IL FUTURO DELLA LEGA

Di fronte ai grandi successi, le persone d’esperienza, piuttosto che entusiasmarsi, cominciano a chiedersi quali fondamenti abbiano e dunque quali prospettive. Indimenticabile al riguardo Letizia Ramorino. Quando le riferivano i trionfi del figlio, la madre di Napoleone reagiva costantemente con le parole: “Pourvu que ça dure”, purché duri. Non durò.
Il successo della Lega è innegabile. Qualche anno fa questo partito periclitava al 4%, poi ha superato Forza Italia col 17% dei voti e ora, andato al governo, quei voti li ha addirittura raddoppiati, almeno nelle intenzioni. Prima aveva all’incirca la metà dei voti del Movimento 5 Stelle, ora ha oltre il 50% in più di loro, sempre nelle intenzioni. Strabiliante. E strabiliante è anche l’equilibrio di Matteo Salvini che, in queste condizioni, non si monta la testa e raccomanda ai suoi di rimanere calmi. A quanto pare, quell’uomo è capace di raccontare agli altri le peggiori bugie, ma non le racconta a sé stesso. Quando i consensi salgono troppo velocemente, altrettanto velocemente rischiano di calare. I “grillini” ne sanno qualcosa.
Il successo della Lega ha una firma leggibile: Matteo Salvini. Un uomo la cui linea politica è caratterizzata dal pragmatismo. Mentre la tendenza della sinistra è quella di partire dall’ideologia per applicarla alla realtà; mentre i Cinque Stelle non hanno idee, e seguono soltanto le pulsioni della plebe, incluse quelle irrazionali irrealizzabili, Salvini si chiede che cosa desideri la gente, di importante e di fattibile. Importante, perché diversamente non se ne può fare un cavallo di battaglia; fattibile perché non basta promettere, se poi si va al governo, bisogna realizzare. Così, mentre in Italia diluviavano le parole buoniste o rassegnate riguardo all’immigrazione clandestina, lui si è reso conto di due cose: che gli italiani la pensavano del tutto diversamente e che dire no all’immigrazione dipendeva soltanto da un atto di volontà. E su questo programma ha puntato tutti suoi gettoni. Il successo è comprensibile. Per una volta gli italiani si sono sentiti ascoltati. Si sono visti promettere qualcosa e – oh, miracolo! – quella cosa l’hanno vista realizzata. Salvini ha tirato diritto mentre tutti gli altri frenavano o, echeggiando Giuseppe Giusti – gridavano: “Ohibò”.
Ma in futuro? Quando ci si sarà abituati al fatto che dopo tutto l’immigrazione basta frenarla e si vive tranquilli? E quando economicamente l’Italia andrà ancora peggio? Qui bisogna avere le idee chiare. Per secoli i geometri si sono arrovellati sulla quadratura del cerchio perché reputavano il problema molto difficile ma non insolubile. È stato necessario aspettare il 1882 perché Lindemann dimostrasse che il problema non era difficile, ma insolubile. E il problema italiano si può risolvere o no?
Noi abbiamo una doppia difficoltà. Da un lato problemi praticamente insormontabili, come il nostro debito pubblico e la concorrenza straniera, dall’altro un popolo affetto da un inguaribile sinistrismo sotterraneo. Col loro statalismo, il loro collettivismo, il loro moralismo di facciata unito all’immoralità sostanziale, la loro interpretazione invidiosa del successo altrui, gli italiani rendono impossibili quelle politiche che potrebbero fare uscire dalle secche la nazione. Dunque attualmente la salvezza della Lega potrebbe consistere soltanto nella caduta immediata del governo e in un suo ritorno all’opposizione.
Il successo di Salvini è dovuto ad una prodezza, ma le prodezze a ripetizione non esistono. Non soltanto allo stupore subentra l’abitudine, ma alla fine del percorso c’è spesso Waterloo. Qualcuno dirò che il passato ci ha fornito l’esempio di partiti che sono rimasti grandi per decenni. Ma ciò è dipeso dalla loro diversa natura e da circostanze differenti. Alcuni partiti parareligiosi, come il partito comunista, hanno beneficiato più delle speranze che offrivano che di realizzazioni. Infatti, quando sono stati messi alla prova, sono rimasti al potere trasformandosi in dittature. Altri, come la Democrazia Cristiana, sono vissuti della paura dei comunisti e spendendo il denaro dei figli e dei nipoti. Laddove il popolo è pragmatico e alieno da grandi speranze, come nella Gran Bretagna, il two party system non produce tanto l’alternarsi dei successi del governo, quanto l’alternarsi della delusione del popolo che sposta il voto sul partito all’opposizione. Perché la realtà è costantemente inferiore alle speranze.
Proprio non si riesce a prevedere un duraturo successo, per la Lega. Innanzi tutto, se l’attuale governo non cadrà presto, la Lega sarà fatalmente coinvolta nel disastro dei “grillini” e comunque non potrà sfuggire ai problemi politici ed economici di fine anno (legge di stabilità). Ciò basterà per ridimensionarne drasticamente la popolarità.
Il massimo che si possa augurare alla formazione di Matteo Salvini è di rientrare in una coalizione di centrodestra, rimanendo all’opposizione. Il successo arriderà soltanto ai partiti che saliranno sul carro del potere se e quando un’Italia convalescente comincerà a risalire la china.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
27 marzo 2019

IL FUTURO DELLA LEGAultima modifica: 2019-03-28T12:29:33+01:00da gianni.pardo
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