SI’, MA CHI PAGA?

Quand’ero ragazzo, a proposito dell’istinto ho letto la divertente storia della pelopea del Messico. Si tratta di una vespa che, per assicurare la sopravvivenza della sua specie, crea una sorta di cilindro, vi deposita il suo uovo o quello che è, forse anche il cibo di cui dovrà da prima nutrirsi il piccolo, e infine chiude il cilindro con un coperchio. Il suo compito è finito. La cosa divertente è che se, in corso d’opera, le si sottrae il contenuto del cilindro, e perfino la chiusura inferiore, la vespa non si scompone, continua il suo programma e chiude il cilindro col previsto coperchio. Il povero insetto non è stupido come sembra. Il fatto è che in natura non c’è nessuno sconsiderato che per capriccio vada a vanificare totalmente il suo lavoro. L’intervento dell’entomologo non era fra i fatti prevedibili.
Cambiamo scena. Immaginiamo una famiglia che, per la sera di Natale, abbia progettato di mangiare salmone, innaffiandolo di vino bianco. Tutti sono d’accordo che quel pesce debba costituire il piatto forte della cena, ma la disputa si accende quando si tratta di stabilire il modo di cucinarlo. Le ricette si scontrano, sul vino ci si accapiglia come sui migliori principi morali, e intanto l’ora della cena si avvicina. Finché il Pierino di casa domanda: “Ma il salmone e il vino li abbiamo?” E la risposta è “no”. E quando quello chiede ancora: “E i soldi per comprarli li abbiamo?”, la risposta è ancora “no”. Si direbbe che una famiglia del genere sia più stupida della pelopea.
La metafora si applica ad una sterminata quantità di casi. Quando si tratta di politica, ad esempio, ognuno dice la sua. I pareri divergono, la discussione diviene appassionata e tuttavia un punto accomuna tutti i protagonisti: si prescinde dai costi. Su questo sono tutti d’accordo. I costi deve affrontarli lo Stato il quale – chissà dove – troverà i fondi necessari.
Le cose non vanno diversamente quando si tratta di morale. Se si discute di ciò che la società dovrebbe fare, si è tanto più severi, quanto meno si sia costretti a pagare il costo di ciò che si predica. Gli uomini più rigidamente contro l’aborto potranno chiedere che esso sia vietato persino alla donna rimasta incinta dopo uno stupro: certo, loro questo problema non l’avranno mai. Contro l’adulterio sono soprattutto gli anziani e i giovanissimi. Tutti sono pronti ad impiccare i politici per il minimo sgarro, ma sono tollerantissimi per le proprie piccole o grandi colpe. Perché i politici sono “loro”, ed “io sono io”. In generale le sofferenze imposte in nome del Bene sono sacrosante. Purché altrui.
Ogni volta che si discute di morale, esattamente come per la politica, nessuno fa questione di costi. Quel che è giusto è giusto e va fatto. Ne abbiamo avuto un esempio col problema dei migranti, riguardo ai quali parecchie persone, anche al massimo livello, hanno parlato di doveri assoluti e imprescindibili. Si è dichiarato empio essere razionali, parlare di costi, addirittura della semplice attuabilità delle raccomandazioni. Il Bene non scende a compromessi. Neanche con la realtà.
Troppo spesso dà lezioni chi pensa che il costo lo pagheranno gli altri. Un conto è essere a favore del sussidio ai disoccupati, un altro conto pagare per tutti al ristorante. Quando si tratta di mettere mano al portafogli, il problema del denaro cessa di essere indecente.
In realtà, il problema di “chi paga?” dovrebbe essere in tutti i casi risolto per primo. Né è lecito cavarsela con espressioni falsamente tecniche o allusive, come quando si parla di “reperire le somme necessarie nelle pieghe del bilancio”. Non soltanto il bilancio non ha pieghe, ma ragionando in questo modo avrà piuttosto dei buchi.
L’ideale sarebbe che fosse accettato da tutti un inflessibile principio generale: nessuno è morale e generoso se ciò che propone è a spese d’altri.
Gianni Pardo
11 settembre 2017

SI’, MA CHI PAGA?ultima modifica: 2017-09-11T16:12:59+02:00da gianni.pardo
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