ERISTICA

“Di vaccini parlo soltanto con chi è laureato in medicina”, ha detto un famoso clinico. Con ragione. Ci sono campi così specialistici che già il loro linguaggio li rende esoterici. Se i matematici di professione hanno difficoltà a capire la teoria della relatività, come volete che dica qualcosa di plausibile chi ha difficoltà con le quattro operazioni?
E tuttavia, come ha detto qualcuno , “Non è importante avere ragione, è importante vedersela dare”. E ciò corrisponde a dire che, dal punto di vista pragmatico, verità e bugia hanno lo stesso valore: l’essenziale è che convincano.
Non è un caso che tutti i patrizi romani studiassero diritto e retorica. Diritto per il cursus honorum, cioè per fare carriera nell’amministrazione pubblica; retorica, cioè la buona lingua e l’arte di parlare in pubblico, per convincere l’uditorio. Gli esseri umani infatti sono più sensibili alla suggestione che al ragionamento. Dovendo dimostrare che un delitto è tremendo non bisogna descriverlo, bisogna mostrare una fotografia. Non è un caso che Antonio, per sollevare la plebe contro i congiurati, abbia mostrato la toga di Cesare intrisa del suo sangue. L’orrore di un delitto raccontato bisogna rappresentarselo mentalmente, una toga inondata di sangue è qualcosa che si vede.
Per risultare convincenti bisogna essere bravi con gli esempi e i paragoni. La teoria è astratta, mentre l’esempio è concreto, quasi “visivo”. Inoltre, dal momento che sembra parlare d’altro, il paragone suscita nell’ascoltatore minori resistenze. Se si dice che i figli che si comportano male vanno scacciati di casa, molti cercheranno di obiettare: “I figli sono sempre figli, abbiamo sempre dei doveri verso di loro, bisogna piuttosto cercare di riconquistarli”. Per questo è bene partire senza urtarli, dicendo: “Noi amiamo i nostri figli. Sono carne della nostra carne, e sangue del nostro sangue. Sono, come l’acqua, una condizione fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità. Ma berremo per questo l’acqua di un pozzo avvelenato?” Qui l’artificio tecnico consiste nell’aprire un largo credito alle opinioni dei futuri oppositori, per poi incastrarli con l’ultima frase, altrettanto innegabile.
Per non dire della potenza dell’umorismo. Chi riesce a ridicolizzare l’avversario ha già vinto. In questo campo Voltaire si rivelò un maestro. Rousseau gli mandò il suo scritto sul buon selvaggio e Voltaire gli rispose d’aver trovato quel testo tanto convincente che si sarebbe volentieri rimesso a camminare a quattro zampe, se la mancanza d’esercizio e l’età avanzata non gliel’avessero reso impossibile. Certe battute da sole valgono un trattato. Per esempio questa, di Margaret Thatcher: “Il socialismo finisce quando finiscono i soldi degli altri”.
Invece troppi annoiano il prossimo e non si occupano a sufficienza del punto di vista dell’ascoltatore. Non tengono conto del fatto che tutti hanno tendenza a distrarsi ed annoiarsi. Se si sprecano i primi secondi per fare una premessa si è perduto l’autobus. Bisogna cominciare con l’enunciare la propria tesi nel modo più stringato possibile, accompagnandola, con la migliore prova a disposizione,. Poi, se si è ottenuta l’attenzione del prossimo, si potrà illustrare più compiutamente il proprio punto di vista. Chi annoia non convincerà mai nessuno.
In generale può essere un buon consiglio cominciare “fuori tema”. Il problema condominiale è il riscaldamento ed ecco che uno comincia parlando di Montezuma e di Pizarro. Se è abbastanza artista da narrare bene l’episodio, e abbastanza abile per applicarlo al problema, ha fatto un affare. L’essenziale è che si sia suggestivi. Volendo convincere qualcuno a fare testamento, bisogna dire: “Se una madre ha tre figli litigiosi, gli regala una torta e li invita a mettersi d’accordo o la divide lei stessa, per evitare che litighino?”
La frase del grande clinico, che non parla con chi è laureato in medicina, è dunque sbagliata. Se è convinto (giustamente) che i profani non siano in grado di discutere di vaccini, deve rifiutarsi di partecipare a un talk show. Perché in quella sede tutti credono di avere diritto alla parola. Se proprio non era previsto che se ne parlasse, dovrebbe dire soltanto: “I tecnici sono di questo parere”. E se qualcuno obiettasse: “Ma io non sono d’accordo”, dovrebbe rispondere sorridendo: “Purtroppo la scienza non tiene conto del Suo parere”.
Ma non bisognerebbe mai partecipare mai ad un dibattito con degli ignoranti. Come suona un vecchio detto, ”I terzi potrebbero non notare la differenza”.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
3 aprile 2019

ERISTICAultima modifica: 2019-04-10T11:28:22+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “ERISTICA

  1. La sua richiesta non mi ha convinto a mandarglielo :-))!

    Comunque, se dovessi aggiungere qualcosa, direi: vedete se potete trovare qualcosa che convinca il vostro interlocutore che è suo interesse darvi ragione.

  2. Ma apposta lo sto chiedendo! Io non riesco neanche a convincere mia moglie, neanche con l’evidenza dei fatti (del misfatto?), che quando cucina lei l’arrosto viene bruciato. “E allora fallo tu sempre! Così è più saporito”, mi risponde. E’ una questione di salute. La mia.

  3. La salute si preserva dando ragione alla dolce metà :-).
    Eventualmente mangiando in piedi qualcosa, in rosticceria, e tornando a casa dire che non si ha fame.
    Certo, se ha una moglie affettuosa ed apprensiva, il rimedio sarà peggiore del male.
    C’è un filone universale di barzellette sulle mogli. Gli anglosassoni ne hanno uno anche sui vecchi, che a noi manca. Ed è un peccato. Sono anni che rido dei miei coetanei.

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