BATTUTO IN CINISMO

Non pensavo potesse avvenire ma si è verificato. Un amico mi ha fatto notare che forse non ho un sufficiente senso del reale. Ecco di che si tratta. Ho notato che in passato si sono accumulati tanti debiti e tanti rinvii (a volte condensati in “clausole di garanzia” che costano oltre venti miliardi, come nel nostro caso) che a nessun governo converrà essere in carica nel momento in cui i nodi verranno al pettine. Per l’Italia, il momento in questione sarà a fine anno, quando bisognerà scrivere e votare la legge di stabilità per il 2020.
Naturalmente, chi sarà obbligato a firmarla ne ricaverà soltanto un’enorme impopolarità. Il fatto che sia immeritata, che essa sarebbe ricaduta su chiunque fosse stato al potere, alla gente non importerà. E proprio per questa ragione ho augurato a questo governo di durare almeno fino alla prossima Befana. È giusto che mieta ciò che ha contribuito a seminare. Quanto ai partiti all’opposizione, il loro mestiere è quello di chiedere al governo di andare a casa. Essi dovrebbero invocare nuove elezioni e dichiararsi pronti a salvare il Paese: ma naturalmente soltanto per la facciata. In realtà dovrebbero pregare il buon Dio che sia questa maggioranza ad affrontare la tempesta di fine anno. Anche per vaccinare il popolo contro il populismo e l’incompetenza.
Queste le mie idee, e dicendo ciò mi credevo veramente “cattivo”, un campione della Schadenfreude (il piacere di godere dei mali altrui). Ma l’amico di cui vi dicevo mi ha fatto osservare che così trattavo i politici all’opposizione da persone ragionevoli, e nulla è meno sicuro. A suo parere, a costoro interessa andare al governo non per risolvere i problemi dell’Italia, e neppure per ottenere quel modesto compenso che è l’applauso dei cittadini: gli importa andare al potere per avere il potere. Per ricavarne vantaggi personali. Vantaggi che otterranno anche se il Paese va in malora e se il popolo li stramaledice. Ed effettivamente questo punto di vista è più pessimistico del mio. Mi confesso battuto. Ma prima di arrendermi oso avanzare un’ultima obiezione, anch’essa cinica: siamo sicuri che questi politici farebbero il loro interesse?
Scontentare un po’ i propri concittadini non distrugge la carriera di un politico, ma ci sono dei limiti. Se si arriva alla vera impopolarità, come nel caso – per fare un nome – di Gianfranco Fini, la risurrezione non è prevista. Un governo che scontenta gravemente i cittadini è presto mandato a casa, e il singolo politico ne riporta una tale cattiva fama da precludersi ogni futuro. Si pensi al governo Monti. Non ha fatto miracoli ma ha raddrizzato il timone in un momento drammatico. Anche ad ammettere che Mario Monti, “il prof.Sottutto”, sia stato comprensibilmente antipatico (ma fra i politici si è visto di peggio) come si spiega la stramaledizione della professoressa Fornero, la cui legge è stata universalmente considerata provvidenziale? La stessa “quota cento”, su cui tanto ha battuto Salvini, ne mette il costo a carico degli interessati e per il resto non rinnega la legge Fornero. E dire che in campagna elettorale Salvini aveva solennemente e ripetutamente promesso che l’avrebbe abolita. Cionondimeno, converrebbe oggi alla signora Fornero darsi alla politica? La legnosa ma incontestabile signora torinese può sperare che i libri di storia si toglieranno il cappello, dinanzi al suo nome, ma sarà ancora viva per leggerli? E quale politico di mezza tacca – come tutti quelli attualmente su piazza – si occuperebbe seriamente di ciò che diranno i libri di storia, fra un secolo o due? La maggior parte è giustamente convinta che i libri non si ricorderanno di loro nemmeno nelle note. E allora? Proprio non conviene andare al governo per adottare provvedimenti impopolari.
Ecco perché invito il mio amico a scendere con me tutti i gradini possibili del cinismo. D’accordo, i politici non vanno al potere perché intravvedono la possibilità di salvare il Paese, soprattutto in un momento, come questo, in cui appare insalvabile. Vanno al governo nel loro proprio, personale interesse. Ma siamo sicuri che siano abbastanza intelligenti per identificarlo? Lo capiscono che guidare un fallimento non corrisponde all’interesse di nessuno? E che non corrisponde all’interesse del politico nemmeno andare a fare la cosa giusta, come l’ha fatta la signora Fornero? Insomma, che in queste condizioni rischiano di giocarsi il loro intero futuro in politica?
Io tendevo a pensare che i politici fossero sufficientemente intelligenti per sperare, insieme con me, che al potere rimanessero i Cinque Stelle e la Lega; il mio amico non gli attribuisce nemmeno questa intelligenza. Chissà, forse ha ragione lui.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

BATTUTO IN CINISMOultima modifica: 2019-04-02T16:35:26+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “BATTUTO IN CINISMO

  1. Ancora sento qualche timida lode a Monti e Fornero e proprio non mi sento di condividerla. A governare come i due citati professori “sò bboni tutti”. Non dico del fatto che non hanno neanche dovuto chiedere voti in quanto Monti fatto, per meriti non ancora maturati, senatore a vita da Napolitano, ma per il fatto che hanno governato il nostro paese per conto di forze estere, cioe’ i creditori. Questo è SEMPRE SBAGLIATO nella storia. Facile individuare dove gli italiani hanno la ricchezza: nelle case e quindi se chiedi ad un ragioniere di Bruxelles dove prendere i solti ti dice IMU, come pure se una voce di spesa come quella pensionistica è fuori controllo, basta mandare in pensione più tardi quelli che lavorano (micapossiamo rimandare a lavorare quelli che già prendono la pensione, no?): Sono capace pure io senza andare alla Bocconi. Tuttavia un politico “completo”, che in un contesto democratico deve rappresentare il popolo si pone anche domande sul giusto/sbagliato e visto che la matematica è ineludibile ed i conti devono tornare, potrebbe sviluppare un piano più complesso, forse maggiormente sofferente, di taglio della spesa pubblica e anche di pensioni attualmente in erogazione. Manovre degne della raccolta delle fedi nunziali per dare oro allo stato si possono fare sono in occasioni di leggi di emergenza e stato di guerra con sospensione della democrazia. Sono possibilista, ma la classe politica che lo decide non deve rappresentare interessi esteri di creditori o alcunchè.

    Questi sono dei prodotti di Giorgio Napolitano che per tutta la sua carriera ha cercato di consegnarci a potenze estere, prima l’ Unione Sovietica e, al mancare di questa, l’ Unione Europea.

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