IL 15% BEN OLTRE I 65.000€

Cominciamo dai fatti. A quanto pare, la tassa piatta (piatta perché non s’impenna all’aumentare del reddito) doveva essere del 15% per tutti. Poi gli amici della Lega hanno fatto una scoperta imprevista e imprevedibile, e cioè che, con quel gettito falcidiato, almeno per qualche anno l’Italia non sarebbe fstata in grado di pagare stipendi e pensioni. Così la tassa piatta, che era destinata a tutti, è stata destinata alle “partite Iva” con un fatturato annuale non superiore ai sessantacinquemila euro. Più o meno come promettere qualcosa a tutti gli italiani e poi precisare che sarà riservata a tutti i nati il 12 agosto, sempre che non siano più alti di un un metro e settanta. Ma lasciamo perdere: come dice il proverbio, di necessità si fa virtù.
Quanto qui narrato prova ad abundantiam l’improntitudine e l’improvvisazione di chi ci governa. Il provvedimento infatti deve essere stato varato senza chiedere ad un qualunque commercialista (ce ne sono un paio nello stesso palazzo in cui abito io) se nel provvedimento ci fosse qualche errore. Infatti pare che quella tassazione funzionerà in modo ben diverso da come previsto da chi l’ha concepita.
In un dato anno, per esempio nel 2018, un titolare di partita Iva, a costo di lavorare in nero o di rinviare le fatture al 2019, riesce a non incassare più di sessantacinquemila euro. Per questa prodezza ha diritto, nel 2019, a pagare un’aliquota del 15%. Ma per quale importo? E qui viene il bello. Pare che la legge non lo precisi, il che corrisponde a dire che, se uno ha avuto l’accortezza di rinunciare perfino a lavorare, pur di non superare i 65.000€ nel 2018, se nel 2019 fatturerà un milione di euro, su quel milione pagherà soltanto il 15% di tasse. Perché – ai fini di lucrare il beneficio – per qualunque somma conta la somma dell’anno precedente. Sarà penalizzato soltanto nel 2020. Ma ad anni alterni sarà una vera bonanza.
Ovviamente non era questo, che voleva ottenere il governo. E qui si vede a che punto i nostri governanti siano incompetenti. Come gli avrebbe suggerito qualunque tributarista, concepita in quel modo la norma era (ed è) un favore non ai piccoli, ma a chiunque sia sufficientemente accorto per gabbare il fisco. E dire che bastava stabilire che, l’anno seguente quello in cui non era andato oltre i 65.000€, il piccolo imprenditore avrebbe pagato il 15% di tasse sui primi 65.000€ di reddito, mentre sull’eccedenza avrebbe pagato secondo la tassazione normale. L’uovo di Colombo, vero?
Ma, appunto, Colombo che era quel genio che fece stare in piedi un uovo, mentre i giovanotti al governo avrebbero difficoltà a far stare ritto un cubo di Ruby.
E poi dicono che la competenza non serve a niente. Ma già, ignoti nulla cupido: come si può sentire la mancanza di qualcosa che neppure si conosce?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

31 dicembre 2018Per ulteriori informazioni: https://www.corriere.it/economia/18_dicembre_29/flat-tax-15percento-senza-tetto-reddito-vale-anche-chi-fattura-milioni-559e493a-0b9c-11e9-aa07-eb4c2c5595dd.shtml

IL 15% BEN OLTRE I 65.000€ultima modifica: 2018-12-31T10:10:56+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL 15% BEN OLTRE I 65.000€

  1. Caro Gianni, il cubo e’ di Rubik, non di Ruby.
    Se vuol parlare di Ruby, di berlusconiana memoria, allora la frase e’ ” il culo di Ruby”.
    Chiudiamo l’ anno con una risata. Perche’ chissa’ se ci sara’ molto da ridere, l’anno venturo. Buon Anno.

  2. E dire che ero incerto, tanto che ho controllato su Google, dove ho trovato il cubo di Ruby, anche se non mi suonava. Probabilmente qualcuno ha giocato sull’equivoco, facendo sbagliare anche me. Il cubo di Rubyk. Così so che cosa devo dimenticare la prossima volta.

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