LO SBERLEFFO DEL MORITURO

Non è necessario insistere, per convincervi: morire non piace a nessuno. Ma ciò non impedisce che si muoia. Anzi, tutti quelli che non sono ancora morti moriranno anche loro, una volta o l’altra. Basta vedere una fotografia o un documentario cinematografico di un secolo fa, per essere certi che quei vivi che affollano le foto sono tutti morti. Tutti.
Naturalmente, se tutti siamo destinati a morire, le probabilità del fenomeno aumentano con l’aumentare dell’età. Uno vede la foto dell’ultima Miss Italia e pensa a quanto è bella, a quanti uomini potrebbero desiderarla, a quanto potrebbe essere felice o infelice a causa della sua bellezza, a tutto, salvo che al fatto che morirà anche lei, una volta o l’altra. Viceversa quando vede apparire in televisione un Piero Angela novantenne, pur reputandolo tanto simpatico e così bravo al pianoforte, non può non chiedersi con anticipato rimpianto se è l’ultima volta che lo vediamo.
Chi ha superato gli ottanta e non pensa alla morte dovrebbe farsi visitare. Anche perché, come diceva “Il dottor Knock”, un personaggio di Jules Romains, “La salute è uno stato che non promette nulla di buono”. Tuttavia questa certezza di non avere molto da vivere non ha soltanto lati negativi. La prima consolazione del vecchio è che, se è vero che non ha molto futuro, certamente ha molto passato. Dunque ha vissuto per un numero di anni di cui non tutti hanno goduto. Nei due stupidi conflitti mondiali del Ventesimo Secolo ci sono stati milioni e milioni di morti in battaglia che non sono arrivati a trent’anni. Ecco una disgrazia irrecuperabile. Considerando che non possiamo essere immortali, l’unica alternativa positiva è la longevità. Lamentarsene è da ingrati, perfino se si hanno consistenti acciacchi: era il massimo che si potesse ottenere.
E c’è un secondo elemento di consolazione. La moda – eterna – è quella di lamentarsi del presente. Il passato è costantemente “those golden days”, quel felice tempo d’oro, mentre il futuro è sempre carico di nuvole minacciose. A sentire i più competenti, promette soltanto disastri. E allora, il vecchio potrebbe concludere: “Sapete che vi dico? Non soltanto ho avuto la fortuna di vivere a lungo, e persino non troppo male, ma a quanto pare non vivrò il pessimo futuro verso il quale voi vi avviate”.
Ma sarebbe una cattiveria. Oltre tutto, le preoccupazioni per il futuro spesso si rivelano eccessive. Indubbiamente ci sono stati periodi, anche lunghi, in cui la storia si è mossa a marcia indietro, in particolare a partire dal Quinto Secolo. Ma la gente non se ne accorge. Da un lato di solito è troppo ignorante per sapere come realmente si viveva un paio di secoli prima, dall’altro,essendo immersa nel presente e conoscendo soltanto il presente, lo trova normale. A nessuno, nell’Alto Medio Evo, e neppure a Luigi XIV, sarebbe venuto in mente di lamentarsi dell’assenza dell’aria condizionata. In estate faceva caldo e basta. Oggi, se fa caldo, il problema è aggravato dal sapere che i ricchi quel caldo non lo sentono neppure. Anzi, non lo sentono neppure gli impiegati di banca e le cassiere dei supermercati.
In realtà, ammesso che si abbia il minimo sindacale in materia di salute e di longevità, c’è modo di essere felici, nella vita. Purtroppo, il massimo limite che incontra la maggior parte delle persone è l’incapacità di godere appieno del presente. Se c’è sciopero degli autobus e devo andare a piedi al lavoro, e per questo devo partire parecchio prima da casa, chi mi impedisce di trasformare quella corvée in una passeggiata, godendo del sole, se c’è, di ciò che vedo, del funzionamento del mio corpo, e persino della nuvoletta di vapore che mi esce dal naso, ogni volta che respiro, visto che la giornata è bella ma fredda? La situazione obiettiva non cambia, se sono uscito perché obbligato o perché avevo voglia di sgranchirmi le gambe.
Lo sberleffo del morituro deve dunque essere precisato così: “Non soltanto ho vissuto a lungo, ma me la sono goduta perché ho condito i miei giorni con la saggezza di sapere che difficilmente avrei potuto avere di più e di meglio. E se non posso lasciarvi in eredità questa saggezza, non è colpa mia. E allora buona fortuna. Dopo tutto siete maggiorenni, e ciascuno è l’autore del suo destino”.
E Buon Natale.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
22 dicembre 2018

LO SBERLEFFO DEL MORITUROultima modifica: 2018-12-24T11:23:25+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “LO SBERLEFFO DEL MORITURO

  1. Dobbiamo fare il possibile, lungo tutta la vita, per imparare a morire bene.
    E per imparare a morire bene, è bene … vivere a lungo.
    L’alternativa di morire giovani per avere meno “grane” non è un gran che.
    Forse l’importante è tener sempre presente che la nostra vita DEVE finire,
    che sul “dopo” nulla sappiamo (e probabilmente nulla esiste…) e che -in fondo- oltre a cercare di passarcela in modo degno … “fatti non fummo a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”.

  2. “La vita è una linea, ma non una linea qualunque. É magica, ognuno ci vede quello che vuole.”
    Buone feste e grazie per le ottime letture.

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