SALVINEIDE

Per uno che è ateo, materialista e determinista, l’uomo è, se non una macchina, un essere immerso, come tutto il resto dell’universo, nella catena causale. Questa catena, almeno dal nostro punto di vista, è influenzata da una casualità prospettica (perché noi non possiamo avere nozione di tutte le cause operanti), ma l’altra componente è ciò che il singolo è. Se ama le motociclette e per temperamento è imprudente, per lui è più probabile che per un altro morire in un incidente.
Per il singolo è del tutto impossibile conoscere il futuro, ma qualche previsione si può azzardare. Memorabile, in questo campo, il momento in cui Gianfranco Fini prese a fare la guerra a Berlusconi. Memorabile perché evidentemente quella strada non aveva sbocco e bastò aspettare per averne conferma. Fini fu letteralmente cancellato dalla realtà. La legge di causalità aveva fatto l’intero suo corso.
Oggi ci si può chiedere quale potrà essere il futuro di Matteo Salvini, che ha ereditato, o piuttosto preso in mano, un partito pressoché agonizzante e gli ha ridato nuova vita. In breve ha realizzato il miracolo di rivitalizzare la Lega, portandola ad un risultato elettorale mai visto, sopravanzando Forza Italia. Un’impresa pressoché napoleonica. In seguito, pur essendo alleato di un partito di incompetenti scervellati, è riuscito a sopravvivere un anno e l’ha fatto cavalcando un solo cavallo, il contrasto all’immigrazione. Ma era un cavallo di battaglia, perché gli italiani erano esasperati. Infatti ha più che confermato quel miracolo, col raddoppio – nelle intenzioni di voto – del già mirabolante esito delle elezioni. Un uomo eccezionale, dunque. Ma è lecito chiedersi in che misura il suo temperamento lo destini ad un successo duraturo.
Sono esistiti personaggi che il successo se lo sono costruito piano piano, nel corso di molti anni, senza mai sbagliare una mossa, senza mai doversi rimproverare un maldestro atto di spontaneità. Il massimo esempio è stato Giulio Andreotti. Un uomo dall’approccio mite e benevolo, dotato di humour, che si poteva persino sottovalutare, e che invece era così presente a sé stesso, così cosciente di chi aveva di fronte e della situazione in cui si trovava, che proprio non c’erano rischi che sbagliasse una parola. La sua freddezza era tale che non sarebbe stato difficile immaginarselo mentre dava del lei alla sua stessa immagine nello specchio. Andreotti era veramente “per tutte le stagioni”, nel senso positivo che Shakespeare dava a questa espressione.
Viceversa sono esistiti uomini di successo simili a cavalli da corsa, dal carattere impetuoso e vincente. Capaci di imprese memorabili, ma anche di imprudenze, eccessi, errori. Alessandro Magno, per esempio, era tutt’altro che un esempio di equilibrio. Per non parlare di Hitler, personaggio – oltre che criminale – passionale, visionario, squilibrato, collerico, paranoico. Ha accumulato tanti errori che sarebbe stato stupefacente un duraturo successo, non una tragica fine. E infatti, se non si fosse ucciso, sarebbe stato certamente impiccato.
Salvini non ha il temperamento di Andreotti. È un attore eccessivo, esplosivo, fiammeggiante. Oltre che (volutamente?) fin troppo volgare. Tutto ciò, normalmente, dovrebbe condurlo alla rovina in breve tempo. Ma, a differenza di Fini, sembra intelligente. Non nel senso che Fini fosse uno stupido, ma nel senso che la sua intelligenza si coniuga col buon senso. Salvini è pragmatico e in questo campo – se pure con uno stile opposto – somiglia ad Andreotti. Se si accorgesse di avere imboccato una strada sbagliata, non esiterebbe a fare marcia indietro, forse perfino a chiedere scusa. Infatti come Stella Polare ha uno sconfinato amore per sé stesso e nessuna ideologia.
Queste qualità ne fanno un personaggio sostanzialmente imprevedibile. Se, seguendo il suo temperamento, si rovinasse con le sue stesse mani (per esempio apparendo troppo in televisione, parlando troppo, scrivendo troppo sulla Rete, commettendo qualche clamorosa gaffe) nessuno potrebbe stupirsene. Anzi, diremmo tutti che era fatale finisse così, date le premesse del suo carattere. Ma è anche vero che questo camaleonte, accortosi che la demagogia, l’aggressività e, ancora una volta, l’eccesso, non pagano, sarebbe capace di mutare improvvisamente pelle, divenendo ragionevole, mite, rassicurante e serio. In questo caso tutti scriveremmo che era da prevedere: la maschera del demagogo volgare ed eccessivo l’ha indossata soltanto finché il pubblico l’ha applaudita. Dunque, quale che sia l’esito, meglio non scrivere: “Ve l’avevo detto”. Perché nessuno potrebbe dircelo. Nel suo caso, a parte gli imprevisti della Fortuna (come sempre del tutto determinanti), in futuro sarà più forte il suo temperamento o il suo cervello? Il cavallo o il cavaliere?
Questo mattatore è vagamente shakesperiano, nel senso di colorato, eccessivo e pressoché paradigmatico. La sua stessa rozzezza, per esempio, è grandiosa, classica, quasi sofoclea. Nel lungo termine egli è soltanto un interrogativo. Nel breve, ci si chiede come uscirà da questa scena. Infatti se, come dicono tutti, questo governo non durerà, egli dovrà immediatamente trovare o una collocazione politica, o comunque una linea di comportamento per far fronte ai colossali problemi di fine anno. E stavolta non bisognerà comprare popcorn, ma qualche chilo di calmanti e ansiolitici.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 maggio 2019

SALVINEIDEultima modifica: 2019-05-19T11:02:13+02:00da gianni.pardo
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