PIETA’ PER IL NOSTRO NASO

Durante la campagna elettorale, Matteo Salvini ha detto – se ricordo bene – che nel primo Consiglio dei Ministri sarebbero state abolite le accise sulla benzina. Francamente eccessivo. In Italia togliere tasse è difficilissimo, perché siamo incatenati ad un’inflessibile spesa corrente, e l’automobile è una delle principali mucche da mungere, per il fisco. E poi, se non ci si è ancora seduti ai comandi, è difficile compiere manovre spericolate. Il primo Consiglio dei Ministri bisognava lasciarlo tranquillo, dunque. Ma il secondo? Il terzo? O quelli dei tre, quattro mesi successivi?
E qui scendiamo sulla terra. Nel corso del tempo questo governo ha cercato di far dimenticare alcune delle sue promesse più inverosimili, ma ha continuato ad insistere almeno su un paio di esse, per poter dire di essere stato di parola su qualcosa. Ed ecco le due bandiere: il “Reddito di cittadinanza” per lo statista Luigi Di Maio, e la “Quota cento” per lo statista Matteo Salvini. E almeno queste, le hanno realizzate?
Calma. Quella del primo Consiglio dei Ministri per le accise era un’iperbole e in realtà il provvedimento era impossibile. Ma per le due “bandiere” siamo a sette mesi e mezzo, e addirittura sono state escluse dalla legge di stabilità. Senza dire che il reddito di cittadinanza è sottoposto a tante di quelle condizioni che, per essere attuato, esige una nuova classe di impiegati (migliaia) che bisogna ancora assumere. Cioè bisogna stabilire il loro numero, la loro distribuzione e le loro competenze. Bisogna scrivere un bando di concorso e bisogna far sostenere gli esami a queste decine di migliaia di concorrenti. Poi, una volta completate le graduatorie dei vincitori, bisognerà assumerli, istruirli per il lavoro che devono fare, poi trovargli dei locali per il loro lavoro, arredarglieli, e affidargli i milioni di fascicoli dei richiedenti. Senza dimenticare che bisognerà pure organizzare i collegamenti fra i vari uffici dello Stato. Per esempio, per stabilire se il nucleo familiare vive in una casa di sua proprietà e quanto denaro ha in banca. E se il richiedente è il padre, disoccupato, mentre in casa c’è il figlio che ha un conto in banca con diecimila euro? Non starò qui a fare tutte le ipotesi, anche perché non ne ho la competenza. Ma so già che, per anni, il fascicolo per la dichiarazione dei redditi (il famoso 740 o “Unico”) era una sorta di piccolo libro, scritto in caratteri minuti, di una quarantina di pagine, di difficile comprensione e tanto mutevole, negli anni, che infine il Ministero si sentì in dovere di semplificare il lavoro dei contribuenti pubblicando nelle prime pagine “Le novità di quest’anno”. Almeno si sapeva dove andare a cercare la nuova virgola traditrice, che ci avrebbe trasformati in evasori. “Grazie, quant’è umano, Lei!”
E dopo tutto questo “il Re dei Congiuntivi” viene a dirci che il reddito di cittadinanza partirà in aprile? Forse partirà per le vacanze. Magari si prenderà un anno sabbatico. Ma già, il nostro statista ha detto che in parile gli interessati potranno presentare la domanda. Sai che soddisfazione.
La verità è che tutta l’azione di governo, salvo che per quanto riguarda gli immigrati, ha avuto una sola strategia: rinviare. Rinviare all’infinito il confronto con la realtà, perché quella realtà – lo sanno bene – molto difficilmente li perdonerà. Dunque finché potranno indicare la meta futura, avranno bei risultati nelle indagini demoscopiche. Ma sarà così all’infinito?
Proprio a questo riguardo si può pensare alla situazione attuale del terrorista Cesare Battisti. È triste essere condannati all’ergastolo, ma l’ergastolo in Italia di fatto non esiste più. Dopo un ventennio di galera, o più, si torna alla libertà. Battisti invece ha vissuto una quarantina d’anni con l’incubo dell’arresto, delle fughe, della paura che cambiasse il vento e le vele della sinistra si afflosciassero. Come è avvenuto con l’elezione di Bolsonaro in Brasile. Quel figuro probabilmente non merita pietà, ma è come se avesse già scontato più o meno due ergastoli: i quarant’anni dell’attesa dei carabinieri alla porta, ed ora ha cominciato il terzo. Forse senza avere nemmeno il tempo di scontarlo tutto.
Non bisogna sfidare la realtà, perché si finisce sempre col perdere. Era forse questo il senso del vecchio: detto: “muor giovane colui che al Cielo è caro”. Chi non dà alla vita il tempo di presentargli il conto spesso fa un affare. Ma chi è longevo finirà col mietere il frutto della semente che ha sparso. E qui, il nostro governo deve aspettarsi un raccolto che non richiede anni, per maturare. Fino ad ora i due statisti ci hanno menato per il naso, ma presto aumenterà il numero delle persone che sentiranno il loro naso indolenzito dalla trazione.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
17 gennaio 2019

PIETA’ PER IL NOSTRO NASOultima modifica: 2019-01-17T12:47:43+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “PIETA’ PER IL NOSTRO NASO

  1. “Durante la campagna elettorale, Matteo Salvini ha detto – se ricordo bene – che nel primo Consiglio dei Ministri sarebbero state abolite le accise sulla benzina.”

    Non tutte le accise ma “solo” sette. Ecco il video :
    https://www.facebook.com/salviniofficial/videos/salvini-cancelleremo-7-accise-su-benzina-subito/10155581239763155/

    Ciò nonostante non è considerato ( ancora ) un bugiardo, ma un realista. Come l politici anglosassoni ; non mentono, sono pragmatici.

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