RISPOSTA GIURIDICA AL PROF.AINIS

Risposta al prof.Ainis, per l’articolo riportato in calce.
Caro prof.Ainis,
per una volta non siamo d’accordo ma, come diceva Mark Twain, è la differenza di opinioni che permette le scommesse sui cavalli.Il reato.
Lei sostiene che, nella vicenda Diciotti/Salvini, c’è stato il sequestro di persona. Ma questo reato di solito si realizza impedendo a qualcuno di lasciare un certo posto, non di entrare in un certo posto. E dal momento che qui si trattava di “entrare in Italia”, questo Paese può benissimo vietare questo ingresso, come hanno fatto con i migranti i francesi alla frontiera di Ventimiglia e Mentone. Tutti colpevoli di sequestro di persona?
È vero che, giuridicamente, una nave militare è territorio italiano anche in mare aperto o addirittura in un porto straniero, e dunque i “naufraghi” sarebbero entrati in territorio italiano salendo sulla “Diciotti”. Ma ciò non dà loro il diritto di entrare sul territorio nazionale. In primo luogo perché quel primo ingresso è stato determinato da uno “stato di necessità” (il presunto salvtaggio) e non da un consenso ad entrare in territorio italiano. In secondo luogo perché quel salvataggio dà loro il diritto di essere sbarcati in un porto sicuro (per la navigazione soltanto, secondo il diritto della navigazione, credo, non politicamente) non in un porto italiano. Dinanzi al rifiuto delle autorità italiane la Diciotti, e per essa il governo italiano, avrebbero potuto dire: l’Italia rifiuta di accogliervi, dunque vi portiamo a Tunisi, se Tunisi dice di sì. E i “naufraghi” non avrebbero avuto nulla da obiettare. Anzi, avendo la speranza che la situazione in Italia si sbloccasse, avrebbero preferito attendere a Catania che riprendere la rotta per Tunisi.
I ministri non hanno la licenza di uccidere, come James Bond, ma ci vanno più vicini di quanto forse lei pensi. Naturalmente purché il loro atto abbia natura e finalità politica nazionale e non personale. Nel senso che, ad esempio, i ministri americani o israeliani che hanno ordinato “omicidi mirati” di terrorisi non sono perseguibili, perché il loro è stato un atto politico, motivato dal fatto che quei delinquenti avevano trovato rifugio in un “rogue state” che li proteggeva malgrado i loro misfatti. Comunque, questa è la legge.
Lei ha ragione nel dire che il reato è una responsabilità personale. Ma è personalmente di tutti i componenti di un organo collegiale, se la decisione è stata presa da un organo collegiale. O almeno, è responsabilità di coloro che in quella occasione hanno votato a favore. Il punto è che qui, probabilmente, non c’è stata nessuna riunione del Consiglio dei Ministri, e l’approvazione “orale”, “letteraria”, “sentimentale”, non ha corso legale nel diritto penale. E se un Consiglio dei Ministri, in cui si è approvato questa linea di condotta, c’è stato, andrebbe eventualmente dimostrato.
L’esimente di “avere agito per difendere i confini nazionali”. Formulazione esagerata e vagamente ridicola, d’accordo. Ma il punto non è quanto valida sia la motivazione politica, ma se si tratti di una motivazione politica. E se la risposta è positiva, quanto sia valida non conta più.
Il resto sono considerazioni politiche di cui possiamo non occuparci peché l’essenziale, per come lo vedo io, lo abbiamo già discusso.
Con la cordialità di sempre,
Gianni Pardo

La Repubblica – Michele Ainis – 05/02/2019 pg. 1 ed. Nazionale

LE PANZANE PER SALVARE IL VICEPREMIER
LE IDEE
Il j’accuse del tribunale dei ministri nei confronti di Salvini sta funestando i nostri giorni. Reazioni, obiezioni, elucubrazioni: non se ne può più. Sicché, mentre attendiamo a mani giunte il responso della Giunta, ecco un ombrello contro le panzane. Piovono come grandine, sarà un effetto dell’inverno. E colpiscono ogni elemento di questa vicenda processuale.
Primo: il reato. Sequestro di persona, punito dall’articolo 605 del codice penale. Un delitto odioso.
Eppure a nessuno importa un fico secco del reato, tutti si scervellano sul reo. pagina 26 Il j’accuse del tribunale dei ministri nei confronti di Salvini sta funestando i nostri giorni. Reazioni, obiezioni, elucubrazioni: non se ne può più. Sicché, mentre attendiamo a mani giunte il responso della Giunta, ecco un ombrello contro le panzane. Piovono come grandine, sarà un effetto dell’inverno. E colpiscono ogni elemento di questa vicenda processuale.
Primo: il reato. Sequestro di persona, punito dall’articolo 605 del codice penale. Roba da banditi sardi, quelli che nel 1979 rapirono De André. Un delitto odioso, che nel caso di specie dovremmo moltiplicare per 177 volte, quanti erano i migranti trattenuti a bordo della nave Diciotti. Eppure a nessuno importa un fico secco del reato, tutti si scervellano sul reo. Domanda, per esempio, l’ex presidente della Camera Casini: bloccando quella nave sul molo di Catania, Salvini ha agito da privato cittadino o da ministro? Siccome la risposta giusta è la seconda, un Senato assennato dovrà salvare Salvini. A quanto pare in Italia i ministri hanno licenza d’uccidere, come James Bond.
Secondo: la responsabilità. È dell’intero governo, ha dichiarato il presidente del Consiglio. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Detta così, ricorda il celebre discorso alla Camera di Bettino Craxi, nel 1992, sul finanziamento illecito ai partiti. A lui non portò bene, però chissà, magari stavolta gira meglio. Nei piani alti del Palazzo devono esserne convinti, tanto da predisporsi alla mossa del cavallo: l’autodenuncia collettiva. Game over? E no, non basta confessare il furto d’un disco volante per finire alla sbarra. Inoltre un conto è la responsabilità politica, un conto quella giuridica. In materia penale quest’ultima è sempre personale, stabilisce l’articolo 27 della Costituzione; e l’articolo 95 aggiunge che i ministri sono responsabili individualmente rispetto agli atti dei propri dicasteri. Quindi la domanda è: c’è un atto del Consiglio dei ministri? C’è una delibera, un decreto, una decisione collegiale sul sequestro della Diciotti? Fin qui l’atto non risulta agli atti, e allora non rimane che il singolo misfatto.
Terzo: l’esimente. Ho agito per difendere i confini, obietta l’imputato. Obiezione all’obiezione: se è per questo, lo faceva pure Hitler (vabbè, lui aveva una concezione un po’ estensiva dei confini nazionali). Aggiungono inoltre i suoi avvocati: la legge costituzionale n. 1 del 1989 consente al Parlamento di negare l’autorizzazione a procedere quando i ministri agiscano per un “preminente interesse pubblico”. Giusto, ma la stessa legge evoca altresì un “interesse dello Stato costituzionalmente rilevante”, ed è questo il punto decisivo. Perché le garanzie costituzionali proteggono la libertà e l’incolumità delle persone, e le proteggono anzitutto contro gli abusi dei governi, fin dall’ Habeas corpus del 1215. Se dunque, per giustificare una condotta illiberale, si chiama in causa la Costituzione, quest’ultima diventa nemica di se stessa, e in conclusione si candida al suicidio.
Quarto: le immunità. Chi le tira in ballo incorre in uno strafalcione giuridico, ha dichiarato (di nuovo) il presidente Conte. E come dovremmo perciò denominare la questione? L’articolo 96 della Carta – che ne regola il perimetro – s’iscrive nel capitolo della giustizia politica, su questo non ci piove. E di per sé le immunità non sono una bestemmia, tanto che a proporle in Assemblea costituente fu Costantino Mortati, il maggiore dei costituzionalisti italiani. Tuttavia alle nostre latitudini il problema non è l’uso, bensì piuttosto l’abuso. È il veleno messo in circolo già all’epoca dei governi Berlusconi, con il lodo Schifani (2003), con il lodo Alfano (2008), con tutte le lodi intonate verso “l’unto del Signore”, colui che regna in nome del popolo votante. Ma in uno Stato di diritto le regole contano più dei voti, e il senso costituzionale non dipende dal consenso popolare. Non foss’altro perché il primo rimane, mentre il secondo, presto o tardi, vola via.
Foto: Michele Ainis costituzionalista è ordinario all’università di Roma Tr

RISPOSTA GIURIDICA AL PROF.AINISultima modifica: 2019-02-05T15:29:26+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “RISPOSTA GIURIDICA AL PROF.AINIS

  1. A leggere la citazione di Ainis riportata mi fa dubitare della sua assennatezza. Neanche da rispondergli.

    Io non solo riconosco al ministro poteri di Governo e quindi, per motivi di sicurezza nazionale, di limitare la liberta’ di persone non identificate allo scopo di gestirle a termini di legge (sapere quali sono i paesi di origine, eta’, motivazioni della fuga,… e rimpatriarli. E per tutto il tempo necessario non devono aggirarsi nel territorio.)

    Tuttavia qui si vuole incredibilmente ricondurre il tutto ad un sequestro di persone e questo fa dubitare anche dell’ assennatezza dei giuristi attivi in quest’ epoca. Cosa dovrei fare io per compiere un simile reato? Costituire un potere autonomo che superi quello dello stato e si imponga ai sequestrati. Non mi pare che Salvini si sia messo con una mazza chiodata sul molo ad impedire gli sbarchi. Ha attivato un potere istituzionale di Governo ed al massimo si potrebbe fare istanza alla Corte Costituzionale per attribuzione di poteri dello Stato per chiedersi se il Ministero dell’ Interno ha o non ha quel potere (io credo lo abbia, altrimenti possiamo fare a meno di tale ministero). Questo potere e’ stato riconosciuto dal giudice che e’ salido a bordo e disceso senza poter deliberare la discesa dei salvati. Quindi Salvini non ha costituito una forza inesorabile che ha impedito lo sbarco, altrimenti tutti gli agenti che hanno obbedito a tale ordine fuori legge sarebbero, in varie misure, complici di delitto. Ha detto che la volonta’ del Ministero e’ che non sbarchino e farli sbarcare a dispetto di tale autorita’ avrebbe implicato denuncia a chi arbitrariamente avesse disobbedito. Se era sequestro non si doveva obbedire e a processo si sarebbe stati assolti.

    Tra l’ altro si vuole anche “inventare” un reato di ricatto a paesi stranieri perche’ il “sequestro” sarebbe appunto allo scopo di ottenere la ripartizione dei migranti che sbarcano. Mi astengo dal commentare questo aspetto perche’ non ho argomenti che non abbiano una deriva nel sarcasmo.

    I giudici stanno prendendo bocconcini sempre maggiori di poteri istituzionali che non gli competono. Credo sia il pericolo piu’ grande per le nostre istituzioni al momento.

  2. Della citazione di Ainis (ma e’ davvero fedele? mi sembra incredibile!) leggo solo ora l’ aspetto peggiore e qui capisco meglio cosa mi contrappone ad altre sensibilita’ in questo paese:

    “Ma in uno Stato di diritto le regole contano più dei voti, e il senso costituzionale non dipende dal consenso popolare. Non foss’altro perché il primo rimane, mentre il secondo, presto o tardi, vola via.”

    La Castituzione come il Decalogo dato da Dio a Mose’. Essendo di origine Divina e’ immutabile dall’ uomo. Pazzesco! Quindi la conseguenza logica e’ che non eletti (giudici interpreti dei sacri codici) superino la volonta’ di popolo surclassandone gli eletti ed il popolo, vota,vota, ma si deve arrendere alla inesorabile autorita’ giudiziaria e non poter tracciare la propria storia. La Democrazia secondi Ainis (e tanti altri purtoppo)

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