GianniP

LA RUSSIA HA PAURA E FA PAURA

La fine dell’intangibilità delle frontiere

A chi ha della politica una concezione realistica e vigorosa, Vladimir Putin appare un leader veramente stimabile. Ha le idee chiare, è abile, risoluto e spregiudicato. E tuttavia, con la sua guida, la Russia si è trasformata in un problema. Quasi tre lustri dopo l’implosione dell’U.r.s.s., momento in cui essa ispirò quasi compassione, questo grande Paese è ridivenuto, se non forte, temibile. Soprattutto per la forte determinazione di Putin, un protagonista che, da partner importante, anche se secondario, è passato ad essere un inquietante avversario.
Che si tratti di un errore o di una mossa ben calcolata, il doppio intervento nell’est dell’Ucraina e in Crimea ha cancellato per sempre l’armonia e la fiducia. L’Orso russo ha dimostrato di non avere perso né la fame né gli artigli. Non gliene si fa una colpa: in politica internazionale bisogna abbandonare i concetti di morale e di diritto e ci si può anche disinteressare dei trattati (”ein Fetzen Papier”, un pezzo di carta, diceva Bismarck). Ma può essere pericoloso allarmare il mondo.
Le nazioni tengono conto dei loro interessi costanti, quanto più hanno la forza per sostenerli. Per capire il comportamento dei vari governi è dunque molto più saggio guardare ai dati obiettivi, in particolare a quelli geografici, che alle persone. Per i problemi intraeuropei, ora che la pace fra Francia e Germania sembra stabile, il fatto fondamentale è la mancanza di frontiere naturali nell’Europa centrale ed orientale. Qui, ancora nel 1945, gli spostamenti dei confini hanno comportato modificazioni per molte migliaia di chilometri quadrati. Tutto ciò è fondamentalmente dipeso dalla paura che la Russia ha dell’Occidente, una paura che l’ha sempre spinta a spostare le frontiere verso ovest, quanto più ha potuto, per tenere lontani i possibili invasori.
La paura è un’ottima giustificazione e una pessima consigliera. Soggettivamente la Russia crede sempre di agire per legittima difesa e nel frattempo, per difendersi dai possibili “cattivi”, si comporta essa stessa da “cattiva”. E così ispira un’eterna preoccupazione nei suoi vicini occidentali. Se la Russia ha paura della Polonia, e di chi potrebbe passare dalla Polonia per attaccarla, si pensi alla paura che la Polonia può avere della Russia, proprio perché fra loro non c’è che una grande pianura. E così si gioca un’eterna partita a scacchi, fra angoscia e aggressività.
Per circa mezzo secolo in Europa si è stati tranquilli perché si è ritenuto che le frontiere fossero intangibili. Magari erano sbagliate e ingiuste: ma la pace vale più di tutto. Purtroppo, quando in Europa la paura di una guerra nucleare è divenuta inverosimile, è anche caduto il principio dell’intangibilità. E l’annessione della Crimea da parte della Russia ha cambiato tutto.
È vero, quella penisola etnicamente è più russa che ucraìna e probabilmente il risultato del plebiscito è stato genuino; ma tutto ciò ha meno importanza del fatto che si è realizzata un’importante rettificazione della frontiera. Se la Russia l’ha fatto in Crimea, chi garantisce che non lo faccia altrove? E presentandosi l’occasione chi potrebbe far dimenticare alla Germania che una parte dell’attuale Russia si chiamava “Prussia Orientale”, fino al 1945? E “Prussia” per la Germania suona come “Piemonte” per l’Italia.
Le frontiere in pianura sono delle polveriere. E così si spiega la diffidenza di tutti i Paesi lungo la frontiera ovest della Russia. È per questo che i Paesi Baltici hanno richiesto – a garanzia del soccorso militare della Nato nel caso fossero aggrediti – l’invio di un contingente di soldati. Così, eventualmente, ci sarebbero anche morti di Paesi appartenenti all’alleanza, e ciò per l’opinione pubblica varrebbe parecchio di più di un paio di firme su pezzi di carta. Queste mosse sono dettate dalla paura di Mosca da un lato, e dalla vigliaccheria e inaffidabilità occidentale dall’altro. Soprattutto tenendo presente quanto inconsistente sia un politico come Obama e come cominciò l’ultima guerra. E se noi mandiamo soldati in quei lontani Paesi è perché sia confermata anche la garanzia nei nostri confronti.
La Russia vive tutto ciò con apprensione. Come, truppe Nato, missili Nato, forse bombe atomiche Nato in territori che fino a non molto tempo fa erano Unione Sovietica? Regioni che sono ad un tiro di schioppo dalla capitale creata da Pietro il Grande?
Vladimir Putin è un grande Presidente ma la sua politica ha reso l’Europa un posto meno pacifico. Già l’intervento dei carri armati in Georgia aveva allarmato l’occidente, ma sembrava un episodio periferico. Viceversa l’est dell’Ucraìna è nel cuore dell’Europa e tuttavia la Russia non ha esitato a modificare anche questa frontiera. La politica di una grande potenza è naturalmente assertiva, ma se si trasforma in una minaccia per i vicini, col tempo potrebbe non rivelarsi un buon affare.
Indubbiamente l’intangibilità delle frontiere è un assurdo. È come chiedere al derubato di non rivendicare il proprio portafogli dal ladro. Ma essa ha preservato la pace per decenni, mentre oggi riprendono vita altre innegabili considerazioni. Pensiamo alla situazione della Polonia. Aggredita dalla Germania hitleriana e dall’Unione Sovietica staliniana, dopo la guerra avrebbe dovuto far parte dei vincitori, e invece è stata “premiata” con uno stupro territoriale ad est, compensato con uno stupro territoriale ad ovest a danno della Germania. Per non parlare della schiavitù politica fino alla fine dell’U.r.s.s. Se un giorno, con degli alleati, la Polonia potesse aggredire la Russia per riprendersi i suoi territori, chi potrebbe darle torto?
Forse il principio dell’intangibilità è stato soltanto un sinonimo di “paura”. Forse la pace dura finché sono ancora vivi quelli che hanno conosciuto la guerra. E poi, quando essa fa parte dei libri di storia, gli uomini ridivengono imprudenti.
Forse il più grande difetto di Putin è quello di essere nato nel 1952.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
20 ottobre 2016

LA RUSSIA HA PAURA E FA PAURAultima modifica: 2016-10-20T08:26:40+02:00da
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