UN POPOLO INTELLINGENTE MA STUPIDO

La sovranità appartiene al popolo. Queste parole del primo articolo della Costituzione Italiana oggi sono un’ovvietà. Qualcuno chiederebbe: “E a chi volete che appartenga?”
Eppure l’esercizio della sovranità non è cosa semplice: essendo il supremo comando, è anche la suprema responsabilità; e, mentre l’autocrate risponde delle sue decisioni alla storia, (o ai congiurati che lo assassinano) il popolo non ne risponde a nessuno e le paga in prima persona. La Costituzione ha cercato di proteggerlo da sé stesso, aggiungendo che la sovranità dovrà esercitarla “nelle forme e nei limiti della Costituzione”, ma il popolo ha anche il diritto di mettersi nei guai, provando ad adottare per esempio la democrazia diretta, e magari internettiana.
Ciò che la Costituzione intendeva, con quella limitazione, è che la massa non ha la competenza per governare e dunque deve necessariamente delegare questo compito ai suoi migliori rappresentanti. E tuttavia questo problema si inquadra in in un ambito più vasto.
La democrazia è il miglior regime inventato dall’umanità ma ciò – come aveva ben visto Voltaire – nella misura in cui il popolo è colto e maturo. E infatti, nella maggior parte degli Stati islamici e spesso altrove, la democrazia, anche se tentata, non attecchisce e finisce col volgersi in autocrazia. Ecco perché Oriana Fallaci aveva torto, quando rivedeva le bucce del governo di Reza Pahlavi. Questi aveva perfettamente ragione obiettandole che non avrebbe dovuto sperare di trovare, in Iran, una democrazia come quella inglese.
In questo quadro, come è sistemata l’Italia? Male, si direbbe. Il Paese, benché sinceramente democratico, prevalentemente colto (se contrapponiamo cultura ad analfabetismo) e composto da persone sveglie, ha dei difetti che lo mettono in pericolo, in particolare un’insufficiente percezione della realtà.
Per esempio, quando si tratta di valutare sé stessi, gli italiani sembrano soffrire di una forma di schizofrenia. Per evitare il disprezzo di sé, sono capaci di immaginarsi vincitori della Seconda Guerra Mondiale e il 25 aprile di ogni anno festeggiano la “Liberazione”: come se loro fossero stati oppressi da non si sa chi. E a nessuno viene da ridere. Mentre in realtà l’Italia era stata fascista finché le cose andavano bene, al punto che gli Alleati pretesero da noi, come dalla Germania, la “resa senza condizioni”. Questa “rimozione” della storia richiederebbe un Piano Marshall per pagare un esercito di psicoanalisti.
Purtroppo pecchiamo anche nella direzione opposta. Di contro a questa assurda autoassoluzione, pensiamo di essere il Paese più corrotto del mondo, di avere un alto tasso di criminalità, di essere degli incapaci e insomma che tutti sono migliori di noi, una giaculatoria di ingiustificate autofustigazioni. Ma poi, ulteriore piroetta, ci assolviamo da queste pecche dando la colpa di tutto al malgoverno. Come se non lo avessimo eletto noi e come se i suoi componenti non fossero nostri connazionali.
Presi ad uno ad uno, siamo individualisti, scaltri, e capacissimi di proteggere i nostri interessi anche a costo di andare contro la legge. Quando invece si tratta dell’amministrazione dello Stato, dimentichiamo il buon senso e diventiamo idealisti, estremisti, collettivisti e, in una parola, stupidi. Vorremmo uno Stato perfetto e onnipresente, amministrato da angeli non italiani, capace di guidarci e accudirci dalla culla alla tomba. Insomma un’Amministrazione che si faccia carico (gratis), di tutti i nostri problemi. Il risultato è che uno Stato parassitario ci carica di tasse e non ci fornisce ciò che ci aspettavamo. Infatti ha, come prima spesa, l’autofinanziamento.
A tutto questo si è recentemente aggiunto un fenomeno, prova finale del delirio. Dopo avere voluto lo Stato com’è, ci siamo talmente arrabbiati contro di esso da chiederne la fine. Come chi dicesse: “Basta, voglio un altro universo”. E questo è ciò che hanno offerto i Cinque Stelle, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi.
Si può dire del popolo italiano quello che un amico inglese diceva di suo figlio: “È tanto stupido quanto è intelligente”. Ed era molto intelligente.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 maggio 2019

UN POPOLO INTELLINGENTE MA STUPIDOultima modifica: 2019-05-20T15:01:29+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “UN POPOLO INTELLINGENTE MA STUPIDO

  1. Le riflessioni su questo tema sono molteplici e ricordo che gia’ tempo fa avevamo fatto considerazioni simili. Si possono esaminare i popoli come sono ora: quel popolo E’ cosi, quell’ altro popolo E’ cosi’…. Ma cosa li porta ad essere cosi’? E tale condizione e’ insuperabile, cablata indissolubilmente nei geni? Se e’ nell’ esperienza storica questa puo’ cambiare e cambia. Ho gia’ esposto delle considerazioni sui popoli dell’ america latina e quella anglosassone, pero’ come da nostra cultura di radice ellenica, la Speranza (maiuscolo, vedi vaso di Pandora) non deve mai mancare.

    Prendiamo il Venezuela: Chi come me era contro le politiche di Chavez sapeva che sarebbe arrivata a battere il grugno, ma ora questa esperienza storica deve essere elaborata dai venezuelani, cioe’ non sprecare l’ opportunita’ che entri nel loro imprinting. Per questo sono contrario a delegitimare Maduro e a suffragiare forze estere “liberatrici” (per me uno come Guaido’ che chiama forze estere di occupazione in altre circostanze sarebbe stato accusato di Alto Tradimento nell’ approvazione di tutti). Se andiamo tutti a “liberarli” rimarranno con la mitologia che “forze imperialiste sono responsabili della nostra rovina” e non cambieranno.

    Anche noi italiani, popolo antico e con molta esperienza storica, scoprendo che ce ne manca ancora e che vi sono esempi illuminanti di altri popoli che hanno seguito altre rotte, possiamo concludere che non basta mai, che non si deve mai smettere di screscere e cambiare, anche nel peggiore dei modi.

    Da padre di famiglia so’ che battere il grugno fa bene.

  2. “Le riflessioni su questo tema sono molteplici e ricordo che gia’ tempo fa avevamo fatto considerazioni simili. Si possono esaminare i popoli come sono ora: quel popolo E’ cosi, quell’ altro popolo E’ cosi’…. Ma cosa li porta ad essere cosi’? E tale condizione e’ insuperabile, cablata indissolubilmente nei geni? Se e’ nell’ esperienza storica questa puo’ cambiare e cambia. Ho gia’ esposto delle considerazioni sui popoli dell’ America latina e quella anglosassone, pero’ come da nostra cultura di radice ellenica, la Speranza (maiuscolo, vedi vaso di Pandora) non deve mai mancare.
    Prendiamo il Venezuela: Chi come me era contro le politiche di Chavez sapeva che sarebbe arrivata a battere il grugno, ma ora questa esperienza storica deve essere elaborata dai venezuelani, cioe’ non sprecare l’ opportunita’ che entri nel loro imprinting. Per questo sono contrario a delegittimare Maduro e aa auspicare forze estere “liberatrici” (per me uno come Guaido’ che chiama forze estere di occupazione in altre circostanze sarebbe stato accusato di Alto Tradimento nell’ approvazione di tutti). Se andiamo tutti a “liberarli” rimarranno con la mitologia che “forze imperialiste sono responsabili della nostra rovina” e non cambieranno.
    Anche noi italiani, popolo antico e con molta esperienza storica, scoprendo che ce ne manca ancora e che vi sono esempi illuminanti di altri popoli che hanno seguito altre rotte, possiamo concludere che non basta mai, che non si deve mai smettere di crescere e cambiare, anche nel peggiore dei modi.
    Da padre di famiglia so’ che battere il grugno fa bene.”
    Roberto Cappellini”
    C’è del buon senso, in quel che Lei dice. Ma esiste pur sempre un’obiezione: devo aspettare che mio figlio si rompa l’osso del collo in motocicletta, prima di imporgli il caso e il rispetto delle regole stradali?
    Il vero problema è che 1 non si può insegnare gran che, ad un popolo, soprattutto se 2 come avviene in democrazia, è sovrano.
    G.P.

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