IL COMODO BUON SENSO DEL SUD

I terroni non hanno molte fortune, ma una certamente sì: sono autorizzati a dire male dei terroni. Anzi, peggio: a dire la verità.
I test “Invalsi” sui risultati scolastici dimostrano che, in generale, la scuola italiana è cattiva, ma nel Sud è addirittura pessima. Si parla di “analfabetismo” in matematica, si dice che i ragazzini calabresi non capiscono un testo scritto in italiano, e via dicendo. E può essere interessante dare una spiegazione di questo divario.
Certamente non si tratta di differenze fra razze. Già non esiste una razza italiana, figurarsi una razza italiana del Nord che si possa contrapporre a una razza italiana del Sud. Insomma i meridionali non sono più stupidi dei settentrionali. Se differenze ci sono – e ci sono – hanno altre cause.
Una storiella racconta che in un villaggio decisero di offrire del vino a quelli che non potevano permetterselo. Misero dunque una botte al centro della piazza e invitarono tutti quelli che possedevano vigne, o erano abbienti, a versarvi del vino, durante la notte. La mattina seguente si ebbero due notizie, una buona e una cattiva. La buona notizia fu che la botte era piena, la cattiva che era piena d’acqua. Perché ognuno aveva pensato che “gli altri” avrebbero messo dell’acqua, e nessuno aveva voluto essere l’unico ingenuo che aveva sprecato il suo vino.
Il civismo non nasce soltanto dal sentimento del dovere del singolo, ,a anche dalla convinzione che anche gli altri sentono quel dovere. E per questo ognuno si vergogna, all’idea di violare una legge che tutti rispettano. Se viceversa il singolo è convinto che tutti gli altri si comportano senza tenere il minimo conto del bene comune (e ciò senza correre il minimo rischio) si comporterà male anche lui, e lo farà con la serene coscienza di chi cerca di “non essere più fesso degli altri”.
Il civismo è il risultato del condizionamento di una società che ha subito una lunga e positiva azione statale, fino ad avere un buon livello morale. Ecco perché il Nord, di fronte ad una Chiesa venale e ipocrita, ha sentito il bisogno della Riforma. Ecco perché la Svezia o la Finlandia hanno un livello morale medio superiore a quello italiano. E non parliamo del Sud.
Il nostro Meridione è stato pressoché sempre una colonia e, quando non lè stato una colonia è stato comunque “sgovernato”. Fino a creare una frattura insanabile fra il singolo e la comunità. Gli amici sono “Cosa Nostra”, lo Stato è “Cosa Loro”. Dunque una caratteristica fondamentale del meridionale è una serena amoralità. Cosa che si riflette nel mondo della scuola.
Nell’ultimo mezzo secolo la retorica ufficiale (alias “stupidità corrente”) ha infinite volte affermato che i bambini vanno trattati come statuette di fragile baccarat. Che non vanno né rimproverati né, men che meno, bocciati. Ne potrebbero riportare dei traumi psichici. E comunque gli rovineremmo le vacanze estive. Si è detto compuntamente che l’intera classe deve viaggiare, come i convogli in mare, alla velocità del più lento. Insomma si sono dette tante di quelle sciocchezze, che alla fine i docenti per la maggior parte si sono rassegnati ad una nuova realtà, diversa da quella degli Anni Cinquanta, cioè l’era pre-Sessantotto. Il tempo barbaro in cui per essere promossi bisognava studiare. Dopo la coraggiosa liberazione dall’oppressione nozionistica, dopo l’esperienza del diciotto politico e degli esami di gruppo all’università, anche la Scuola Secondaria è arrivata a promuovere i “maturandi” al 97%. Prima, quando si studiava, la percentuale era molto più bassa, poi, quando l’esame divenne una benedizione urbi et orbi, tutti bravi. Salvo uno su trentadue.
E come reagirono i docenti, a tutto ciò? I migliori, quelli nutriti di un inossidabile e incongruo senso civico, resistettero fin dove poterono, per esempio al Nord, rischiando l’impopolarità, le proteste dei genitori, i ricorsi al Tar e tutti i fastidi che può avere una persona malvagia. Ché tale – si è detto – è un professore che boccia, anche se il ragazzo lo merita.
Al Sud le cose andarono diversamente. “¿I genitori, la società, i giornali, il Ministero, lo Stato vogliono che promuoviamo, fino a vietarlo nelle scuole elementari. Ebbene, perché mai dovremmo resistere? Forse che lo stipendio è commisurato a quanto imparano i ragazzi? E soprattutto, a me. chi me lo fa fare?” I siciliani, in questo campo, somigliano agli inglesi: solo che estendono il pragmatismo all’intero comportamento umano, senza limiti morali, religiosi, politici o di qualsivoglia genere.
Dunque, dal punto di vista pragmatico, hanno ragione, se promuovono anche gli asini. Addirittura se agli asini danno i volti alti che al Nord non osano dare. L’Italia merita l’ignoranza del Sud. Chi gioca a fare il buonista non deve lamentarsi delle conseguenze di ciò che ha invocato. Chi chiama “bimbi” i ragazzi di dieci anni non deve meravigliarsi se si comportano da irresponsabili. Chi si preoccupa del “trauma psichico” di un ragazzo svogliato che il docente umilia per spronarlo, deve tenersi il ragazzo senza trauma psichico ma anche senza nozioni. Infine, chi dice che – come sosteneva Don Milani – non bisogna bocciare nessuno, perché si bocciano i figli dei poveri e degli ignoranti, mentre i figli dei signori sono sempre promossi, non può meravigliarsi se un mondo di “tutti promossi senza meritarlo” è poi composto di cittadini che il titolo di “asino” lo meritano. E si nega ai figli dei poveri il beneficio di una scuola seria.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

IL COMODO BUON SENSO DEL SUDultima modifica: 2019-07-14T11:26:11+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “IL COMODO BUON SENSO DEL SUD

  1. Mi scrive un amico
    Caro Gianni,
    che grande padre ho avuto io! In quinta ginnasio tentennavo in matematica e portavo a casa voti spesso mediocri, sovente insufficienti.
    Mio padre un giorno mi prese da parte e mi disse: “Mi pare che tu in matematica vada maluccio: chiedi alla Mayer (professoressa di matematica) di rimandarti a ottobre, così durante l’estate studierai e imparerai la matematica”.

    Detto, fatto…anche perché, se disobbedivo, mio padre, un gigante, mi prendeva a schiaffi senza alcun riguardo.
    Chiesi quindi alla Mayer di rimandarmi a ottobre: ne fu stupita, ma apprezzò, senza tanti salamelecchi. Promosso a ottobre.

    Vuoi il seguito? Eccolo qua: cinque anni dopo fui esaminato nuovamente dalla Mayer, che era diventata la cattedratica di fisica nella facoltà di Medicina.
    Presi trenta e lode…”perché”, mi disse la Mayer, “quanto ti fece bene quell’estate a studiare la matematica!”. Si ricordava benissimo quel particolare, unico nella sua vita di insegnante, e grande lezione per me.:

I commenti sono chiusi.