CACCIARI COME SAVONAROLA

Il prof.Massimo Cacciari, in televisione, ha inveito irrefrenabilmente e con foga savonarolesca contro la ministra Giulia Bongiorno, affermando su tutti i toni – e su tutti i possibili livelli di volume – che il comportamento del governo sui migranti, e in particolare del Ministro dell’Interno Salvini, è immorale, inammissibile, vomitevole. Ci fermiamo qui, perché sarebbe impossibile riferire adeguatamente la filippica del colto tribuno.
La tesi più discutibile dell’intellettuale veneziano – e quella che effettivamente più ha fatto discutere – è stata che è giusto disobbedire alla legge, quando la si giudica immorale.
Malgrado l’incendio verbale delle parole sentite in televisione, su questo argomento chiunque sia andato a scuola non può che rimanere freddo. Questo problema lo si discute da secoli prima di Cristo, perfino in opere teatrali come l’“Antigone” di Sofocle. E per questo dispiace un po’ che l’avvocata Bongiorno non abbia saputo opporre, alla supereccitazione catonesca di Cacciari, un paio di risposte elementari.
La morale entra in comunicazione col diritto soprattutto de iure condendo, cioè al momento in cui si formulano e si approvano le leggi. È in quel momento che il legislatore tiene conto delle esigenze, delle opinioni, e perfino dei pregiudizi dei cittadini. Delle condizioni obiettive della società e delle migliori scelte di compromesso. Superato quel momento, quando la legge si trasforma in diritto positivo, è vietato disobbedirle. L’obbligo pesa su tutti: sugli stessi legislatori e perfino sullo Stato di diritto, che è tenuto ad obbedire alle sue stesse leggi. Da ciò discende che il singolo che giudica doveroso disobbedire a una legge che reputa immorale, può farlo, ma accettando le conseguenze della sua azione. Infatti Antigone, dopo avere disobbedito a Cleonte, accetta di morire per avere disobbedito. Anzi, va sottolineato che questa morte l’eroina l’ha messa in conto sin da prima: è un prezzo che ha preventivato di pagare. Dunque, la prima soluzione, per Cacciari, non è quella di sbraitare in televisione, ma quella di noleggiare una nave e andare a sbarcare i clandestini su una spiaggia italiana. Se gli riesce.
Ma la storia si occupa di un secondo problema, e cioè della natura del regime contro cui si protesta. Se il regime è democratico, e se dunque la legge corrisponde quanto meno alla volontà della maggioranza dei cittadini, l’unica soluzione, per il singolo dissenziente, è la disobbedienza civile. Infatti a parte tale disobbedienza, nessuno gli impedisce di fondare un partito, proporre la modifica della legge e, se riesce ad attirare dalla sua parte la maggioranza dei cittadini, di ottenere quella modifica. Questa è l’unica alternativa.
Se invece il regime non è democratico ma tirannico, soccorre un rimedio che risale anch’esso alla più remota antichità: il tirannicidio, di cui sono quasi eponimi Armodio e Aristogitone. Al massimo potere, quello che non risponde a nessuno delle proprie azioni, e che può sfociare nell’arbitrio e nella criminalità, si oppone la massima violenza: quella dell’omicidio. La stessa Chiesa, se non ricordo male, si è a suo tempo occupata della liceità del tirannicidio. Tutto ciò significa che se Cacciari fosse convinto (ma non lo è) che in Italia abbiamo una tirannide, non gli rimarrebbe che andare ad uccidere Salvini. Ammesso che basti. Ma qui stiamo quasi scherzando.
Parlando seriamente, Massimo Cacciari è persona simpatica e colta ma insegna filosofia, e si vede: non sembra molto competente né in politica né in diritto. Così, per la morale, lo si potrebbe invitare a non prendere a modello Savonarola, che fece una brutta fine. E, in quanto filosofo, farebbe bene a ricordare le infelici esperienze di Platone, quando ha tentato di entrare in politica. Proprio a Cacciari, che è di sinistra, sarà permesso ricordare che, non fosse stato per la generosità di un “capitalista”, che lo riscattò, Platone avrebbe trascorso il resto della sua vita come schiavo a Siracusa.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
9 gennaio 2019

CACCIARI COME SAVONAROLAultima modifica: 2019-01-09T11:11:45+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “CACCIARI COME SAVONAROLA

  1. Abbia pazienza, professore, ma i filosofi son fatti a modo loro, bisogna capirli.
    Platone ha pensato alla “Repubblica” ideale, Nietzsche ha arzigogolato sulla morte di Dio

    Cacciari è giusto che abbia le sue idee sulla CACIARA.

  2. Quando si è dominati dall’ideologia di parte, l’esame critico diretto ad accertare se sia giusto o non giusto rispettare una data norma giuridica o regola è fortemente influenzato dal dettato morale emanante dall’ideologia di cui siamo imbevuti. Questo probabilmente è il caso del Massimo filosofo Cacciari. Vedi anche gli abbagli che una certa nostra élite ebbe nei confronti dei regimi “progressisti” dell’Europa dell’Est e addirittura verso la Cambogia di Pol Pot (Terzani). Oggi Giorgio Napolitano certamente rimpiange di aver parlato della necessità di “schiacciare il fascismo nell’uovo” quando giustificò l’intervento dei carri armati sovietici in Ungheria nel 1956. Occorre essere indulgenti, perché allora il comunismo sembrava avere il vento della storia nelle vele.
    L’individualismo anarchico, il culto dell’utile particolare, il moralismo a gogo che probabilmente ci deriva dal cattolicesimo, e l’asservimento all’ideologia di parte sono un po’ i pilastri di questa nostra istintiva disobbedienza civile – cosi’ diversa da quella di Gandhi.
    Gandhi, gran nazionalista, e mazziniano convinto, si batteva per la sua Nazione. Noi combattiamo contro la nostra Nazione.
    Certe aberrazioni italiane di oggi sono dovute proprio alla mancanza, nella penisola, di un rispetto elementare per le regole. Immaginiamo cosa sarebbe il gioco del calcio se non ci fossero le regole. Ebbene l’Italia è come un enorme campo di calcio in cui i giocatori non aderiscono alle medesime regole.

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