UN FILM SUL M5S

La vicenda del Movimento 5 Stelle può essere vista come un evento politico, e certamente lo è, se è vero che esso è arrivato al governo. Ma può anche essere vista come un film. Uno di quei film che partono da un’ipotesi strampalata e la sviluppano, enumerando i corollari e all’occasione con spunti comici.
Ecco la trama. Immaginiamo qualcuno che non capisce niente di politica, di amministrazione o di economia. Insomma “a man in the street”, non più colto della media, che è come dire ignorante come una capra. Costui per gioco si mette a dire sciocchezze politiche e inaspettatamente viene preso sul serio, fa carriera e alla fine gli viene affidato il governo. Che spettacolo ne verrebbe fuori?
Si potrebbe fare del film la saga dell’uomo di buon senso, onesto e coraggioso, che con la faccia di Gary Cooper trionfa di tutti gli ostacoli. Oppure – protagonista un uomo un po’ più colto, diciamo James Stewart – si potrebbe mettere in scena un personaggio che combatte eroicamente un’unica battaglia, la vince, e poi abbandona un mondo che, dopo tutto, non lo merita.
Molta parte di questo soggetto si è già verificata. La volgarità e l’invettiva sono state credute programmi politici. Ha trionfato l’illusione infantile che basti essere onesti e disinteressati e si governa bene un Paese. La competenza – vista come acquiescenza al condizionamento dell’establishment, ed anzi come inutile complicazione – è stata rigettata. Ci si è perfino rifiutati di far di conto, rispondendo alla semplice domanda: “E con quali soldi lo fai?” Insomma i Cinque Stelle sono arrivati al governo tecnicamente equipaggiati quanto un suonatore di oboe per eseguire una laparotomia.
Infatti dapprima i beneficiari della lotteria hanno visto la vicenda come uno spettacolo, per esempio andando a piedi al Quirinale, o facendo finta di prendere un autobus. Finché gli hanno spiegato che i matti non sparano ai politici perché i politici lo meritano, ma perché loro sono matti; e che, a voler giocare ai cittadini come gli altri, complicavano ulteriormente la vita delle scorte.
Comunque ci hanno messo tempo a capire che, se la vita parlamentare è un gioco, certo è un gioco complicato. Per esempio, hanno scoperto che, per fare le cose, occorrono i soldi, e in questo momento, in materia di soldi, l’Italia ha soltanto il più gigantesco debito pubblico fra i grandi Paesi europei. Poi gli hanno spiegato che, se si insiste a far debiti, c’è caso che alla fine nessuno ci faccia credito. E che le Borse ci facciano fallire. Non bastasse, hanno scoperto che “il diavolo si nasconde nei particolari”.
Facciamo un esempio teorico. L’idea di aiutare i poveri con un sussidio è certamente lodevole. Ma chi sono i poveri? Quelli che non hanno nessun reddito? E come provano che non hanno nessun reddito? E se invece lo hanno, lo Stato come può scoprire che hanno mentito? E comunque, qual è il reddito oltre il quale non si è più poveri? Se fosse di cinquecento euro, sarebbe giusto dare, poniamo, trecento euro a chi ha questo reddito e non dare niente a chi ha un reddito di 501€?, Infine e soprattutto, quanto verrebbe a costare, questo sussidio, allo Stato? E dove sono i soldi per finanziarlo?
La distanza fra i progetti vaghi e la realtà è molto maggiore di quanto la gente non pensi. Ecco perché già oggi vediamo questi giovanotti alle prese con le perplessità degli apparati dei loro Ministeri, per non parlare delle obiezioni, fondatissime, del Ministro dell’Economia. E provocano uno stringimento di cuore. Non si può mettere uno sprovveduto in un posto di comando per il quale non è qualificato e poi rimproverargli di non essere qualificato. Al malcapitato non si può neppure far carico di avere accettato, perché se si fosse reso conto di non essere qualificato, sarebbe stato più qualificato di quanto non siano i ragazzotti del Movimento.
Per fortuna, se si è vecchi, si può guardare a tutto questo con serenità. Col distacco divertito con cui un accademico studia un curiosum della storia. Per dire: Caligola che nomina senatore il suo cavallo, la “Crociata dei bambini”, il processo al cadavere di Papa Formoso, o l’immortale beffa di van Meegeren ai nazisti e ai critici d’arte. Dimentichiamo dunque che tutto questo si gioca sulla nostra pelle e continuiamo a pensare al film.
Se i dilettanti si inchinano alla competenza dei funzionari che li circondano e non provocano disastri, non faranno niente di quello che hanno promesso. E alle prossime elezioni spariranno dal panorama politico. Se invece insistono ad andare contro venti e maree – o più semplicemente contro le colonne del dare e dell’avere – può darsi che l’Italia fallisca, che salti l’Unione Europea e che il contatore dell’Europa sia rimesso a zero. Come nel 1945.
Sarebbe tremendo, ma dopo tutto ce lo saremmo meritato. Una casa non scoppia perché abbiamo acceso un fiammifero, scoppia perché era satura di gas. E dal momento che il gas ce l’abbiamo immesso noi, che diritto avremmo di lamentarci?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 luglio 2018

UN FILM SUL M5Sultima modifica: 2018-07-05T07:24:59+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “UN FILM SUL M5S

  1. Su Twitter: Mario Seminerio @Phastidio 1 h
    Ottime notizie per i partiti: l’elettorato ideale è quasi pronto.
    Invalsi 2018, nuovo tonfo del Sud. In Calabria un tredicenne su due non sa l’italiano. Inglese, gli immigrati meglio degli italiani.

    Andiamo sempre meglio 🙂

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