CUORE E RAGIONE DISCUTONO DEL GOVERNO

Le persone normali discutono i fatti politici con gli amici. Io, che non esco di casa se non per andare al supermercato, non posso discutere con le cassiere, che hanno altro da fare, e dunque mi confido con voi. Forse anche per chiedere aiuto. Perché non so che pesci prendere ed è una sensazione angosciosa, per uno abituato a vivere col Sole nel cervello.
Si tratta del governo, ovviamente. E ne abbiamo già parlato più volte. Ma stavolta veramente siamo stati a un passo dalla crisi ed ha senso chiedersi: “Ma io personalmente, che cosa desidero, che il governo cada o che il governo non cada?”
In questi casi scoprire che non si è capaci di dare una risposta chiara e risoluta è umiliante. Si ha un bel dire che il problema è complesso, che le conseguenze sono da un lato positive e dall’altro negative, alla fine quella domanda non tollera lunghi discorsi. Vvuole un “sì” o un “no”. Giusto. Ma chi osa decidersi? Forse bisogna soltanto ammettere che la soluzione desiderabile non è ragionevole, e ciò che è ragionevole non è desiderabile.
Nel giudicare la realtà, sono affetto da un violento pregiudizio morale. Ogni volta che qualcuno ha gravi torti, ne desidero la rovina con tutte le mie forze. Quand’anche fosse necessario pagare alti prezzi. Quando gli americani attaccarono l’Iraq, nel 2003, mi chiedevo come tutti se fosse una buona idea e sostenevo che soltanto il tempo avrebbe finito col dare una risposta incontestabile. Ma questo razionalmente. Sentimentalmente ero entusiasta perché desideravo con tutto il cuore che Saddam Hussein, emulo del Duca Valentino, pagasse per i suoi innumerevoli crimini.
Poi i fatti si sono incaricati di dimostrare che avevo torto. Non nel senso che Saddam Hussein fosse un gentiluomo, questo era impossibile, ma nel senso che l’Iraq non era maturo per la democrazia. Forse quell’orrendo tiranno era il più adatto al Paese.
Il desiderio non sempre è un buon consigliere. Nella situazione attuale, il comportamento politico dei Cinque Stelle è tale da meritare, se non l’impiccagione, come per Hussein, certo l’esclusione perpetua dalla politica, aggiungendoci, se possibile, la damnatio memoriae. Dunque desidero fervidamente di veder cadere il governo e di veder scomparire all’orizzonte questa Armata Brancaleone. Un’accozzaglia di incapaci capaci di tutto, in particolare di danneggiare gravemente la nazione. Ma se questo dice il sentimento, che cosa dice la ragione?
La ragione è molto più prudente. E forse anche più perfida. La caduta di un governo nocivo è sempre una benedizione, quando esso può essere sostituito da un governo benefico. Ma è possibile, questo? Se ne può dubitare. Innanzi tutto, la situazione è troppo degradata per metterci rimedio con gli strumenti normali. In secondo luogo, se la situazione richiedesse, per il suo raddrizzamento, strumenti drastici e anormali, il popolo italiano sarebbe d’accordo per adottarli? Sicuramente no. Cambiando il governo prima si sarà condannato un governo inetto, e poi si condannerà un governo che non sarebbe stato inetto, se lo si fosse lasciato fare. E così la fredda ragione ci dice: “Nella situazione attuale, il meglio è che questo governo raccolga ciò che ha seminato”. In questo modo non soltanto pagherà l’intero conto del suo modo di governare, ma non fruirà della scusa di non avere avuto il tempo di attuare il suo programma. Tutto ciò (forse) insegnerà agli italiani quanto sia pericoloso affidarsi agli arruffapopolo incompetenti e ai visionari semi-analfabeti. Ovviamente in questo caso il prezzo da pagare sarebbe altissimo, ma siamo sicuri che ci sia modo di evitare di pagarlo, chiunque sia al governo?
Inoltre la ragione potrebbe aggiungere: “Ardevi dal desiderio di punirli? E chi ti dice che la massima punizione, per loro, non sia rimanere al potere?” Ed è vero. Il tempo potrebbe anche essere severo con Salvini, il cui cattivo gusto demagogico grida vendetta dinanzi all’Altissimo.
Così finalmente ho le idee chiare. L’economia, la politica e la decenza morale, perfino, richiederebbero che questo governo vada via. Ma sarebbe fargli un favore. E sarebbe fare un favore agli italiani digiuni di economia e di politica, quelli che hanno votato per il Movimento 5 Stelle e potrebbero ancora trovargli delle scusanti. Così mi rimangio (inghiottendo a fatica) la mia voglia di veder cadere il governo e tifo per Di Maio e Salvini. Per favore, mettetevi d’accordo, a costo di fare o di non fare il Tav: tanto al punto in cui siamo all’inferno possiamo andarci anche a bassa velocità.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
9 marzo 2019

CUORE E RAGIONE DISCUTONO DEL GOVERNOultima modifica: 2019-03-10T10:12:54+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “CUORE E RAGIONE DISCUTONO DEL GOVERNO

  1. Prof. nuje e tanti amici che commentano parimme l’urtime rè mohicani, se la cosa può consolarla je stò peggio e Vuje, pare cà chiù capisco e chiù nun aggio capite niente. Lei non è senescente,i debiti qualcuno li pagherà,l’Italia questa è, chi è causa del suo mal pianga se stesso,nuje simme ancora borboni ,chiù ncoppe sta o vaticano e ancora chiù ncoppe i medicei,gli estensi e pure i savoia. Con queste credenziali arò ce vulimme appresentà. Saluti Prof. P.s. L’età porta all’intolleranza, perchè ne abbiamo viste assaje

  2. Propriament assaje, come dicite vuje. Ma “Basta ca c’è sto sole, ca c’è rimmasto o mare…”
    Chissà con quale accento i napoletani d’allora dicevano “Dum vivimus vivamus”, finché siamo vivi, viviamo. Se possibile, bene. Auguri.

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