L’ARABIA SAUDITA E L’EMPIETA’ DELLA RAGIONE

Il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, attualmente di fatto dittatore del suo Paese, è chiaramente risoluto a svecchiarlo e a cancellare alcuni divieti che – soprattutto agli occhi di noi occidentali – sono assurdi. Pare ad esempio che dal prossimo anno sarà permesso alle donne di guidare l’automobile. E lo svergognato pensa anche – è notizia dell’Ansa di oggi – di riaprire i cinema, dopo che per trentacinque anni, in seguito ad una svolta tradizionalista e rigorista, erano stati vietati in tutto il regno.
Il fatto si presta a serie considerazioni. Salman ha ovviamente ragione, dal nostro punto di vista. Ma questo punto di vista è il solo possibile?
A me è capitato di sostenere che avere dei figli è assurdo: limitano terribilmente la nostra libertà, ci legano indissolubilmente al partner con cui li mettiamo al mondo, costano un sacco di soldi e sono costantemente e inevitabilmente degli ingrati. Senza dire che sono una tremenda rottura di scatole. Naturalmente, nell’affermare tutto ciò, potrei avere torto come potrei avere ragione, ma una cosa è certa: questo genere di osservazioni suscita una unanime riprovazione. E ciò avviene perché esse vanno chiaramente contro l’interesse che la specie umana ha a sopravvivere e a perpetuarsi. Infatti la tendenza è quella di rifiutare tesi come le mie prima ancora di prenderle in considerazione.
La notazione è interessante perché dimostra che la logica funziona finché non interferisce con l’interesse. Che A obbedisca a B è chiaramente nell’interesse di B. E allora ecco che B, se ha il potere sulle opinioni, impone di credere che l’obbedienza è una virtù, e vieta anche soltanto di mostrare che, stranamente, questa virtù è nell’interesse di chi la predica.
Altra notazione: la fede degli umili è la più salda. Infatti nello stesso Vangelo si legge che Cristo invitò chi voleva entrare in Cielo a somigliare ai bambini che lo circondavano in quel momento. Certo, perché i bambini non sono campioni di logica o pozzi di cultura. E poi, ci sono forse bambini eretici? Gli eretici vengono dalle file dei teologi. Cioè di quelle persone che si sono permesse di ragionare sulla fede e alla fine ne hanno sottolineato le incongruenze. Nello stesso tempo contraddicendosi fra loro, fra l’altro, e dimostrando così che la critica avrebbe dovuto essere ancor più radicale. Ma non bestemmiamo oltre.
Insomma il punto di vista che Salman forse non vede, perché tende a sposare il punto di vista occidentale, è che quando un sistema è assurdo, l’ultima delle cose da fare è liberalizzarlo, attenuarlo, ragionarci su. Aprirlo alla logica e alla ragionevolezza. Perché è come fare un buco in una diga: non soltanto l’acqua uscirà da quel buco, ma lo allargherà fino a far crollare l’intero sbarramento. Lo si è visto con Gorbaciov: lui voleva soltanto rendere un po’ meno assurdo il sistema sovietico e tutto è venuto giù. Come lo si vede con Papa Francesco, che apre alla semplice, piana umanità, e sta distruggendo la Chiesa Cattolica.
Per tornare al caso specifico: il cinema è immorale, come pensavano i tradizionalisti sauditi, o assistere ai film è normale, come pensa il principe Salman? Va detto al passaggio che i sauditi non sono stati i primi a combattere gli spettacoli come immorali. Prima di loro Jean-Jacques Rousseau, l’idealista che è alla base della mentalità di sinistra – e di tutti i totalitarismi – era contro il teatro, che reputava tale da corrompere i costumi. Ma, rispetto al cinema, mi si consenta un ricordo personale.
Quand’ero bambino la Sicilia – come ho più volte scritto – come mentalità era un Paese mediorientale. Io andavo al cinema, vedevo commedie americane castigatissime, rispetto agli standard attuali, e osservavo che la gente le capiva e si divertiva. E questo anche se sullo schermo avvenivano cose che, nella locale realtà, avrebbero provocato tragedie. Si vedevano uomini che parlavano civilmente con colui che aveva sposato la loro moglie, dopo esserne stato l’amante. Donne che, chiaramente, non erano vergini, pur non essendo sposate, e tutti rispettavano come signore. Un mondo la cui moralità era tutt’altro che islamica, come da noi, ma sembrava che della cosa gli spettatori nemmeno si accorgessero, talmente erano abituati al double standard: da un lato il cinema, dall’altro il loro mondo. Ed io, bambino, non capivo. O piuttosto, capivo che presto sarei stato guardato come un immorale, perché parteggiavo per quella che mi sembrava la realtà “logica”, cioè per gli Stati Uniti.
Ma il contatto con l’America e l’Europa, per non parlare della televisione, a poco a poco ha cambiato le cose. La gente non prendeva sul serio ciò che vedeva ma col tempo abbiamo avuto anche noi il divorzio, la verginità ha smesso di essere un tabù, e perfino gli omosessuali sono stati considerati esseri umani.
Salman è a capo di una monarchia assoluta, aggrappata ai dogmi di una religione retrograda, che per giunta è stata interpretata in modo anche più retrogrado del necessario, e forse non si rende conto dei rischi che corre. Certo, è assurdo vietare il cinema. Ma è forse meno assurdo considerare alcuni esseri umani destinati ad avere diritto di vita e di morte sugli altri, soltanto perché figli del re, e tanti altri destinati ad obbedire e a servire quei pochi privilegiati?
Étienne de la Boëtie, un pensatore francese del Cinquecento, ha parlato della “Schiavitù volontaria” dei molti che obbediscono a un solo. Dunque se Salman oggi non ha nulla da temere è perché il suo popolo è troppo ignorante per conoscere il francese. Dunque farebbe bene a confermare per le donne il divieto di guidare e, visto che c’è, potrebbe anche chiudere tutte le scuole. I sudditi, se proprio vogliono, possono imparare a loro spese a leggere l’unico testo che merita di essere letto (l’ha detto il califfo Omar): il Corano.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
12 dicembre 2017

L’ARABIA SAUDITA E L’EMPIETA’ DELLA RAGIONEultima modifica: 2017-12-12T09:59:13+01:00da gianni.pardo
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