IL CAVALLO DEI CINQUE STELLE

Confesso di avere atteso con ansia il risultato delle elezioni in Abruzzo, tanto da precipitarmi, alle undici e qualche minuto, a sentire gli exit poll. Perché pensavo che il Movimento doveva avere un notevole calo, e volevo sapere se mi ero sbagliato. Non mi aspettavo che dimezzasse i voti, rispetto alle politiche ma, se avesse mantenuto le posizioni, avrei dovuto ammettere di avere sbagliato. Ora invece provo a spiegare, anche se potrei sbagliarmi, perché penso che la parabola calante continuerà.
Il successo del Movimento per me è sempre stato incomprensibile. Il livello dei suoi programmi e dei suoi rappresentanti non lo giustifica affatto. Non sono nessuno e tuttavia non vorrei fra i miei amici qualcuno che sbaglia i congiuntivi. Sarà un atteggiamento di casta, sarà elitario e fuori moda, ma chi ha frequentato le scuole di un tempo, quand’anche fosse, come me, il figlio di un maestro elementare, certi errori non li può perdonare. E figurarsi se, invece di un amico, si tratta di un ministro della Repubblica. Lo stesso vale per le parolacce, per la smaccata demagogia, per un cattivo gusto privo di scrupoli, perché non ha neanche nozione di sé. E tuttavia queste ragioni, ho potuto vedere, agli occhi degli italiani non pesavano nulla.
I miei compatrioti, mossi da un’incontenibile rabbia nei confronti dei competenti, delle élite, di tutti coloro che avrebbero dovuto guidare meglio l’Italia, hanno votato “per il Diavolo”, per chiunque promettesse di mandare tutti a casa, di ricominciare da zero, con una squadra nuova. Magari meno qualificata. Magari con i congiuntivi difettosi. Magari con una cultura storica, economica e giuridica inferiore a quella di un diplomato in ragioneria. E così mi chiedevo che cosa avrebbero ottenuto.
Infatti l’errore dei ragazzotti di Beppe Grillo è stato quello di credere che la colpa della situazione dell’Italia fosse dei governanti, mentre loro si sentivano assolutamente innocenti. E non lo erano. Non lo erano i loro genitori e i loro nonni. Quelli che applaudivano il deficit spending degli Anni Settanta, Ottanta, Novanta. Noi siamo stati sgovernati nel modo più folle, ma il governo è stato tanto più sostenuto da fragorosi applausi quanto più sbagliava. Perché in linea con i desideri del popolo.
Prendiamo le politiche keynesiane, così scrupolosamente seguite per decenni. Se si fosse chiesto in giro di che si trattava, la gente non avrebbe nemmeno capito la domanda. Con ragione. Infatti si sarebbe dovuto chiedere: “Vi pare normale spendere soldi che non si hanno, lasciando il conto da pagare ai vostri figli?” Questa domanda l’avrebbero certamente capita. Ma nella realtà accoppiavano l’ignoranza e l’interesse. Volevano i regali dallo Stato e poco importava che lo Stato non potesse permetterseli. O che potesse concederglieli soltanto a spese dei loro figli. A quest’ultimo particolare non pensava nessuno, e caso mai si rispondeva: “Si vedrà”. I più colti, del resto, invece di avvertire del pericolo, dicevano che col costante aumento demografico la platea di chi avrebbe dovuto pagare il conto sarebbe stata molto più vasta e il peso molto minore, per ciascuno. Ma chi gli assicurava questo costante aumento demografico? Nessuno. E infatti la popolazione italiana continua a calare. Poi dicevano: “Col costante aumento del prodotto interno lordo, cioè della ricchezza prodotta, il debito pubblico sarà riassorbito dalla ricchezze che produranno i nostri figli”. Ma chi gli assicurava questo futuro radioso? Nessuno. E infatti non è per nulla così, ed è stata inguaiata un’intera generazione. O forse più d’una.
Oggi le pensioni baby sembrano un assurdo, ma quanta gente le ha trovate assurde, sul momento? Solo io, per quel che ricordo. Io che ne ho approfittato, come Charlot approfittava della generosità del milionario ubriaco ne “Le luci della città”. Se, rifiutando l’occasione della pensione, avessi potuto salvare l’Italia, forse l’avrei fatto. Ma ero soltanto uno, uno sporco liberale dalla mentalità “ragionieristica”. Un fascista.
Nella protesta del Movimento ho sempre visto un enorme, corale autoinganno. Un po’ come l’assassino seriale che, per giustificarsi, ricorda quant’è stato maltrattato da bambino. Come se tutti i bambini maltrattati poi divenissero assassini seriali. Il popolo italiano ha creduto che, dando ad altri il torto dei propri errori e mandando via i “colpevoli”, tutto si sarebbe aggiustato. Senza capire che il colpevole era esso stesso, e che sostituire persone competenti con persone incompetenti, per fare le stesse cose, non sarebbe stata la soluzione.
Io speravo che quella protesta rimanesse confinata all’opposizione ma, quando ha vinto le elezioni del 2018, la musica è cambiata. L’interrogativo è divenuto: quanto tempo ci metterà, la gente, a capire che questi giovanotti non sono la soluzione? Quando capirà che potranno combinare guai ancora più grandi dei predecessori? Infatti tutte le loro presunte ”soluzioni” erano aggravamenti degli errori precedenti: lo Stato ha creato un enorme, costoso e pericoloso debito pubblico, e loro avevano come programma di aumentarlo; lo Stato dirige a costi esorbitanti e malissimo la nazione, e loro vorrebbero nazionalizzare tutto; lo Stato ci ha rovinati, a forza di “regalie”, e loro intendono istituzionalizzarle, per esempio col reddito di cittadinanza. Quel sussidio che, proposto in un cantone svizzero, è stato rigettato con un referendum, perché quelle teste di legno degli svizzeri, a differenza di noi furbi, sono stati capaci di capire che quella manna avrebbero dovuto pagarla loro. Lo Stato non può essere generoso, perché non ha denaro proprio e, quando è “buono”, lo è a spese di altri. Già oggi i lavoratori devono pagare migliaia di ex pensioni baby e 60/70 miliardi di euro l’anno per gli interessi sul debito pubblico, frutto delle “bontà” del passato. Ma quegli interessi i Cinque Stelle vogliono anche aumentarli, aumentando lo spread e i tassi che offriamo. E poi Di Maio proclama dal balcone: “Abbiamo abolito la povertà”.
Governo del cambiamento un corno. Questo è un aggravamento dei vecchi errori. Ma, appunto, quanto tempo ci metterà la gente a rendersene conto? Fino ad oggi, cullata da mille promesse demagogiche, e convinta della buona fede di questi ragazzi (“la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”), tutti hanno continuato ad attendere la consegna del pacco regalo. Va bene, sta tardando, ma è per la strada. Lo avranno bloccato, ma l’avremo. Devono approvare i decreti attuativi. Devono assumere personale. E noi dovremo superare mille ostacoli. Qualcuno andrà anche in galera. Ma il peggio è che ogni incaricato dovrà farsi carico di centinaia di postulanti. Quanto tempo ci metterà, anni? Ma siamo pazienti. Ci hanno assicurato che il reddito sarà per tutti. O un po’ meno di tutti, ma sempre qualche milione. Domani, comunque. O forse dopodomani.
Campa cavallo, ché l’erba cresce. E a proposito di cavalli, una barzelletta parlava di un bambino pervicacemente ottimista che il padre volle educare, facendogli trovare come regalo per Natale un mucchio di stallatico accanto al letto. “Sei contento?” gli chiese sarcastico il mattino dopo. E il bambino, con un grande sorriso: “Ma certamente. M’hai regalato un cavallo!” “Un cavallo? E dove l’hai visto, il cavallo?” “Io non l’ho visto, ma deve essere in giro, se ha fatto la cacca qui”. Con i 5 Stelle, la gente ha visto un cavallo.
Ecco perché sono convinto che la tendenza negativa dei “grillini”, continuerà. E quando saranno più numerosi i delusi che gli speranzosi, si avrà una crisi di rigetto in confronto alla quale quella di Matteo Renzi somiglierà ad una salva di applausi.
Magari mi sbaglio. Magari questo governo durerà, cosa che non mi sarebbe nemmeno sgradita, almeno fino alla prossima “legge di stabilità”. Oggi non oso augurare né al centrodestra né al centrosinistra di raccoglierne i cocci. Gli italiani meritano di assistere non soltanto al primo e al secondo atto di questa tragedia, ma anche agli altri tre. Poi, forse, l’Italia dovrà seriamente ripartire da zero.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
12 febbraio 2019

IL CAVALLO DEI CINQUE STELLEultima modifica: 2019-02-12T15:09:09+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL CAVALLO DEI CINQUE STELLE

  1. Premettendo che il Suo snobismo non è giustificato dai fatti – il Movimento 5 Stelle, di cui beninteso penso tutto il peggio possibile ma per ragioni diverse dalle sue, ha il più alto tasso di laureati mentre il precedente governo ha avuto il ministro dell’istruzione “più migliore” della storia – rimane sempre la questione di base che il Suo post, onestamente non all’altezza della Sua intelligenza per pressapochismo e sciatteria contenutistica, non approfondisce.
    E cioè: perché i cittadini che potrebbero votare per gli illustri competenti che potrebbero salvarci, scelgono invece di votare per un gruppo di illustri sconosciuti, non competenti e inesperti?
    Non sarà mica che i “cosiddetti competenti”, a parte la parlata con toni culturosi e la spocchia, non siano affatto competenti?
    No perché a sentire Lei, parrebbe quasi che ieri noi fossimo governati dagli Illuminati e oggi invece siamo finiti nelle grinfie degli Ottentotti.
    Poiché La ritengo troppo intelligente per credere a queste cretinate indegne della Sua intelligenza e cultura, ebbene invece di prendersela con gli ultimi arrivati, tragga spunto dalla Sua ricca e preziosa memoria storica, di cui non a caso fa sfoggio nei Suoi post, per far presente a tutti i Suoi lettori – fatta salva la legittimità della Sua insofferenza nei confronti dei pentastellati – a che se oggi siamo nelle mani “degli incompetenti”, forse ciò deriva da tutti i danni che, tra baby pensionati, spese folli e altre carinerie, i “Competenti” Suoi coevi hanno scaricato sulla nostra generazione.

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