L’ERRORE DI CHIAMARSI GIUSEPPE CONTE

Naturalmente non ci si riferisce alle decine di incolpevoli Giuseppe Conte sparsi nell’intero Paese, ma a quel signore dal naso alla Bob Hope che è stato nominato Presidente del Consiglio. Contro di lui, ovviamente, non ho nulla. Se fosse un mio amico, sarei contento di frequentare un competente di diritto a livello universitario, un signore capace di parlare un paio di lingue straniere, molto beneducato e di gradevole approccio. Avercela con lui sembrerebbe tanto fuor di luogo quanto bestemmiare ad una riunione di dame di carità.
L’errore del prof.Giuseppe Conte è infatti soltanto quello di non essersi limitato ad insegnare nella sua università, coltivando le sue relazioni, che immaginiamo compitissime e pregevolissime. Avrebbe dovuto lasciare la politica ai professionisti. E non ai professionisti della teoria politica – che nella politica vera non vanno mai lontano, come già accadde a Niccolò Machiavelli – ma alla politica fatta di sangue e merda, secondo l’immortale definizione di Rino Formica. Quella di chi si batte con tutti i mezzi, inclusi quelli poco eleganti, pur di divenire assessore in un comune di tremila abitanti.
La differenza fra il nostro compito professore e quell’assessore dell’esempio è che quest’ultimo il posto se l’è guadagnato. E dunque è un vero assessore, non qualcuno che, su un palcoscenico di provincia, recita la parte di un assessore.
Il dramma di Conte, malgrado ciò che c’è scritto sul suo biglietto da visita, è quello di non essere percepito da nessuno come il Presidente del Consiglio dei Ministri. Lui è soltanto “Qualcuno che tiene calda la poltrona del Presidente del Consiglio dei Ministri”. E ciò perché quel nobile seggio può contenere soltanto un sedere, e due onorevoli sederi come quelli di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini, fisicamente non c’entrano.
Il risultato è che, se tutti non lo trascurano, e reprimono la voglia di dirgli sul muso: “Fammi parlare con chi ti manda”, è perché sono più o meno obbligati dalla convenienza a partecipare alla recita. Nella realtà, ciò che ha detto brutalmente Verhfostadt è la nuda verità: Conte è un burattino nelle mani di Di Maio e Salvini. E non potrebbe essere diversamente, perché è lui ad essere emanazione di quei due signori, e non loro due ministri nominati da Conte e proposti al Presidente della Repubblica in occasione della formazione del governo. Questo è un peccato originale che non si può lavare. Né lui potrebbe scansare l’imbarazzante coscienza di non essere nessuno, agli occhi degli interlocutori, accettando la carica e poi restandosene costantemente a casa sua, come fanno tutti i prestanome. Perché un Presidente del Consiglio ha delle funzioni precise, stabilite nella Costituzione, oltre che dalla prassi. In altre parole, quand’anche il prof.Giuseppe Conte fosse un novello Cavour, la sua condizione obiettiva è priva di soluzioni onorevoli. Poco importa che egli faccia del suo meglio, per galleggiare nella tempesta: il problema è “nel manico”, e contro di esso non ha soluzione. Gli possiamo concedere l’onore delle armi, in materia di cultura, di savoir faire, di arte del compromesso, di diplomazia, di eleganza negli ambienti internazionali e forse di altro ancora, ma tutto ciò non cancella la sostanza del problema.
Matteo Renzi era un selvaggio – un elefante nella cristalleria, se si vuole – ma era un elefante che si muoveva con muscoli propri. E per questo andava preso sul serio. Mentre Conte è un’emanazione di Di Maio che a sua volta è un’emanazione di Grillo e Casaleggio. L’ombra di un’ombra. Qualcuno l’ha anche definito il vice dei suoi vice, ma è stata pura generosità. In realtà non è neanche il vice.
Sia detto al passaggio, questa è una delle tante ragioni per le quali Matteo Salvini sembra tanto più autentico di tutti gli altri, nella compagine di governo. Perché è lì per forza propria. Non c’è nessuno che possa dirgli: “Togliti di lì”. Quello che fa lo fa perché l’ha deciso lui, non altri. E infatti – chi può negarlo? – Salvini è sgradevole, ma conta molto e per giunta la gente lo vota, mentre forse Conte sarebbe votato soltanto dai parenti più stretti. Si è visto anche con Mario Monti, che pur essendo anche lui un professore, anzi un professorone, e pur essendo stato un autentico Presidente del Consiglio dei Ministri, pur essendosi illuso di potere poi continuare con le proprie forze, è stato sconfessato dagli elettori. Nessuno ha mai dimenticato che quel distinto signore era stato messo lì dal Presidente della Repubblica, per turare la falla della nave e poi togliere il disturbo.
Non c’è modo di assolvere il Presidente Conte. Ci sono errori privi della marcia indietro.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
14 febbraio 2019

L’ERRORE DI CHIAMARSI GIUSEPPE CONTEultima modifica: 2019-02-14T14:13:13+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “L’ERRORE DI CHIAMARSI GIUSEPPE CONTE

  1. E il suo discorso davanti al Parlamento europeo – vuoto: nessuno era interessato a lui, per applaudirlo o anche contestarlo – è stato di una mediocrità deprimente, di un uomo che non conta nulla (assente nei momenti e nelle sedi decisive) e che nulla riesce a proporre per “superare l’UE attuale”, incapace di difendere il proprio governo ribaltando sugli altri le ipocrisie e la contradditorietà delle loro azioni. Di lui ricorderemo solo … il naso?

  2. Francamente, nel giudicare il soggetto mi è difficile formulare una premessa benevola e politicamente corretta come ha fatto lei: sono condizionato da chi, forse era Marcello Veneziani, quando si iniziò a parlare della possibilità di un “premier terzo” scrisse che solo un demente poteva accettare un incarico a quelle condizioni.
    E ogni volta che lo vedo provo disagioe ed imbarazzo per lui, in questa situazione pressoché unica al mondo.
    Ed è una aggravante, in questo senso, il fatto che l’altro giorno abbia risposto dicendo “cos’ si offende l’intero popolo che io rappresento”: poiché lui sa benissimo che Verhofstadt ha perfettamente ragione, questo significa che lui stesso offende tutti noi, ogni giorno in cui dolosamente si rende complice ed oggetto di questa farsa.

  3. Fabrizio.Tuttavia tutti sono tenuti a partecipare al gioco di ruolo. Macron per sminuire Salvini recentemente gli ha mandato a dire che lui non si relaziona che con l’ equivalente figura italiana di Capo del Governo che e’ Conte e non con un Ministro dell’ Interno di rango inferiore. Con la retorica si puo’ tutto. (inotre per eguagliare il potere di un presidente francese si dovrebbero presentare il Presidente del Consiglio con il Presidente della Repubblica sulle spalle)

    Comunque si da’ molta enfasi al fatto che delle coraggiose tigri europee abbiano ricordato a Conte la sua insignificanza e non al fatto che Conte abbia replicato con argomenti che potrebbero avere la loro valenza. Vedremo le elezioni.

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