GianniP

IL CASSANDRO INVOLONTARIO

Chi mi conosce, sa che sono un pessimista. Prevedo ad esempio che l’Unione Europea e l’euro finiranno a gambe all’aria, con un grande bang. Ma mi consolo e consolo gli amici dicendo che potrei sbagliarmi. Che Cassandra ci azzeccasse sempre è soltanto un mito. E tuttavia sono allarmato. È vero che il futuro è inconoscibile e che coloro che credono a maghi e chiromanti sono dei dementi. Ma a me sono capitate cose strane.
Nel 1968 avrei potuto, come tutti, entusiasmarmi per le novità. Ho sempre avuto una sorta di allergia per l’autorità, ed ecco un movimento che l’autorità la contestava. Sono sempre stato sobrio, ed ecco una gioventù che affettava una sorta di francescanesimo mondano. Si contestavano la struttura medievale dell’università, il padreternismo e il nepotismo dei professori, il nozionismo imbecille, tutte cose certamente sbagliate. Ma personalmente avevo l’età della ragione e tante altre cose mi apparivano assurde. La pretesa del “diciotto politico” o gli esami di gruppo mi facevano pensare che la festa si sarebbe trasformata in disastro. “Di questo passo avremo una generazione di analfabeti”, dicevo. Ma nessuno sembrò preoccuparsene, né allora né in seguito. Ancora oggi in Italia c’è gente che dice: “Ho fatto il Sessantotto” come se avesse partecipato all’Anabasi.
Per molto tempo le cose andarono come prima. Dov’erano, gli analfabeti che avevo previsto? Il solito pessimista. Quando quasi mi sono rassegnato ad aver sbagliato – con molto ritardo rispetto alle mie previsioni, e cioè quando i discenti di un tempo sono diventati professori – la marea degli analfabeti è giunta trionfalmente a riva. Chi dice due parole in latino è guardato come se avesse usato il sanscrito. Non riesco più ad ascoltare un telegiornale senza incocciare in errori d’italiano. Spesso i termini sono usati a caso, soltanto perché somigliano a quelli giusti. Che so, paventare per spaventare, paritario per pari, e soprattutto problematica per piccolo problema. E come districarsi, fra previdenza e prevenzione? Un paio di giorni fa Matteo Renzi – laureato e Presidente del Consiglio – ha detto che il referendum scioglierà “un dubbio atavico”. Atavico? Che diamine voleva dire?
E non è l’unico caso di catastrofe annunciata. Negli Anni Settanta/Ottanta l’Italia ha fatto impennare il suo debito pubblico ed io ho cominciato a chiedere in giro: ma chi pagherà questa cambiale? E che avverrà se essa continuerà a crescere? Tutti mi guardavano come un rompiscatole. Perché mi preoccupavo? I titoli di Stato continuavano a trovare compratori, sia italiani che esteri, e tutto andava per il meglio. Io mi aspettavo già allora il crollo della Catena di S.Antonio ed ero isolato nel mio pessimismo. Forse avevo torto. Forse veramente era possibile fare sempre più debiti, continuando a prosperare. Ma anche qui ho avuto troppa premura. L’inevitabilità della catastrofe, che non era chiara allora, è chiara adesso. La Banca Centrale Europea tiene a galla il sistema, stampando denaro falso, ma ha il fiato corto. E certo non potrà farlo indefinitamente. Ora è divenuto chiaro a tutti che non si vive facendo sempre più debiti, come vorrebbe anche oggi il governo italiano. Arriva il momento in cui salta tutto.
Ma finisce qui? Purtroppo no. Ecco un altro esempio. Un tempo i bambini erano bambini. Angeli no, ma neanche demoni. A me non piacevano già allora, ma poi hanno cominciato a peggiorare. O sono peggiorati gli adulti: il risultato è lo stesso. Educare i “little monster” è divenuto una forma di crudeltà. Dar loro uno scappellotto, un reato. Vietargli qualcosa, un modo per “traumatizzarli”. E non parliamo di bocciarli, qui si rischia il ricorso al Tar e la promozione giudiziaria. A scuola è divenuto tabù perfino dare dell’asino ad un alunno. Forse il docente dovrebbe dirgli: “Devo confessarle che la sua mancanza di dati su questo argomento mi sorprende sgradevolmente. Mi consenta di metterle un quattro sul registro. E non le metto un tre per non traumatizzarla”.
I bambini sono divenuti insopportabili perché non hanno freni. Possono giocare fra i tavoli del ristorante, se ne hanno voglia. Possono gridare con quanto fiato hanno in corpo, così, se gli va di farlo. Possono buttarsi a pesce sui dolci portati dagli ospiti, servendosi per primi, a piene mani. È semplice, hanno tutti i poteri. Come Caligola. Con quale coraggio una persona ragionevole si metterebbe in casa questa invasione barbarica?
E c’è il lato economico. C’è bisogno dell’asilo nido e della baby sitter. Una volta i bambini avevano due paia di scarpe, di cui uno risuolato, i calzoni corti e il cappottino del fratello maggiore. Ora devono portare vestiti firmati e firmata dev’essere anche la cartella dei libri. Poi per la scuola devono essere accompagnati e prelevati in auto, mentre noi facevamo chilometri a piedi, da soli. E i genitori sono ancora di corvée per accompagnare i figli dagli amichetti o le figlie “a danza”, come si dice. Per non parlare, in seguito, del motorino o della minicar. E dopo tutto questo i figli sono grati ai genitori? Per nulla. Tutto ciò è loro dovuto, infatti ne dispongono tutti gli altri figli. Che stanno chiedendo, di speciale?
Anche qui, per molto tempo ho avuto torto. La gente continuava a sposarsi e ad avere figli. Soltanto quando mi sono rassegnato la realtà è venuta a dirmi che avevo avuto ragione, con circa mezzo secolo d’anticipo. Infatti è cominciato un drammatico calo delle nascite che fa degli italiani una specie ben più in pericolo del Panda. Oggi un articolo di Repubblica è tacitianamente intitolato: “Culle vuote”.
Prima si è permessa la contraccezione, poi si è passati a due figli al massimo, infine si è rinviato il figlio unico pressoché indefinitamente. Oggi le primipare quarantenni non sono più un’eccezione. Insomma si è puramente e semplicemente capito che questa storia dell’avere figli era una immensa seccatura e un costo insostenibile. Prima i bambini si portavano dal medico se proprio stavano male, ora hanno il loro pediatra di fiducia. Prima avevano qualche dente storto, ora è necessario l’ortodontista. Prima se erano scontenti era affare loro, ora è necessario farli parlare con uno psicologo. Un figlio? Quando avremo un aumento di stipendio. Quando avremo una casa più grande. Insomma quando si romperà il preservativo.
Ecco perché sono allarmato. Perché la speranza che abbia visto male, sul futuro economico dell’Italia e dell’intera Europa, è piuttosto flebile. Facciamo insieme gli scongiuri, ma temo valga poco. Se sono fortunato, essendo vecchio, beneficerò del ritardo fra le mie previsioni e la loro realizzazione.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
21 ottobre 2016

IL CASSANDRO INVOLONTARIOultima modifica: 2016-10-21T11:39:38+02:00da
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