LA PROTESTA DISINCARNATA

In molti Paesi europei, e forse non soltanto europei, si levano masse arrabbiate, dichiaratamente in lotta contro tutto e tutti. Spesso non hanno un leader: basti vedere che in Italia hanno per profeta un comico imbolsito come Beppe Grillo. Ma di veri capi non hanno bisogno. Per essere guidati fino al raggiungimento dei loro scopi, agli eserciti serve uno stratega, ma qui le masse hanno soltanto voglia di gridare “no!”, “abbasso!”, “basta!”. Di stramaledire il presente in nome di un futuro sicuramente migliore di un passato imperdonabile.
Non è facile dare una spiegazione di tutto ciò. Si può soltanto azzardare un’interpretazione, senza pretese di grandi rivelazioni.
Nel Paradiso Terrestre, Adamo ed Eva avevano tutto ciò che potevano desiderare in quantità illimitata. Secondo un dogma della scienza economica, invece, la condizione dell’uomo è caratterizzata dalla scarsità dei beni. E ciò è una ragione per essere insoddisfatti, perché nessuno ha mai tutto ciò che vorrebbe avere. Ma questa condizione è anche la molla del progresso. L’uomo contento della propria sorte portava il peso sulle spalle, l’uomo scontento, e forse scansafatiche, inventò la ruota.
Ma questa è l’insoddisfazione spicciola. Purtroppo, accanto ad essa, c’è l’insoddisfazione metafisica. Lo sgomento di non sapere perché siamo sulla terra, perché moriamo, perché altri sono più fortunati di noi, anche se spesso ci sembra che non lo meritino più di noi. A questa insoddisfazione si può dare soltanto una risposta ipotetica e, per così dire, anch’essa metafisica. E infatti la religione s’è assunto il compito di dare un senso alla nostra esistenza e persino alla nostra morte. Soffriamo da vivi per essere ricompensati e felici da morti, se ci comportiamo bene.
Malauguratamente, col tempo e con l’aiuto dell’Illuminismo, questo messaggio è divenuto inverosimile. Molta gente ha smesso di credere. Soprattutto ha smesso di credere molta gente che crede di credere. Dunque tutti hanno cominciato a volere indefinitamente migliorare la loro esistenza terrena e per questo hanno adottato forme di religione immanenti ed edonistiche che la felicità la promettono in terra. Parliamo del primo socialismo e del comunismo. Marx, in particolare, che molti considerano un filosofo ed un economista, è stato in realtà un profeta. Non è una battuta, è la tesi di Paul Johnson. La teoria marxista tendeva all’utopia. Basti dire che il suo programma era: “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i loro bisogni”. E forse quel pensatore, quando scrisse questo, non aveva considerato che per alcuni l’asserito bisogno è quello di non essere obbligati a lavorare. Comunque, che di utopia si trattasse, la storia l’ha così ben dimostrarlo, che oggi del comunismo si parla al passato.
Ma non è morto l’ideale che esso prometteva. Privando le folle di una speranza suprema, la fine del Cristianesimo e la fine del comunismo hanno avuto effetti drammatici. Gli uomini non hanno più saputo contrapporre qualcosa di positivo ad un presente negativo. E questo scoramento è divenuto rabbia, una rabbia tanto astratta quanto distruttiva. E quando poi la crisi economica ha tolto l’umile speranza di essere ogni anno un po’ più ricchi, è entrato in crisi persino il consumismo. Anche perché l’arco della nostra vita è troppo breve, e dunque basta il rallentamento produttivo di una decade per indurci a disperarci e a temere che il sole non sorga più.
A questo punto a qualcuno bisognava farla pagare. E con chi se la prendono gli adolescenti insoddisfatti? Con i genitori. Dunque i cittadini hanno preso ad odiare le figure genitoriali pubbliche, cioè i politici. A che cosa è dovuto il successo del M5s se non alla promessa del reddito di cittadinanza, cioè all’ideale di sfuggire alla miseria senza nessuno sforzo? Il comunismo nacque promettendo all’operaio l’intero frutto del suo lavoro (eliminando il “plusvalore”); il “grillismo” ha fatto un passo in più: ha promesso il reddito senza il lavoro. Geniale.
I grandi partiti che sono stati la spina dorsale del potere per un secolo e più sono in perdita di velocità. Le folle attuali sono disorientate. Non sanno che cosa vogliono ma lo vogliono subito e nel frattempo tendono a distruggere tutto ciò che è colpevole di esistere. I “casseurs” francesi, i black block, queste compagnie di giro di giovanotti bramosi di menar le mani, mostrano un totale disinteresse per le ragioni che dovrebbero giustificare la loro azione. E tuttavia, in un certo senso, non sono assurdi: sono la risposta astratta e violenta a un malessere astratto e violento. Il braccio armato di una massa disorientata quanto loro. Gente cui basta, come programma, “Cambiamo tutto”, “Ripartiamo con nuovi principi”, “Mandiamo al potere anche degli incompetenti, perché peggio degli altri non potranno fare”.
Quella che viviamo non sembra né una crisi economica né una crisi politica. Probabilmente è una crisi esistenziale. L’ateismo è una dottrina troppo dura per la gente normale. Questa ha ancora bisogno di Dio o almeno di un Marx.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
4 dicembre 2018

LA PROTESTA DISINCARNATAultima modifica: 2018-12-05T10:33:52+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “LA PROTESTA DISINCARNATA

  1. Prof. faccio mio il Suo ragionamento, anche se alcuni distinguo vanno fatti. I politici a livello mondiale si ritengono immarcescibili (soprattutto quelli italiani) dimostrando di non avere rispetto per se stessi e men che meno verso gli altri.Arrivati ad una certa età, il propio sapere,l’esperienza e quant’altro, dovrebbero diventare patrimonio per chi ti sostituirà.Le mie idee camminano sulle gambe degli altri,ma non è vero niente.I politologi,i media,gli economisti che ultimamente si accapigliano tra di loro, non aiutano a far chiarezza anzi tutt’altro,probabilmente nel loro orticello non piove più.La china del vogliamo tutto,tanto pagano altri, è franata.E ci ritroviamo tra un “vaffa” e un meno prosaico mò cè scassato o c………….o.Saluti Ciro

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