BUGIE E FASCISMO

Naturalmente ognuno ha diritto non soltanto alle proprie opinioni, ma anche alle proprie impressioni: la mia è quella di essere sommerso dalle bugie ufficiali. E sono talmente stupido da rettificarle senza tregua, nella mia mente: “Questo non è vero”, “Questo non è vero”, “Quest’altro non è vero”. Fino a togliere l’audio, quando parlano certi politici, per non affaticare inutilmente le mie orecchie e il mio cervello.
Però si direbbe che il resto del Paese la pensi diversamente. Basta leggere i giornali per vedere che il governo gialloverde gode di una sufficiente fiducia per andare avanti. Dunque anche smerciando bugie dalla mattina alla sera si ha successo e si conserva il potere? Domanda notevole. Quasi di portata storica. Cui si può provare a dare qualche risposta.
La prima me la regalò l’ing.Natasha Stefanenko, molti anni fa, quando era ancora fresca di Russia. Le chiesero come mai il regime permettesse la proiezione dei film americani in cui si vedeva una società opulenta, sideralmente lontana da quella con cui i sovietici si dovevano confrontare ogni giorno, e la giovane rispose che nessuno credeva niente di ciò che vedeva al cinema. Quella società era ovviamente immaginaria. I governanti americani raccontavano balle ai loro cittadini dalla mattina alla sera, esattamente come il Kremlino le raccontava a loro. Insomma il loro governo aveva talmente mentito, che i russi non soltanto non credevano a ciò che gli raccontava Mosca, ma nemmeno a quello che gli altri governi raccontavano ai loro cittadini. Questo nichilismo della verità ha avuto pochi confronti e lo lasceremo da parte.
In Italia le menzogne, le promesse eternamente ripetute, le rosee previsioni, gli auto-elogi e le auto-celebrazioni, tutte le ottimistiche fantasticherie di cui Salvini e Di Maio inondano le orecchie degli italiani, hanno finito col creare una realtà parallela. La gente dice: “Quella che vediamo fa schifo ma pare che, a giorni, magari fra un paio di mesi, tutto si aggiusterà. Ce l’hanno detto tante volte che, se non proprio il 100%, almeno qualcosa ci dovranno pur dare”. Poi, stavolta come le altre volte, arriva la delusione. Per fortuna, in democrazia c’è modo di sfogarsi: ogni tanto ci sono le elezioni, il governo cattivo viene mandato a casa, se ne crea uno nuovo (buono, questa volta) e si ritorna alla casella di partenza.
Comunque, almeno finché non cade il governo, le bugie pagano eccome. E tuttavia anche con questa distinzione, rimane vero che non bisogna esagerare. Dove c’è la libertà di stampa non bisogna arrivare agli apici orwelliani della Russia Sovietica. Fino ad un certo livello, le bugie si riesce a dimenticarle; oltre un certo livello, divengono esplosive e fanno saltare in aria tutta la baracca.
Prendiamo il nostro Paese. Gli italiani sono convinti che i politici sono una manica di bugiardi, di corrotti, interessati in primo luogo al loro personale utile. Arrivano persino ad esagerare, in questo giudizio negativo. Ma poi, per sostituirli, chiamano al governo uomini non molto diversi dai precedenti, perché il mercato non offre altro. Dopo tutto si sa che il sistema democratico è pessimo, ma il mondo non offre di meglio. Dunque rassegnazione e business as usual.
Ma quando un regime per vent’anni spara bugie e crea illusioni, per poi far precipitare la nazione nel baratro della più nera realtà, le cose cambiano. Se questo avviene, non soltanto le bugie non sono più perdonate, ma ne nasce una damnatio memoriae appassionata e fanatica, con connotazioni religiose, che nel nostro caso si chiama antifascismo.
E questa idea ha gettato un fascio di luce sulla realtà. Spesso mi ero chiesto come mai gli italiani, pressoché totalmente digiuni di storia, si appassionino tanto al fascismo, nato e morto rispettivamente circa cento e ottant’anni fa. Ed ora ho trovato la risposta: non gli hanno ancora perdonato il cumulo di bugie che il regime gli rovesciò addosso, seguito dal disastro della Seconda Guerra Mondiale. E allora – proseguono le mie riflessioni – non è impossibile che se, per esempio a fine anno, ci troveremo in braghe di tela, e la quantità di bugie fino ad ora usate apparirà nella sua enormità, ci sarà una reazione analoga. Proprio non vorrei che gli italiani confondessero l’inadeguatezza della nostra classe politica con i naturali difetti della democrazia. Perché a quel punto potrebbero desiderare qualcosa di diverso e questo sarebbe tremendo. Infatti non capirebbero che, dopo quasi ottant’anni di antifascismo, starebbero vagheggiando un ritorno al fascismo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
5 maggio.

BUGIE E FASCISMOultima modifica: 2019-05-06T12:39:44+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “BUGIE E FASCISMO

  1. Forse si tratta di “seduzione”, piu’ che di bugia.
    Per sedurre bisogna agire in molteplici modi:
    1- adulare il proprio bersaglio, ad esempio dicendogli che e’ il migliore del mondo, con le migliori qualita’
    2- fargli sembrare tutto bello, e dovuto, dato il possesso delle superiori qualita’ gia’ dette sopra
    Ed ecco il motivo per cui tanti “accoppiamenti” finiscono in odio spietato, compreso quello citato sopra, fra gli italiani e il loro duce, quando alla successiva prova dei fatti e’ caduto il velo e la finzione si e’ rivelata per quello che e’. Ma fino alla caduta del velo, prima del “senno del poi”, chi avrebbe potuto essere cosi’ sicuro che la finzione fosse tale? E’ qui che gioca l’abilita’ del seduttore: e i piu’ bravi credo siano quelli che, prima di tutto, seducono se stessi, in un gioco di specchi coi loro sedotti, amplificativo.

    Tutti i politici dell’era della societa’ dell’immagine sono stati dei grandi o grandissimi seduttori, in particolare, nel nostro paese e in tempi recenti, il Berlusca e Grillo ma anche Renzi, dei grandi professionisti. Oggi lo e’ Salvini, e sebbene in modo piu’ rozzo, ottiene gli stessi risultati. Il metodo seduttivo evidentemente e’ molto potente, tale da accecare le proprie vittime (e anche i carnefici). Suppongo che pure i mitici grandi condottieri siano stati in primo luogo dei grandi seduttori delle proprie truppe.

    Puo’ essere interessante anche chiedersi se, dato il bisogno di essere accettati socialmente, se non ammirati, che abbiamo tutti, in quale misura cio’ si traduca in un atteggiamento di potenziale seduzione, sia come seduttori, che come sedotti.

  2. Seppure senza aver riflettuto molto sul problema, mi sentirei di dire che, per compiere grandi imprese, bisogna partire da una grande (e dunque erronea) valutazione di sé. Chi si valuta severamente, e dunque non ottimisticamente, non si lancia in imprese che crede superiori alle proprie forze, dunque non è ambizioso, dunque non arriva da nessuna parte.E rimane nell’ombra, insignificante individuo. Chissà quante persone, in Italia, valgono più di Di Maio.

  3. Prof. Lei mi spinge a diventare filosofo o leone da tastiera,non sono nè l’uno nè l’altro. Nella vita serve sì competenza,abnegazione,coraggio e tutte quelle cose che fanno emergere,oltrechè tanto “sedere”, ma anche non scalando la montagna si può essere soddisfatto di se stesso. Il mercato non offre altro? No,”simme nuje fatt’ accussì,pecchè ci conviene anzi cè sempe cunvenuto”. Saluti Prof.

  4. Vedendo certi figuri, comincio a pensare che Piazzale Loreto, in certi casi, sarà sì una soluzione “barbara” (ma storicamente consolidata nella tradizione) e con certi caratteri di illegittimità, ma in fondo opportuna, come eventualità possibile. Vero che insieme con i “capi” dovrebbero essere puniti anche chi gli ha dato credito contro ogni evidenza. Si potrebbe pensare a qualcosa di più leggero, tipo cavare gli occhi (recuperando ovviamente cornee e tutto il possibile…): “non hai voluto vedere, quindi a che ti servono gli occhi?”. Ma certo nessun “contratto” prevederà mai la “libbra di carne” a garanzia. Peccato, non trova?

  5. Per una volta sono interamente d’accordo con lei.
    Ma sono rimasto col dubbio di non avere capito il testo di Roberto.S.
    Forse mi (ci) è sfuggito qualcosa?

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