ENRICO IV, AMLETO E SALVINI

Il protagonista politico dell’Italia attuale è senza dubbio Matteo Salvini. Dunque sarebbe importante conoscere le sue intenzioni, i suoi programmi, i suoi progetti. E noi cittadini li conosciamo? Proprio no. Il marziano appena arrivato dal suo pianeta potrebbe pensare che ciò avvenga perché il detto Salvini è un tipo talmente riservato da tenere sempre nascoste le sue carte. E invece noi saremmo costretti a dirgli che quell’uomo manifesta il suo pensiero anche più volte al giorno, in contesti diversi. Purtroppo ottiene il ben noto effetto di saturazione. Data la quantità di informazioni che ci fornisce, e dato che queste informazioni sono sempre nuove e magari in contraddizione con le informazioni precedenti (per non parlare della contraddizione con i dati di fatto), in fin dei conti nessuno sa che cosa pensa di fare, che cosa dice sul serio e che cosa dice per vedere l’effetto che fa. Quando mente e quando è sincero. Quando fa finta di non sapere le cose più ovvie, e quando realmente non le sa, dimostrando una preoccupante mancanza di competenza. Matteo Salvini è una mina vagante, senza segni di nazionalità. Non si sa nemmeno contro chi esploderà, se esploderà, e addirittura potrebbe esplodere facendo saltare in aria chi l’ha deposta in mare.
Tutto ciò non risulta da un ricercato esercizio di scetticismo a 360 gradi. Si ricava dalla lettura quotidiana degli editoriali. Chi non legge i giornali potrebbe magari pensare che, se non ha chiare le intenzioni del nostro Ministro dell’Interno, è perché non si è informato. E al contrario chi i giornali li legge, o almeno legge gli editoriali, è cosciente di saperne anche meno di lui. Infatti persino i massimi competenti sono costretti ad astrologare, a consultare il volo degli uccelli e le viscere delle vittime sacrificali. O, volendo essere meno cruenti, i fondi di caffè. Gli editorialisti si chiedono dottamente se quell’uomo voglia far cadere il governo o no; se voglia divenire primo ministro o preferisca averne i poteri senza averne le responsabilità, come avviene attualmente. E poi, vuole o no far cadere il governo? Già non si sa se gli converrebbe o no. Perché sul dopo impera la caligine più spessa che si possa immaginare. L’attuale procedura d’infrazione è uno scherzo in confronto a ciò che ci aspetta a fine anno. Salvini si sentirebbe disposto a firmare la prossima legge di stabilità, impresa che spaventerebbe una cooperativa di Ercoli?
La situazione è spaventosa e uno ragionevolmente si aspetterebbe l’atteggiamento prudente di chi si chiede come limitare i danni, secondo le varie ipotesi. E invece Salvini promette che spenderà trenta miliardi per introdurre la flat tax, poi che ne spenderà dieci, oppure quindici, sempre per lo stesso scopo e comunque in deficit. Come se fosse certo che basterà chiederli (ai mercati) per ottenerli, mentre il nostro rating è a un passo dal livello spazzatura. Come se quindici miliardi per la tassa piatta (prendiamo la somma media), più altri ventitré per sventare l’aumento dell’Iva, più un’altra decina non ricordo per quale impegno, non ammontassero a 48 miliardi. Quarantotto miliardi diviso sessanta milioni, quanti siamo noi italiani, fanno ottocento euro a testa. Tremiladuecento per una famiglia di quattro persone. Domanda: siamo sicuri che, se ci presentassimo in banca a chiedere un prestito, otterremmo tutti un prestito di tremila euro, per la nostra famiglia? E chi pensa mai che i mercati reputino l’Italia più solvibile di quanto siamo solvibili tutti noi, in media?
Ma ecco, come nel gioco dell’oca, torniamo alla casella di partenza. Salvini parla sul serio o prende per i fondelli noi italiani e tutte le autorità comunitarie? È pazzo o si finge pazzo? A sentirlo sembra più demente dell’Enrico IV pirandelliano, e infinitamente più folle dell’arguto, acuto e occasionalmente tremendo Amleto.
Altro elemento di sbalordimento: di solito chi imbroglia, chi racconta fandonie, fa il possibile per evitare la verifica. Così, chi predice la fine del mondo non l’annuncia per una o due settimane dopo, ma per un giorno di tre o quattro anni dopo. Giusto il tempo di riscuotere i benefici di quella profezia. Chi invece pronostica la sventura a brevissima scadenza si procura facilmente lo scherno del prossimo. Dunque Salvini che parla imperterrito di grandi spese in deficit quando nel giro di una settimana o due Bruxelles ci potrebbe notificare il precetto (il decreto ingiuntivo ce l’ha già notificato), che cosa crede, di cavarsela dicendo che scherzava?
“Questo articolo non mi dice nulla di nuovo”, potrebbe dirmi un amico. Ed avrebbe ragione. Ma ad una cosa serve: a rassicurarlo. Se non ha capito niente dell’attuale situazione politica non è perché sia un imbecille. O – se è un imbecille – lo è con milioni di colleghi, inclusi fra loro il sottoscritto e i migliori commentatori politici dei giornaloni. Non è consolazione da poco. Io per primo ne avevo bisogno.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
23 giugno 2019

ENRICO IV, AMLETO E SALVINIultima modifica: 2019-06-24T09:50:39+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

4 pensieri su “ENRICO IV, AMLETO E SALVINI

  1. E se non è Di Maio è Salvini, se non è Salvini è Di Maio. Pardo, mi pare che Lei sia in palese contraddizione con quanto scritto nell’articolo del 19 giugno! Posso perdonarglielo solo se Lei confessa di aver inaugurato una “pagina degli spettacoli”, con particolare attenzione a questi applauditi “performers”. Cercare nelle loro azioni e ancor più nelle loro parole una qualche “sostanza” che ne giustifichi in qualche modo – seppur ipotetico – una ragione d’essere, è sforzo vano e ingenuo. Artisti sono, e quindi vogliono stupirci e ammaliarci, momento dopo momento.
    Quindi, iniziamo a parlare di cose serie.
    Chessò, di donne; o di formaggi; o di api…

  2. sig Pardo,
    almeno da a Salvini il merito di aver diminuito drasticamente gli sbarchi, o forse anche per lei
    la Carola o come si chiama trattasi di eroina?

I commenti sono chiusi.