GianniP

LA RU486 DA’ ALLA TESTA

L’integralismo, secondo lo sbrigativo dizionario Sabatini-Coletti incluso nel “Corriere della Sera”, è la “tendenza ad applicare una dottrina o un’ideologia nella sua interezza e col massimo rigore”. In questi casi tutti ricordiamo l’Islamismo con la volontà di restaurare il califfato (unicità del potere civile e religioso), con la pena di morte per l’adulterio e per l’apostasia, con il taglio della mano per i ladri. Per questo l’espressione che si sente più spesso è: “integralismo islamico” ma anche il Cristianesimo, in passato, non è stato meno integralista: il rogo per eresia è un fatto storico. Ancora oggi, con la mancata assoluzione nella confessione e l’esclusione dall’eucarestia, la Chiesa Cattolica punisce il concubinato e il divorzio.
La religione ha come base l’assoluta adesione a verità e principi reputati incontestabili ed eterni: l’integralista è colui che si sente dunque in obbligo di difenderli contro chiunque e a chiunque costo, come in Europa hanno dimostrato i primi martiri cristiani passivamente e l’Inquisizione attivamente.
Esistono dunque tanto un integralismo islamico quanto un integralismo cristiano, e per conseguenza si è tentati di spostare la distinzione non più fra le religioni, ma fra religione e laicità. Il credente, dal momento che ha una fede, sarebbe integralista, mentre il laico sarebbe tollerante. Non è così: lo Stato infatti ha dei principi che applica a tutti, anche a chi è andato contro le sue leggi seguendo una diversa fede e gli esempi non mancano. Abbiamo decine di casi in cui degli islamici hanno preteso il diritto alla poligamia, il diritto di praticare l’infibulazione, il diritto d’interrompere il lavoro per le preghiere rituali, e in questi casi gli Stati occidentali hanno reagito più o meno duramente imponendo le proprie leggi. Il loro atteggiamento non è dissimile da quello per cui la polizia religiosa in certi Paesi islamici frusta chi non si inginocchia al richiamo del muezzin: anche se fosse un cattolico.
Lo Stato occidentale è a suo modo integralista: il fatto che a noi europei esso sembri tollerante e ragionevole significa soltanto che esso tollera ciò che per noi è ammissibile e vieta ciò che per noi è inammissibile. Per noi le nostre leggi hanno il solo scopo di permettere un’ordinata convivenza, per un musulmano integralista la legge migliore potrebbe essere quella dettata da Maometto: il punto comune, in tutti e due i casi, è che il potere impone la sua volontà.
L’europeo religioso è chiamato ad una doppia fedeltà: allo Stato e al suo Credo. Se viola le norme dell’uno o dell’altro, deve aspettarsi la sanzione prevista. L’autorizzazione o l’ordine dell’uno agli occhi dell’altro non vale nulla: il singolo è dunque chiamato a scegliere la legge alla quale conformarsi, con le conseguenze del caso.
In Italia abbiamo un esempio di scuola. I nuovi governatori del Piemonte e del Veneto, appena eletti, in un impeto di fanatica obbedienza alle gerarchie vaticane, si sono precipitati a dire che faranno di tutto per impedire l’applicazione della legge riguardo alla pillola Ru 486. Come tante volte è avvenuto, queste sparate potrebbero rimanere nell’ambito della demagogia post-elettorale e fra qualche giorno non se ne parlerebbe più. Se invece i due politici parlassero seriamente, e se lo Stato italiano non fosse un granducato da operetta, la conseguenza dovrebbe essere una denuncia penale, con condanna per reato contro la Pubblica Amministrazione. E le loro dimissioni. Tanto che i due farebbero bene ad evitare il problema dimettendosi subito. Potrebbero sostenere che ignoravano che lo Stato italiano avesse ammesso la Ru 486, diversamente non si sarebbero neppure candidati. Certo non potevano contare di applicare solo le leggi che fossero piaciute a loro e alla Chiesa Cattolica. Perché questo, più che un caso di integralismo, sembrerebbe un caso di ebbrezza molesta.
L’unica differenza fra l’integralismo dello Stato e l’integralismo religioso è nel fatto che lo Stato, essendo laico, non ha principi eterni ed intangibili. Le sue leggi dipendono in ultima analisi dalla volontà del popolo – quello attuale, non quello di secoli fa – e possono variare al variare di quella volontà. Ma nel momento in cui sono vigenti, devono essere obbedite. Da chiunque. Anche da coloro cui una recente elezione ha dato alla testa.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 aprile 2010

LA RU486 DA’ ALLA TESTAultima modifica: 2010-04-02T13:27:00+02:00da
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