BABBO NATALE MANCA ALL’APPUNTAMENTO

Attualmente i giornali sono pieni della decadenza, della contrazione, della perdita di voti e di appeal del Movimento 5 Stelle. Non tutti sono lieti di questo fenomeno, ma esso rimane innegabile. Lo dicono i risultati di tutte le elezioni regionali; lo dicono i sondaggi; lo dicono perfino gli indicatori economici che certificano il fallimento – fino ad ora, e prevedibilmente anche nel prossimo futuro – dell’azione di governo. E tuttavia rimane lecito interpretare questo fatto in modo diverso dal solito. Un modo che in parte discolpa lil Movimento.
Partiamo dalla “decadenza” della sinistra. Negli Anni Settanta del secolo scorso era nozione corrente, fra gli intellettuali, che si stesse avvicinando a grandi passi il momento in cui si sarebbero avverate le profezie di Marx. Il percorso del comunismo appariva accidentato e marchiato da autentiche tragedie, come lo stalinismo o i massacri cambogiani, ma rimaneva inarrestabile, del resto in coerenza con le teorie “scientifiche” di Marx. Anche per questo tanti o votavano per i comunisti o si proclamavano comunque di sinistra. L’umana tendenza a salire sul carro del vincitore toccava uno dei suoi apogei. I più sciocchi davano addirittura del fascista a chiunque non fosse di sinistra. Come stupirsene? È il classico “pensiero corale”. Meno di mezzo secolo prima l’intera Italia era stata fascista e tutti l’avevano dimenticato. Ora erano tutti convintamente di sinistra.
Poi, proprio a partire dal momento in cui era sembrato che il comunismo fosse a un passo dal trionfo finale, a poco a poco cominciò ad andare sempre indietro, con un’improvvisa e travolgente accelerazione con l’implosione dell’Unione Sovietica . Quella religione subì un colpo irreparabile. Fu perfino costretta a cambiare nome e a mimetizzarsi da socialismo. Ciò non le impedì tuttavia di continuare ad essere il sottotesto di un’ideologia fondata – come il Romanticismo – su una forma di sensibilità e perfino di etica. Molti dei capisaldi del marxismo erano stati smentiti dalla storia ed erano caduti, ma persisteva una “mentalità di sinistra” i cui connotati erano in linea con quell’“umanesimo marxista” che rimaneva la parte più decente, anche se utopica, del comunismo. Da allora i partiti di sinistra possono perdere le elezioni, ma non perdono la loro anima, e una resurrezione è sempre possibile.
Molto di quanto si è detto può essere affermato – se pure in forma più blanda – anche a proposito del liberalismo. Il liberalismo corrisponde più da vicino alla natura umana normale, ed è pressoché spoglio di ogni ideologia, a parte l’amore della libertà. È più antico del marxismo e probabilmente esisterà sempre perché è la posizione di default di quel politikòn zoon che è l’uomo.
Viceversa il caso è del tutto diverso quando la spina dorsale di un partito è una conclamata utopia o uno stato d’animo momentaneo. Infatti le emozioni non durano a lungo, e le utopie finiscono con l’entrare in contrasto con la realtà, sbriciolandosi nello scontro; si pensi al socialismo utopistico francese dell’Ottocento. Tutti i tentativi di creare nuovi tipi di società – anche quelli dei santoni religiosi – si concludono regolarmente con un fallimento. E quelli che riescono a durare per qualche tempo, come le feroci e sanguinarie dittature stalinista e cambogiana, lo fanno esercitando la più spietata violenza e prescindendo completamente dal consenso del popolo.
Lo sfaldarsi del Movimento 5 Stelle dunque non è soltanto colpa della sua dirigenza. Questa è incompetente e raccogliticcia, ma quand’anche fosse stata piena di buon senso e intelligenza, non avrebbero potuto fare molto di meglio. Perché sono insostenibili i presupposti politici del partito. Se si avesse la pazienza di allineare i principi fondamentali del suo programma, si vedrebbe che essi offrono soltanto un’alternativa: o non sono applicabili, o provocano danni, e in ambedue i casi il popolo condanna il partito, dimenticando che esso stesso l’ha votato proprio in nome di quel programma. Ma così va la politica.
Il popolo non perdona i partiti che raddrizzano la barca con provvedimenti impopolari e figurarsi se può essere clemente con i partiti che commettono gravi errori e peggiorano la sua vita quotidiana. Sono fortunati per qualche tempo i partiti che approfittano dei momenti di bonaccia per viziare gli elettori ma poi torna inevitabilmente il tempo delle vacche magre e chi si trova a governare non deve aspettarsi la gratitudine del Paese. Neanche se salva la baracca.
I partiti “emozionali” fanno parte della teratologia della politica. Se dunque ad un certo momento, come l’Uomo Qualunque, si sgonfiano, non c’è da stupirsi. Chi va a caccia dell’unicorno torna a casa senza avere nemmeno un coniglio, nel carniere. Tutti abbiamo ogni tanto la tentazione di sognare, ma la realtà è implacabile e al sogno segue inevitabilmente il risveglio.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
7 marzo 2019

BABBO NATALE MANCA ALL’APPUNTAMENTOultima modifica: 2019-03-07T12:55:23+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “BABBO NATALE MANCA ALL’APPUNTAMENTO

  1. Si potrebbe osservare che alla tendenziale decadenza della Sinistra (marxista, cattopauperista, terzomondista e veterofemminista) da cui prende le mosse l’interessante Articolo ha fatto da contraltare il progressivo “sdoganamento” e rilancio della Destra (clericale, nazionalista, protezionista e proibizionista), ma il principale problema probabilmente va ricercato nelle cronica emarginazione (in Italia e parzialmente anche in Europa) della Destra liberale & della Sinistra liberale e nella progressiva cancellazione delle tesi che una volta si sarebbero definite “di Centro (laico)” a tutto vantaggio degli opposti ma per molti versi convergenti e straripanti estremismi (post?)ideologico-politici di matrice irrazionalista, anti-illuminista e nazional-populista (si ricordi ad es. la comune ascendenza hegeliana di Gentile e di Gramsci) oggi pienamente in auge anche in numerosi Paesi extra-europei… Saluti

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