GianniP

Rispondo ad un lettore (franco3408) il quale, in risposta al mio articolo dal titolo “Renzi non ha più Speranza”, ha scritto un commento concludendo: “Renzi potrà davvero incidere in positivo su questo paese solo se vince il SI’. Viceversa, rimarrà il premier azzoppato come da tradizione italica. 3) Ma non le sorge il dubbio nel vedere che i nemici di Renzi sono gli stessi di Berlusconi?”.

L’Italicum non sarà cambiato
Il primo dato da tenere presente è che Matteo Renzi e questo governo non cambieranno l’Italicum prima del Referendum perché, anche volendo, non ne avrebbero il tempo. E non lo cambieranno neppure dopo, perché gli conviene. Tanto che hanno messo la questione di fiducia, in Parlamento, per impedire che la legge fosse seriamente discussa, e magari modificata. L’unico modo per impedire il sistema che risulterà dalla combinazione dell’Italicum col Referendum è dire “no” nelle votazioni d’inizio dicembre.
Vediamo comunque come funzionerebbe la politica nel caso prevalesse il “sì”.
Ipotesi numeriche sul risultato
Secondo la nuova legge elettorale ipotizziamo che il risultato delle elezioni sia il seguente: il partito 1 ottiene il 25% dei voti; il partito 2 ottiene il 23% e il 3 il 20%. Totale 68%, col resto ai piccoli. 1 e 2 vanno al ballottaggio e vince 1: non una coalizione, che vincerebbe con un più ampio margine e sarebbe rappresentativa di un maggior numero di italiani, ma soltanto un singolo partito. E quest’unico partito, nell’unica Camera rimasta, col 25% dei consensi, disporrebbe di una maggioranza intangibile e incrollabile, fino alle successive elezioni, cinque anni dopo.
Chi comanda
Chi comanda in questo tempo? Ovviamente, se il partito che ha vinto le elezioni fosse guidato da una personalità carismatica, avrebbe un padrone e sarebbe agli ordini di quel padrone. Stavolta sarebbe Matteo Renzi. E ora si pensi a che cosa avrebbe detto la sinistra, qualche anno fa, quando la personalità di spicco del partito vincente era Berlusconi.
La situazione deve essere chiara. In sintesi, un certo signore – in questo caso Matteo Renzi, in futuro chissà – si troverebbe a disporre di un partito ai suoi ordini, che a sua volta dispone di un’ampia maggioranza nell’unica Camera che fa le leggi, per cinque anni filati. Si deve proprio essere entusiasti di questa prospettiva?
Molti però dicono che un “no” in questo momento potrebbe essere destabilizzante per l’Italia. Può darsi. Ma il “sì” potrebbe essere destabilizzante non in questo momento soltanto, ma per molti anni avvenire. Per una utilità contingente, riguardante i prossimi mesi, vale la pena di compromettere il futuro dell’Italia, a tempo indeterminato?
Rappresentatività
E ancora, veramente quel partito che ha vinto rappresenta il 25% degli italiani? Facciamo qualche calcolo. Se c’è un’astensione del 40%, quei voti corrispondono al 15% degli elettori. È una bella cosa che un unico uomo, forte del voto del 15% degli italiani, li governi tutti, incontrastato, per cinque anni? Anche ammettendo che il partito vincitore al primo turno abbia avuto il 30% dei voti, e non il 25%, quel 15% salirebbe al 18,5%: non si arriva comunque a un quinto degli italiani. Dov’è andata a finire la rappresentatività? Si badi anche al fatto che i voti ricevuti al ballottaggio non sono un consenso al partito che tale ballottaggio vince, ma un voto dato per non far vincere l’altro partito che partecipa alla scelta, reputato ancora peggiore.
Alleati
Quanto agli alleati con cui ci si può occasionalmente ritrovare, la cosa poco importa. Vale più la meta da raggiungere, che la compagnia con cui si viaggia. Soprattutto se ognuno ha comprato il biglietto per conto suo.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
6 ottobre 2016

ultima modifica: 2016-10-06T07:34:17+02:00da
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