrieri, di fronte ai quali gli italiani sono pronti a farsela sotto, portando comunque avanti il discorso buonista…

  6. Il bubbone immigratorio
    Il bubbone del flusso immigratorio senza regole, in un paese caotico, l’Italia, dove ognuno fa i propri comodi, nel futuro certamente scoppierà. Con problemi di convivenza “razziale”, che gli USA, ex schiavisti, ed altri paesi ex colonizzatori si trovano a dover subire, ma di cui noi avremmo dovuto cercare di fare a meno, dati i nostri ridotti trascorsi coloniali.
    A chi imputare questa immigrazione che è avvenuta all’insegna del caos e dell’illegalità? Ad un buonismo deleterio che nei fatti altro non è che mancanza di sentimento nazionale, unito ad autolesionismo e disprezzo per le regole. Ma in Italia tra le nostra élite “del pensiero unico”, cominciando dal Papa e dai tipi alla Boldrini, è stato tutto un inneggiare al “diverso”, all’amore tra i popoli, e al coraggio di questi “disperati che fuggono da continenti in guerra”; e che – preciso io – per il viaggio della speranza verso il paese dei “talk show” e dei quiz a premi, con donne poppute con la bocca rifatta a canotto e con le cosce dischiuse, pagano fior di quattrini alle mafie locali africane.
    Chi ci assicura poi che tra questi “disperati” provenienti dal “fronte” non si annidino pregiudicati o addirittura criminali di guerra? Nessuno se ne accerta, grazie al vaticanista “Bussate e vi sarà aperto!” adottato per diversi anni dalla classe dirigente dello Stato italiano. Ma non dallo Stato del Vaticano che tiene il suo portone ben chiuso, pur agendo da insistente e irresponsabile propagandista-incensatore dell'”Apriamo le porte al diverso!”
    Invocare l’esistenza di regole per chi arrivi in Italia, e intenda rimanervi, è anatema per una certa mentalità italiana ostile alla nozione di “interesse nazionale”, perché concetto “egoistico”, “anti-universalistico”, “sovranista-populista”, e foriero, chissà, di “folli avventure”… È stato l’interesse degli altri “nazionali” a preoccupare invece i passati governi di sinistra, che nel campo immigratorio, e non solo in quello, sono apparsi una caricatura di una vera classe dirigente.
    Secondo me, proprio alla demenziale missione “mare nostrum”, ossia l’operazione dei soccorsi prestati nel passato dalla marina italiana fin sotto le coste africane, è da imputare la morte di tanta gente, spinta a sfidare il mare da questa promessa di Roma – propagandata “urbi et orbi”- di venire a salvare, rifocillare e vestire gli “immigrati”, subito dopo la loro partenza, prima del naufragio.
    Laura Boldrini, allora presidente della camera dei deputati, invito’ gli italiani a prendere esempio dall’Africa, che a suo illuminato avviso ha tutto da insegnare a noi. “In Italia si parla di emergenza quando arrivano alcune migliaia di rifugiati e di migranti. Si parla di invasione quando i rifugiati che qui vivono sono 78 mila”, disse in occasione del “Nelson Mandela Day”. Aggiungendo: “L’Africa ne ospita circa 14 milioni. In uno Stato fragile con una popolazione di dodici milioni di persone, come il Ciad, hanno trovato rifugio quasi mezzo milione di persone. E, dunque, è dall’Africa che dobbiamo imparare, è all’Africa che dobbiamo guardare quando parliamo di ospitalità, di generosità, di responsabilità”.
    Insomma, al Ciad si ispirano oggi le nostre élites di sinistra, che fino a ieri, invece, guardavano con voluttà al turgido modello socialista jugoslavo basato sull’autogestione, sull’equidistanza e sul glorioso superamento degli egoismi etnici e nazionali…
    Laura Boldrini incoraggio’ sia le autorità sia gli italiani tutti ad accogliere gli immigrati con il riguardo con cui l’Italia tratta i turisti. Per il momento, però, sono gli “immigrati” – clandestini, mendicanti e venditori ambulanti – ad accogliere in schiere sempre più numerose, in Italia, i turisti. Che speriamo si abituino al nuovo volto italiano; il quale somiglia in maniera sempre più evidente al prodotto contraffatto di una bancarella abusiva.

  7. Il caos immigratorio
    Il politologo Giovanni Sartori, accademico di fama mondiale, ha espresso un duro giudizio sul caos immigratorio italiano: “Non sappiamo dove metterli, come nutrirli e cosa fargli fare, è un fatto di saturazione fisica. Quindi l’immigrazione va controllata, per quanto possibile, non dobbiamo rinunciare a farlo, e non ci dobbiamo illudere per il fatto che facciamo entrare le persone che sono utilizzabili, che possono trovare un lavoro e che servono all’economia, e anche alla vita civile dei paesi che ospitano e accettano gli immigrati: resta il fatto che certi immigrati non si integrano. Non si integrano in senso etico-politico, perché in senso culturale i giapponesi restano giapponesi, i cinesi restano cinesi, gli indiani restano indiani, gli ebrei restano ebrei, però si integrano perfettamente nel contesto etico-politico. Poi hanno un’etica domestica diversa, hanno una religione domestica, hanno credenze diverse, questo non è un disturbo. Quello che si chiede è l’integrazione etico-politica, cioè nei valori etico-politici delle civiltà occidentali, sennò cade la liberal-democrazia. Questo è il dramma”.

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