TUTTI CONTRO LA RAGGI

Un mesto articolo del “Corriere della Sera”(1) ci dice che Virginia Raggi, la sindaca di Roma, non è in rotta di collisione col Movimento 5 Stelle soltanto perché la collisione si è già avuta. Il giorno in cui è caduta l’ultima goccia – quella che fa traboccare il vaso – è stato l’otto maggio, quando la Raggi si è dimostrata d’accordo con l’assegnazione di una casa popolare ad una famiglia rom. Lei pensava di difendere degli emarginati, semplicemente perché avevano titolo giuridico, mentre Di Maio e compagni quel giorno avevano deciso di cavalcare la tigre.
Comunque il casus belli è secondario. Il fatto è che la giovane sindaca e il Movimento non si parlano più. A quanto pare i pentastellati – con l’unica eccezione di Alessandro Di Battista – non aspettano e non desiderano che di vederla cadere. Perché è diventata “indifendibile”. Ed è vero: effettivamente la capitale è in condizioni pietose, soprattutto per quanto riguarda l’immondizia e i trasporti.
Chi non fa parte del Movimento, e non lo ha nemmeno votato, non ha molta voce in capitolo per distribuire torti e ragioni. Ma forse in questa vicenda ci sono delle evidenze che sfidano la faziosità. Infatti il Movimento non ha nessun diritto, nemmeno teorico, di condannare Virginia Raggi.
Durante la campagna acquisti del calcio tutti i dirigenti fanno il possibile per accaparrarsi i migliori attaccanti e i migliori difensori. Ma immaginiamo che i dirigenti di una società usino un criterio diverso: non vogliono i migliori giocatori, ma i giocatori più belli. E infatti mettono su una squadra di marcantoni. Purtroppo, sin dalla prima partita, gli Adoni cominciano ad incassare tanti goal, da provocare l’ilarità di tutto il mondo del pallone. Ma sono colpevoli i giocatori? Se si è scelto il criterio della bellezza, rimproverare ai ragazzi di non avere altri meriti è assurdo.
Nel caso della Raggi, basterà osservare che i criteri del Movimento sono stati due. Motivo di esclusione, l’aver fatto parte di “quelli là”, cioè l’aver già fatto politica, col rischio di esserne divenuti dei professionisti. Cioè dei competenti. Motivo di scelta, solo uno: l’onestà. Fra l’altro i due criteri sono stati elevati al livello teorico, sostenendo che uno vale uno, e cioè che quello che ha fatto e fa il migliore politico può farlo, e meglio, il primo che passa, purché sia onesto. Ora la Raggi non era una professionista della politica e, per quanto ne sappiamo, si è sempre comportata da persona perbene. In cosa è venuta meno al suo giuramento?
Inoltre, per difenderla sarebbe facile notare che per raddrizzare le sorti della capitale sarebbe stato necessario non un professionista, ma addirittura un genio della politica, dell’amministrazione e della finanza. E non è detto che sarebbe bastato. Come si può rimproverare ad una giovane donna di non esserci riuscita? Qualcuno potrebbe dire che lei stessa non avrebbe dovuto accettare la carica, non essendone all’altezza, ma questa è un’idea liberale. Il Movimento invece ha detto che uno vale uno, purché sia onesto.
È a Beppe Grillo, a Casaleggio padre, e a tutti coloro che si sono atteggiati a profeti di questa nuova politica, che bisogna rimproverare di avere ingannato la Raggi. E di avere detto scemenze colossali. Scegliendo i dirigenti dalla strada, come agli albori del neorealismo cinematografico, non era ovvio che si sarebbero affidati compiti importanti a degli incompetenti e perfino degli ignoranti? I tedeschi con la spazzatura creano energia elettrica, e si fanno pagare per accettare i nostri scarti, mentre a Roma la spazzatura è stata affidata a ratti, gabbiani e cinghiali, per fortuna incensurati.
La Raggi non va assolta per non aver commesso il fatto, ma perché il fatto non costituisce reato. Lei ha messo nell’adempimento dei suoi compiti tutta la sua onestà e tutta la sua buona volontà: e tanto dovrebbe bastare. Il sistema del Movimento legittima i congiuntivi sbagliati di Di Maio e le dichiarazioni di Toninelli, che fanno tremare le colonne del tempio. Perché essere severi soltanto con la Raggi? Lo stile del Movimento prescinde da tutto, salvo che dalle sue utopie morali. Lo si è visto quando, dopo la caduta del Ponte Morandi, il nostro Primo Ministro Giuseppe Conti, professore universitario di diritto, ha detto che, per l’attribuzione dell responsabilità della Società Autostrade, non era necessario attendere le sentenze della magistratura. Dunque non soltanto il Movimento non impone la conoscenza del diritto, ma impone, a chi per caso lo conoscesse, di dimenticarlo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
9 luglio 2019

(1)https://www.corriere.it/cronache/19_luglio_07/sconfessata-suoiattaccata-avversarila-solitudine-raggi-41990576-a0e6-11e9-b20c-12356eab285e.shtml

TUTTI CONTRO LA RAGGIultima modifica: 2019-07-09T10:34:21+02:00da gianni.pardo
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