NESSUN MISTERO PER RENZI

La decisione di Matteo Renzi di uscire dal Pd e di fondare un suo partito sta facendo scorrere fiumi d’inchiostro. Alcuni dichiarano addirittura di non capirla mentre in realtà è chiarissima e razionale. Al massimo si presta ad alcune considerazioni riguardanti lo stile e il modo di far politica.
In occasione delle trattative per formare il nuovo governo, Zingaretti ha detto che il Pd poneva come conditio sine qua non la discontinuità e in particolare che non ci fosse Conte a capo del governo. Precisando: “Se Di Maio insiste non si va da nessuna parte”. In quell’occasione, con un articolo del 31 agosto (1), io l’ho vivamente criticato. Un vero leader non aspetta che l’altro “insista”, reagisce e basta. Diversamente dà all’altro la sensazione di non essere risoluto. E in effetti Zingaretti non lo era. In quel momento scrivevo: “Zingaretti sarà un buon capo partito, ma non ha idea di come ragionassero Giulio Cesare o Napoleone. Il grande condottiero non soltanto fa mosse coraggiose, e al limite audaci, ma soprattutto le fa con tale rapidità da lasciare sconcertato e non raramente timoroso l’avversario. Per giunta, mentre Cesare in Gallia rischiò molte volte la pelle, Zingaretti non rischiava nulla: se il M5s ha interesse all’accordo, tornerà alla carica, anche dopo aver subito uno schiaffo. E se non tornasse alla carica, sarebbe segno che aveva già cambiato opinione”. Matteo Renzi invece è un vero capo. Risoluto, imprevedibile, cinico e un po’ figlio di puttana. Ecco la spiegazione del suo comportamento. E lo dico io che ho pregato la notte perché fosse allontanato dal governo. Ma la verità vale più più delle nostre antipatie.
Il comportamento di Renzi ha stupito tanti, a partire da Nicola Zingaretti, ma non è affatto stupefacente. È logico e – ovviamente – privo di scrupoli. Ciò che ha tratto in inganno tanti è forse che, nelle settimane scorse, mentre si trattava per la formazione del nuovo governo, sembrava che contassero soltanto il M5s, il Pd e Conte. E Renzi se ne stava buono buono in un angolo. Nomi sì, nomi no, fiducie in Parlamento, giuramenti nelle mani del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio dei Ministri. E Renzi sempre buono buono in un angolo. Perché?
Semplicemente perché, se si fosse mosso prima, non avrebbe ottenuto due ministri e quattro sottosegretari. Oggi Conte, contrariato, si dichiara sorpreso: “Avrebbe dovuto avvertirmi prima”, dice, dimostrando così la propria ingenuità. Ad essere benevoli. Siamo sicuri che avrebbe nominato due ministri e quattro sottosegretari renziani, se avesse saputo che quelli stavano per costituire un partito con cui l’avrebbero tenuto sotto la minaccia di una pistola puntata? E con quale fiuto politico ha potuto credere che Renzi fosse un servizievole portatore d’acqua? Non aveva visto il cinismo con cui aveva consigliato in Parlamento l’alleanza col M5s, suo acerrimo nemico? Renzi ha aspettato che il governo fosse costituito, ha aspettato di incassare ciò che poteva incassare e poi è passato all’azione. Così oggi può dire a Conte: “Non devi fare i conti con il mite Zingaretti, devi farli con me. E stai attento a quello che fai”. Del resto, per lui Conte non pesa nulla. L’unica arma che ha è quella che non userebbe mai: le dimissioni.
Ma anche Zingaretti e Di Maio devono stare attenti. Sia a causa della personalità da condottiero rinascimentale di Renzi, sia perché egli combatte per la sua sopravvivenza. Da segretario del Pd ha candidato soltanto amici suoi e infatti oggi, in Parlamento, pesa ben più di quanto normalmente dovrebbe. Ma il rovescio della medaglia era che, se si fosse andati alle urne, il Pd guidato da Zingaretti gli avrebbe reso la pariglia. Per questo ha fondato un suo partito, “Italia Viva”: anche ad ottenere soltanto un 5% dei voti, sarà l’unico veicolo con cui potrà tornare in Parlamento.
Naturalmente, dopo la nascita del partito di Renzi, il governo è più fragile di prima. Non è più bipolare, è tripolare. Se M5s, Pd e Renzi avessero un credibile programma comune (con pochi provvedimenti seriamente finanziati) potrebbe anche durare. Ma questo saggio atteggiamento è lontano dagli istinti politici. Dunque la prevedibile situazione sarà diversa. Posto che tutte e tre le formazioni non si curano affatto dell’Italia e tutte e tre sanno che il governo potrebbe cadere in qualunque momento, cercheranno soltanto di posizionarsi al meglio per le future elezioni. E queste probabilmente si avranno quando uno dei tre compari esclamerà: “Ah no, questo provvedimento non posso votarlo. Ho perso la fiducia nel governo. Alle urne”.
In realtà non è che quel provvedimento non possa votarlo per motivi ideologici (di cui si impipa) è soltanto che si è accorto che quella legge è profondamente invisa al popolo e allora, cavalcando la tigre, quand’anche la legge fosse necessaria, sosterrà untuosamente: “La crisi è un danno per il Paese ma quel provvedimento vi avrebbe danneggiati ancora di più. È per difendervi che abbiamo lasciato le poltrone e tutto. Votate per noi”.
È per poter fare questo discorso che Renzi si è creato un partito. E ovviamente sarà il più pronto a cogliere la buona occasione. Per conseguenza è anche il più pericoloso per il governo. Come non bastasse – come i dittatori della Corea del Nord – si è fatto l’utile fama di folle: sicché le sue minacce saranno sempre prese sul serio.
In conclusione, non è successo niente di stupefacente. Renzi ha fatto dei calcoli da cui è risultato che, non avendo speranze per il futuro nel Pd (vi si sente un “estraneo, un “intruso”, un “abusivo”, ha detto) non gli rimane che portare all’incasso la cambiale di cui dispone (la necessità dei suoi senatori per la sopravvivenza del governo) e poi farsi il suo partito. Se gli altri non ci hanno pensato prima, è perché non sono furbi nemmeno la metà di lui.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
18 settembre 2019

(1)https://giannip.myblog.it/2019/09/01/zingaretti-ha-perduto-lautobus/

NESSUN MISTERO PER RENZIultima modifica: 2019-09-18T13:22:42+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “NESSUN MISTERO PER RENZI

  1. Much ado about nothing: gli ex democristiani da una parte gli ex comunisti dall’altra. Il fatto positivo è che ora tutto è più chiaro e che il 22% del PD si è scisso tra un 5% di Renzi e un 17% di Zingaretti con il M5S in caduta libera, grazie anche alle sparate sconclusionate del sempre più confuso Grillo (che Dio lo benedica). Se ne scrive sui giornali perchè il gioco è appassionante e avviene dentro ai palazzi dove quello che succede nel mondo reale è ignorato o sottovalutato. Tutti i leader affermano con la mano sul cuore che si battono per il bene degli italiani … ma sono falsi come la moneta da 3 euro.
    Basta aspettare e la realtà prenderà il sopravvento. Prima o poi.

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