IL BRADISISMO VERSO L’ABISSO

Il commentatore – se non l’editorialista – è qualcuno che, di fronte agli eventi, sente in sé una reazione intellettuale che reputa degna di comunicare al prossimo. In questo campo la migliore definizione l’ha forse data, parlando di sé, Victor Hugo, quando si è definito “l’écho sonore du siècle”, l’eco sonora del secolo. Grande poeta, Hugo, ma per fortuna l’Ottocento francese ha avuto storici migliori di lui.
Il grande commento richiede comunque una grande azione. Tucidide non sarebbe stato il genio che è stato se si fosse occupato di gossip a Hollywood. Perché neanche un genio può far brillare l’argilla come un diamante. È di fronte agli avvenimenti che richiedono grandi interpretazioni che rifulge l’arte dello storico. O addirittura del filosofo della storia.
Purtroppo, accanto ai momenti napoleonici, esistono i decenni – a volte i secoli – di storia minore, al sapore di “business as usual”. Quei lunghi anni che costituiscono l’incubo degli studenti, perché, se obbligati a studiarli, saprebbero di dover imparare avvenimenti insignificanti, con attori insignificanti, soltanto per superare l’esame. E poi buttare il libro.
Spesso, il fatto che ci si stia occupando del presente ci fa esagerare il valore di ciò che abbiamo sotto gli occhi. Se fosse annunciato per domani l’aumento del 40% del prezzo della benzina, tutti faremmo un salto sulla sedia. Ma – onestamente – quanto interesserebbe un simile avvenimento allo storico del 2050?
Ecco perché, se non si ha un’acuta sensibilità per il presente o se, ponendolo sul piano del lungo termine, lo si dichiara insignificante, in questi momenti si sarebbe lieti di poter “marcare visita”, darsi malati, non esserci per nessuno. Se lo spettacolo è troppo scadente, benché a colori e su grande schermo, è comprensibile che si rimpianga la propria poltrona, magari per rileggere una tragedia di Sofocle.
È il dramma dell’Italia e perfino dell’Europa attuale. Si potrebbe pensare che stiamo correndo verso il disastro, ma non è così. Ché anzi, se fosse così, forse sarebbe meglio. Forse qualcuno si sveglierebbe e cercherebbe di metterci rimedio. La realtà è che non stiamo affatto correndo. Il nostro è un bradisismo verso l’abisso. Il nostro continente, e l’Italia in primis, sembrano accettabilmente prosperi, accettabilmente potenti, accettabilmente democratici. Ma sempre meno. Dicono che una rana, in una pentola d’acqua fredda, si lasci bollire se si fa salire la temperatura a poco a poco. Sono sicuro che è una fandonia: non appena la rana avrà caldo, salterà via. Ma è vero il principio: se un fenomeno è troppo lento, di fatto diviene impercettibile. Chi direbbe, guardando la lancetta delle ore, che essa è in continuo movimento?
Così il bradisismo della nostra decadenza ci fa dormire sonni tranquilli. Soprattutto durante una tormenta di ipocrisia come quella che ci affligge. Gli uomini, immorali come sempre, fanno a gara a chi si mostra più idealista, più intransigente, più morale. La logica non vale niente. Si parla di aiutare tutti i bisognosi dell’Africa, dimenticando quanti sono loro e quanti siamo noi. E quanti disoccupati abbiamo, soprattutto fra i giovani. Siamo tutti lì a roteare la scimitarra contro la corruzione ma corriamo tutti a raccomandare i nostri figli per non farli bocciare (Dio non voglia che rinuncino a una parte della loro ignoranza!), e vorremmo che tutti i conflitti e tutti i problemi fossero risolti dai magistrati. Come se la legge potesse tutto e come se coloro che l’amministrano fossero infallibili. Tutto un mondo di deliri incrociati in cui il buon senso ammutolisce, sapendo di non avere interlocutori.
L’Europa prima minaccia all’Italia la procedura d’infrazione per debito eccessivo, poi ci ripensa. Forse il nostro debito non è eccessivo, forse avevano visto male. Nel frattempo i nostri eroi modello Matteo Salvini, fino al giorno prima dichiarano “Noi tireremo diritto”, e poi non parlano più dei loro faraonici progetti, modello tassa piatta, e miracolosamente trovano sette miliardi e mezzo per pareggiare i conti. E l’Europa fa finta di crederci. Ma ci rinvia a ottobre. Chissà come sarà il nostro debito, a ottobre. Chissà come sarà la nostra Iva, a dicembre.
Comunque il bradisismo avrà l’ultima parola. Visto che c’è gente che racconta la storia della rana nella pentola, racconto io un apologo siciliano. Un tizio aveva avuto dalla sua asina un puledrino che era un amore. E per gioco, ogni mattina lo prendeva in braccio e lo sollevava da terra. Ma il puledro cresceva e diveniva sempre più pesante. Finché sollevarlo divenne una fatica improba e una certa mattina, per lo sforzo, invece di sollevare l’asino, l’uomo cadde a terra, stroncato da un infarto. Così l’Italia e l’Europa che hanno esaurito le possibilità che offriva il loro modello di società, vivono per inerzia, sull’abbrivio di una civiltà morente.
È questo che condanna i grandi imperi. Nel V secolo dopo Cristo, Roma era ancora sfavillante di marmi. Era l’immagine stessa della civiltà e della potenza. Ma soltanto l’immagine. Perché i marmi non sanno combattere, e ormai non sapevano farlo neppure i romani. Dunque erano destinati ad inchinarsi ai barbari. E fu quello che avvenne quando il bradisismo ebbe una accelerazione e si chiamò terremoto.
Gianni Pardo

IL BRADISISMO VERSO L’ABISSOultima modifica: 2019-07-04T17:21:07+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL BRADISISMO VERSO L’ABISSO

  1. I concetti di fondo espressi in questo post possono essere applicati (ovv.te ‘mutatis mutandis’) al drammatico problema dell’attuale crescita esponenziale della popolazione umana e in particolare di quella di numerosi Paesi afro-asiatici, dall’area indo-pakistana a quella sub-sahariana: problema genericamente censurato o almeno ampiamente sottovalutato dai principali filoni ideologico-politici-religiosi contemporanei, quando non addirittura impietosamente capovolto a favore di una martellante propaganda natalista-sovranista in quei Paesi (a cominciare dall’Italia) dove un ragionevole equilibrio tra tasso di fecondità e risorse economico-sociali & ambientali disponibili è stato soltanto recentemente & faticosamente raggiunto… Saluti

  2. Do you speak Italian? Glielo chiedo perché ciò che dice è evidente, ma sono convinto che la maggioranza degli italiani non lo comprende.

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