I COMPETENTI

Come ormai dicono tutti, il mondo ha perduto la fiducia negli esperti. La cosa è avvenuta in larga misura negli Stati Uniti, ma ovviamente ne abbiamo una clamorosa riprova anche in Italia. Ché anzi, da noi, la sfiducia nei competenti si è trasformata in fiducia negli incompetenti.
A questi si per­dona tutto: le sparate più inverosimili, le affermazioni più azzardate e gli errori più evidenti, inclusi quelli di lingua italiana. Naturalmente di questo sostegno incondizionato si fanno forti gli in­competenti al potere e ne approfittano per irridere gli esperti, sfidare i buro­crati di Bruxelles, e con loro l’Unione Europea, i mercati e infine l’Olimpo, come i Titani. At­tualmente, malgrado le loro mattane, sembrano invincibili, ma è lecito chiedersi: lo sono effet­tivamente?
Le prime risposte non sono incoraggianti. Infatti, chi prende il potere ha tendenza a fare di tutto per tenerselo. In secondo luogo, la sfi­ducia appartiene ormai ad una larghissima fascia della popolazione ed è noto che i grandi organismi si muovono molto lentamente. Infine i competenti, in confronto alla massa della popolazione, sono una sparuta minoranza, per giunta frazionata al suo interno, nel senso che il competente in virologia è un ignorante in scienza delle costruzioni e il professore di greco non sarebbe certo in grado di dirigere un’orche­stra sinfonica. Come non bastasse, i competenti hanno sbagliato molto. Soprattutto in campo economico: sia perché non hanno azzeccato le previsioni, sia perché, dal momento che la macroeconomia è stretta­mente intrecciata con le teorie economiche e la politica, si è passati dalle evidenze della massaia, basate sul buon senso, ad atti di fede come quelli che hanno portato ad un malinteso keynesismo. Queste prese di posizione ci hanno portati ai disastri di cui conserviamo chiara memoria, anche perché sono ancora presenti. Insomma una reazione, per ricon­quistare ascolto e potere, da parte degli stessi competenti, attualmente sarebbe senza speranza. E tutta­via il finale della storia non sembra essere il trionfo degli incompetenti.
Degli esperti si può dir male, ed effettivamente se ne dice male, ma in generale, non in concreto. Ci sono molte persone che dichia­rano tutti i meccanici disonesti (“Sono gente che dichiara di aver sostituito un pezzo che non ha sostituito, tanto nessuno può con­trollare. E uno deve pagare”) ma, a parte il fatto che spesso questa è una calunnia, chiunque abbia un’automobile bisognosa di una riparazione non se ne occupa certo personalmente: cerca uno specialista, anche nel caso di una semplice perdita d’olio. E lo stesso vale per il medico, per l’ingegnere, per il commerciali­sta e per ogni sorta di esperto. Se si ha occasione di avere una cattiva opinione del proprio medico, non è che si vada dalla fattucchiera: si cambia medico. La disistima dei competenti può anche divenire una moda, ma è una moda passeggera. Essa è fatta più di parole che di com­portamenti effettivi.
E tuttavia, se questo è certo per quanto riguarda i comportamenti privati, per la politica le cose vanno un po’ diversamente. Sia perché le dimensioni del problema sono molto diverse, sia perché nella conduzione dello Stato operano teorie, sogni, ideologie, e soprattutto gran­diosi errori. Basti dire che nel 1948 la Cecoslovacchia votò democratica­mente per i comunisti, condannandosi a una servitù durata fino al crollo del Muro di Berlino. Dunque a volte, perché il popolo ritrovi il buon senso, c’è da aspettare che si renda conto dei propri errori e dei disastri provocati dalle sue stesse scelte. Soltanto allora farà marcia indietro. Naturalmente purché sia in regime di democrazia. I russi, per fare un esempio doloroso, avendo scelto il comunismo, hanno dovuto aspettare settant’anni, per avere il diritto di gridare che nel 1917 si erano sbagliati.
Per l’Italia democratica, prevedibilmente, non ci vorrà tanto tempo. Già basterebbe che a fine mese Standard and Poor’s ci degradasse, come affidabilità, di due gradini invece che di uno (dopo i tanti che ne abbiamo scesi), precipitando i nostri titoli di Stato a livello “spazzatura”, per vedere quanto valgono, come governanti, quelli che aprono la bocca e le danno fiato.
Ecco la differenza fra i competenti e gli incompetenti. I primi magari non fanno miracoli, ma almeno conoscono le conseguenze di un intervento certamente sbagliato. E il massimo errore che può commettere lo Stato è quello di non lasciare all’economia nessuna libertà o quasi.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
6 ottobre 2018

I COMPETENTIultima modifica: 2018-10-06T10:06:57+02:00da gianni.pardo
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10 pensieri su “I COMPETENTI

  1. Se il mondo ha perduto fiducia nei confronti dei competenti e degli esperti, Lei la considera l’ipotesi che costoro forse non siano né competenti né esperti.

  2. Se il mondo ha perduto fiducia nei confronti dei competenti e degli esperti, Lei la considera l’ipotesi che costoro forse non siano né competenti né esperti?

  3. No, non la considero, se parliamo di vaccini. E oggi si sentono troppe baggianate, in giro, in medicina, per esempio.
    Quanto al resto, un competente non di economia ma di storia potrebbe dimostrare all’incompetente, se volesse ascoltarlo, che dovunque lo Stato ha creduto di saperla più lunga dei cittadini, ha provocato miseria. Veda la differenza fra la Cina di Mao e quella di oggi, la Russia di Stalin e quella di oggi, l’Italia del dopoguerra e quella di oggi.

  4. Ma perché? Secondo Lei la questione verte sull’utilità dei vaccini? Perché se la Sua risposta in tal senso è affermativa, devo non solo annoverarla tra gli incompetenti (in merito alla questione in sè) ma anche riconsiderare la Sua onestà intellettuale.
    E mi dispiacerebbe moltissimo, perché la leggo da tanti anni.
    Ma non la riconosco più, davvero.

  5. Ci sarebbe pero’ anche da chiedersi quale tipo di competenza possa servire per stare al governo di un paese: l’andamento delle faccende umane, avendo un’infinita’ di retroazioni che cambiano continuamente le condizioni di partenza su cui si basano le previsioni, e’ prevedibile solo a breve scadenza e a breve raggio, per il resto davvero puo’ essere piu’ utile una fattucchiera, o un illusionista.

    E’ per questo che abbiamo scelto la democrazia, cioe’ il sistema “trial and error” nella scelta del governo e delle leggi: perche’ i risultati della scelta si vedono solo dopo, e l’esperienza insegna che non sono mai come ci si aspettava, oppure che anche quando vanno come ci si aspettava, ci si accorge che il risultato che sulla carta pareva tanto desiderabile, saggiato sulla nostra pelle non ci piace per niente… inoltre nemmeno interpretare la storia e’ facile ne’ univoco, la lettura della storia anche se basata su dati certi dipende moltissimo dalla sensibilita’ dell’osservatore, e da cosa in particolare, di tutto quello che e’ successo, gli interessa vedere secondo il tempo presente (il problema dell’ermeneutica). Gli antichi romani portarono la civilta’, o erano solo dei biechi anticipatori del terzo reich come riteneva la sensitiva Simone Weil, che vedeva appunto il terzo reich bieco a differenza della maggioranza dei tedeschi “civilizzatori” dell’epoca?

    Quindi quello che spaventa dell’andazzo corrente e’ la quasi totale incoscienza rispetto a quanto esposto sopra: ma quanto piu’ si e’ ignoranti, quanto piu’ si vede solo un ristretto aspetto del mondo che ci circonda, e tanto piu’ si crede di essere onniscienti e ci si incattivisce a vedere che il mondo non va come ci si immagina sarebbe facile farlo andare.

    Il fatto e’ che sono passate ben due o tre generazioni dall’ultimo bagno di realta’ dell’ultima guerra persa, che consigliava tolleranza, umilta’ e prudenza: la memoria diretta e’ andata persa.

    Un mio amico diceva che “nulla e’ impossibile per chi non lo deve fare”. Variante di “chi non fa nulla, non sbaglia nulla”, e percio’ magari si convince pure di essere onnipotente. Avete presente i pensionati che guardano e danno ordini agli operai durante i lavori in corso, per cui per combinare qualcosa diventa necessario erigere barriere? Come per le leggi e le salcicce di cui parlava Bismark. Ormai e’ come se fossimo tutti pensionati. Del resto nel mondo occidentale oltre l’80 per cento del Pil e’ ormai costituito da servizi, faccenda che nel nostro paese a sua volta si concretizza per la maggior parte in una burocrazia da alienati, in un mondo immaginario che esiste solo sulla carta, ma che ci immerge talmente che finisce per diventare la vera realta’ in cui viviamo e l’unica di cui abbiamo esperienza.

  6. Caro Marino, neanch’io capisco Lei. Io volevo soltanto dire che non è permesso ai non competenti (e lo siamo tutti, salvo i virologi) di contestare l’utilità dei vaccini. E la sicumera con cui tanta gente affronta l’argomento dimostra che non ha paura della smentita e del compartimento dei competenti.
    Quanto al resto, sottolineo (un po’ per tutti) che non ho parlato né soltanto né prevalentemente di politica, in questo articolo. La crisi mi sembra di ambito più vasto.

  7. Ad essere obiettivi, la sicumera e’ anche dei virologi competenti che si confrontano con gli incompetenti: che l’errore sia possibile anche nel loro ambito, per cui puo’ essere utile non vaccinare una porzione di popolazione, e tanto vale farlo proprio con quella che non vuole, non gli passa nemmeno nell’anticamera del cervello. Il loro non e’ un atteggiamento scientifico, ha tutta l’albagia del tecnico “che credeva di essere meccanico e invece era solo carne piangente”, come diceva il marinetti sul letto di morte, dopo una vita altera.

  8. “Io volevo soltanto dire che non è permesso ai non competenti (e lo siamo tutti, salvo i virologi) di contestare l’utilità dei vaccini”.

    E chi è che avrebbe contestato l’utilità dei vaccini?
    Vede che è disinformato o in malafede?
    La questione è in merito all’obbligo vaccinale e alla sicurezza dei vaccini, non all’utilità degli stessi.
    E al fatto che alcuni di questi vaccini vengano imposti per scopi che non hanno nulla a che vedere con la prevenzione.
    Non c’entra niente l’utilità dei vaccini.
    Nessuno l’ha mai contestata.

    “E la sicumera con cui tanta gente affronta l’argomento dimostra che non ha paura della smentita e del compartimento dei competenti”.

    A dirla tutta, io vedo molta più sicumera nei confronti dei cosiddetti “competenti”.

    “Quanto al resto, sottolineo (un po’ per tutti) che non ho parlato né soltanto né prevalentemente di politica, in questo articolo. La crisi mi sembra di ambito più vasto”.

    No, la crisi è molto semplice.
    Ci sono due schieramenti in campo: incompetenti e finti competenti.
    Schieramente perfettamente speculari tra loro.
    Gli uni non hanno le basi e si vede.
    Ma se oggi vincono è perché quelli che in teoria avrebbero dovuto rappresentare la competenza, tutto sono tranne che competenti.
    Nessuno che possa guarire con la medicina ufficiale, si rivolge ai guaritori.

  9. Winston Diaz: “può essere utile non vaccinare una parte della popolazione?”
    Mi pare che questo “esperimento” sia stato fatto forzatamente per millenni, tutta la storia dell’umanità fino a qualche decennio fa. I risultati sono stati quello che sappiamo

  10. Non direi, all’epoca a non essere vaccinato era il 100 per cento della popolazione, non il 5 o il 10. E inoltre, si trattava di malattie, il vaiolo e la polio, con tassi di mortalita’ e/o invalidita’ migliaia di volte maggiori (quando passava il vaiolo, un herpes-virus contagioso come e piu’ del raffreddore, moriva anche il 30 per cento della popolazione, nel solo XX secolo sono morte di vaiolo centinaia di milioni di persone).
    Gli esagitati allarmi sul morbillo di oggi si verificano per mortalita’ che si contano sulle dita di una mano su una popolazione di decine di milioni, un’irrilevanza statistica ben oltre il limite della fake-news per attirare l’attenzione e vendere pubblicita’. Cosi’ come esagerano il numero delle vittime per effetti collaterali gli anti-vaccinisti.
    Comunque, queste malattie esantematiche ad altissima contagiosita’ e mortalita’ non esistevano prima che l’uomo, con la pastorizia e l’agricoltura, non cominciasse a moltiplicarsi e concentrarsi come un animale da allevamento intensivo in batteria. Sono malattie che non esisterebbero se l’uomo, al vertice della catena alimentare del pianeta, il signore del creato, non si fosse moltiplicato e concentrato in modo smisurato e per lui stesso innaturale.
    L’ybris ha un prezzo, anche in questo caso.

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