GianniP

LA CATALOGNA E LE SECESSIONI


Non sono uno specialista della Spagna e ancor meno della Catalogna. Riguardo all’aspirazione di questa regione a divenire indipendente da Madrid, non conosco le ragioni e i torti: ma ci sono principi generali che si applicano anche a questo caso.
Ogni organismo tende alla sopravvivenza. Non soltanto qualunque animale, se attaccato, si difende come può; non soltanto qualunque uomo, se attaccato, si difende come può, ma la cosa è vera per qualunque organismo, dall’unicellulare alla balena. Da quelli che in Italia chiamiamo “enti inutili” agli Stati Uniti d’America. Qualunque nazione ha un possente istinto di conservazione e reagisce selvaggiamente, se si sente in pericolo, e la secessione di una parte del suo territorio è una delle massime minacce. La cosa è comprensibile. Le dimensioni di un Paese sono spesso in relazione diretta con la sua capacità di difendersi. Inoltre la secessione di un primo pezzo del territorio può servire d’incoraggiamento ad altre regioni. Gli Stati Uniti hanno conosciuto una sola grande guerra, sul loro suolo, ed è stato quando il Sud ha cercato di rendersi indipendente dal Nord.
Per tutte queste ragioni la Catalogna non dovrebbe stupirsi della reazione di Madrid. Ogni nazione si proclama “una e indivisibile”. Lo fa anche la mite Italia, con l’art.5 della Costituzione. Dunque il problema si sposta dal diritto alla politica.
Se la Catalogna, malgrado la costituzione spagnola, malgrado i giudicati della Suprema Corte, riuscisse a rendersi indipendente, i promotori di questa indipendenza avrebbero un monumento in piazza. Ma se non ci riusciranno, sarà normale che finiscano in galera. Guglielmo Oberdan fu onorato come eroe dall’Italia, e impiccato dall’Austria come traditore. Chi aveva ragione? Nessuno dei due Paesi, o tutti e due, a scelta.
E sempre politicamente si può osservare che, quando sono in gioco grandi interessi, non bisogna aspettare che il problema si complichi fino a richiedere in ogni caso una soluzione traumatica. È vero per la crisi nordcoreana, che si sarebbe dovuta risolvere decenni fa, è vero per la Catalogna. Madrid oggi reagisce con arresti di importanti personaggi, col sequestro delle schede di un referendum illegale, ma forse avrebbe fatto bene, prima, ad essere più severa. Ogni incendio alimentato dal vento diviene più difficile da domare quanto più tempo gli si lascia di allargarsi nello spazio.
Infine la simpatia per la Catalogna, come per ogni forma di ribellione contro l’autorità – oggi tanto di moda – non ci deve far velo riguardo al dovere di ogni Stato che voglia essere indipendente di conservare all’occasione una massa d’urto credibile. La Jugoslavia è stata una costruzione artificiale, che è andata in pezzi non appena le sue diverse regioni hanno avuto la possibilità di farlo. E nondimeno, finché è stata unita, ha avuto un notevole peso, nei Balcani. Che peso hanno, oggi, la Macedonia, la Bosnia, la Slovenia? La Catalogna ha la fortuna di avere come vicini una Spagna e una Francia che non si scontrano militarmente da moltissimo tempo, anche perché i Pirenei sono inamovibili. Ma il principio generale per il quale ogni Stato rimane in diritto di difendere con tutte le sue forze l’integrità del suo territorio, rimane inconcusso. Nessuno ha il diritto di condannare Madrid, questo deve essere chiaro. Anche se prima ha commesso l’errore di permettere che le cose andassero troppo lontano.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

25 settembre 2017

LA CATALOGNA E LE SECESSIONIultima modifica: 2017-09-25T12:25:09+02:00da
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