CHE COSA SPERARE?

Quando una situazione è talmente negativa che ogni soluzione ha controindicazioni inaccettabili, non si sa più che cosa sperare.
A Bruxelles i nostri rappresentanti stanno negoziando accanitamente e sarebbe naturale sperare che riescano: l’Europa darebbe via libera alla nostra legge di bilancio e rinuncerebbe alla procedura d’infrazione. Ma poi uno si chiede: siamo sicuri che questo esito sperato non avrebbe a sua volta notevoli conseguenze negative?
Partiamo dalla situazione attuale. Il nostro debito pubblico è enorme. Dunque se continuiamo a spendere spensieratamente denaro che non abbiamo, lo spread salirà drammaticamente e ciò renderà ancor più gravoso il nostro “servizio del debito”. Noi spendiamo già 60/70 miliardi l’anno per pagare gli interessi, e l’anno venturo, a causa delle dichiarazioni avventate degli incoscienti al potere, pagheremo parecchi miliardi in più. Per non parlare delle perdite accumulate in termini di capitalizzazione dei nostri titoli. Ne sanno qualcosa le banche. Dunque, già senza aggravamenti, il presente è problematico e di tutto abbiamo bisogno, salvo che di una “manovra” che ci crei ulteriori grattacapi.
Per questi motivi, a proposito della legge di stabilità, ognuno deve decidere se la considera giusta o sbagliata. Se la considera giusta, può sperare che l’Europa ci assolva e tutto vada per il meglio. Ma deve anche sapere che il suo ottimismo è smentito dall’opinione di tutti i competenti italiani che non siano del M5S, di tutte le autorità europee e di tutti gli organismi finanziari internazionali. Così per parte mia proseguirò prendendo in considerazione soltanto l’ipotesi prevalente. E appunto, se questa legge non è marginalmente sbagliata, ma interamente sbagliata, non è questione di “numerini”. A correggerla non basta né lo 0,4%, né il doppio dello 0,4%: va totalmente riscritta.
L’errore è nell’impianto di base. Non c’è un soldo per rilanciare l’economia, né in termini di investimenti né in termini di riduzione della pressione fiscale. I calcoli si reggono su una previsione di incremento del Pil dell’1,5% nel 2019, del tutto inverosimile: nel trimestre scorso abbiamo già avuto una “crescita” negativa e, se il risultato del quarto trimestre dovesse essere analogo, saremmo tecnicamente in recessione. Altro che 1,5% di crescita.
Altro capitolo dolente, i finanziamenti della manovra. Le privatizzazioni sono un’entrata una tantum e richiedono molto più tempo di quanto dica il governo. In secondo luogo le esperienze passate indicano che se ne ricava parecchio di meno di quanto sperato. L’ineffabile Di Maio ha anche accennato a calcare la mano sulle “pensioni d’oro”, dimenticando che, quand’anche rapinasse quei pensionati del 50% del loro reddito, il gettito rispetto ai problemi dell’Italia sarebbe ridicolo. Senza dire che la Corte Costituzionale probabilmente ordinerà al governo di restituire il maltolto con gli interessi.
Né vale l’escamotage di far decorrere alcuni costosi capitoli di spesa dal 2019 inoltrato. Perché, se questo vale per il prossimo anno, non vale per i seguenti. E in Europa si rendono benissimo conto di tutto ciò. Insomma, l’opposizione e l’Europa non esagerano, quando affermano che la manovra andrebbe totalmente riscritta. Ma questo è ben poco probabile: così essa rimane pesantemente in deficit e questo spiega perché qualcuno potrebbe considerare un fatto positivo la procedura d’infrazione. Ciò quanto meno costringerebbe l’Italia a fermarsi prima che sia troppo tardi.
E tuttavia, ammesso che ciò avvenisse, sarebbe veramente un bene? Se l’Europa ci ordinasse una cura da cavallo, quanta gente sarebbe convinta che si tratta di una cura necessaria? Quanta gente non penserebbe piuttosto che si tratta di una forma di sadismo che ci fa stare malissimo mentre prima dopo tutto stavamo bene? Già oggi è di moda dire tutto il male possibile del governo Monti.
Insomma si può essere sicuri che i partiti al governo salterebbero sull’occasione per gridare che noi non staremmo male per colpa nostra, ma per colpa di Bruxelles. Confermando così il loro potere di seduzione demagogica su un elettorato ingenuo e disperato. E infatti, una delle ragioni per le quali i governi europei hanno la tentazione di lasciarci fare a modo nostro, è quella di non fornirci alibi per i guai verso i quali ci avviamo.
E allora? Allora sembra che l’Italia si sia cacciata in una situazione senza uscita. Col suo modello economico-sociale si è condannata alla stagnazione (se non peggio) e per giunta, per cacciarcisi, ha contratto un Everest di debiti. Un massiccio che, da solo, potrebbe sotterrarla. Per salvarla ci vorrebbe un miracolo: per esempio che lo Stato si facesse da parte, lasciandoci liberi di lavorare e di arricchirci. Ma il magico appartiene alle fiabe e nella realtà , quando si sono poste le premesse perché un fenomeno si verifichi, quel fenomeno si verifica.
Ecco perché non si sa più che cosa sperare e soltanto i mesi che verranno scioglieranno i nodi delle alternative. A quel punto, però, ognuno dovrebbe ricordare questo mesto principio: se andrà male, ciò non vorrà dire che con un’altra soluzione sarebbe andata meglio.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
16 dicembre 2018

CHE COSA SPERARE?ultima modifica: 2018-12-16T10:54:44+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “CHE COSA SPERARE?

  1. Prof. solo una sottolineatura, di ingenui e disperati in questo Paese ce ne sono molto pochi, adottavamo tutti il credo della famosa canzone: fin che la barca và. Adesso la barca fà acqua da tutte le parti (stà affondando?) e nessuno si ritiene responsabile,l’importante è che paghi qualcun’altro.Saluti Ciro

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