LA CRISI A SORPRESA

L’immensa noia che provocano le baruffe tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il tedio mortale del solito dilemma, se il governo cada e quando, non impediscono che questi argomenti rimangano importanti. Se si trattasse di affari loro, non ce ne occuperemmo più di quanto ci occupiamo delle vicende matrimoniali dei divi di Hollywood. Ma si tratta di affari nostri, delle nostre vite. E in fin dei conti può far rabbia che non se ne venga a capo. Arrivando alla fine a pensare che questi giovanotti dimostrino una totale indifferenza per i nostri sentimenti e perfino per le possibili conseguenze in Borsa. Esiste persino la possibilità che ci facciano continuamente preoccupare pur essendo perfettamente risoluti a non mollare l’osso: la crisi non ci sarà.
Ma ecco in questo campo anche l’esperienza ha da dire la sua. Giocare all’incidente è pericoloso, anche quando si è dei professionisti del rischio. Stiamo parlando degli stuntmen, cioè di coloro che in italiano (lingua morta) una volta si chiamavano cascatori. Questi coraggiosi giovani realizzano per lo schermo quei salti, quelle passeggiate sui cornicioni, quelle cadute da cavallo, insomma affrontano tutti quei pericoli che gli attori – persone normali – non potrebbero mai permettersi. Naturalmente gli stuntmen sono grandi atleti, allenati e capaci di prodezze da far rizzare i capelli in testa, e tuttavia la scena che più temono è quella che a noi spettatori può parere banale, perché l’abbiamo vista mille volte: quella di un uomo che, per qualsivoglia ragione, è avvolto dalle fiamme. Perché anche se il cascatore è adeguatamente vestito per resistere a quell’inferno, anche se la scena dura pochi secondi, anche se tutti stanno intorno con gli estintori per spegnere le fiamme nel tempo stabilito, si sa che un incidente si può sempre avere, e scherzare col fuoco si conclude con la morte dell’incauto. La morale della favola è che, quando si pensa che si è calcolato il pericolo al cento per cento, poi si può scoprire che esso era del centodieci per cento, con conseguenze fatali.
I nostri eroi al governo, quand’anche avessero messo in conto di darsi schiaffi e sberle da Commedia dell’Arte, e perfino ginocchiate finte da “wrestling” (lotta libera, per gli attardati) non dovrebbero ignorare che, se si gioca con i pugni, c’è caso che scappi un pugno vero, con vero naso rotto. Loro giocano alla lite e alla rottura, e una volta o l’altra la rottura si potrà provocare senza che loro l’abbiano voluta, non per quel giorno, comunque. È così che vanno le cose nella vita. L’imprevisto è sempre in agguato. Avevo un amico che guidava in modo spericolato, persino per me, che al volante non sono mai stato un agnello. Eppure non ricordo che abbia avuto un incidente. Un giorno invece, mentre ritto su uno spuntone di roccia, guardava dall’alto il panorama della Valle del Bove, sull’Etna, la roccia – evidentemente friabile – ha ceduto, lui ha sbattuto la testa ed è morto. Così, assurdamente. Cadendo dai suoi piedi. Figurarsi se rimane vero che chi semina vento raccoglie tempesta.
Dunque, crisi sì, crisi no? Noi non lo sappiamo. Probabilmente non lo sanno nemmeno loro. E non lo sa nemmeno il destino, per l’ottima ragione che non esiste. Così continuiamo a navigare a vista. Mentre quelli che dovrebbero reggere il timone giocano a carte, litigando continuamente, certi come sono che è importante sapere solo chi vincerà la partita a scopone, e non dove andrà a sbattere la barca.
Ovviamente se ne potrebbe concludere che Salvini, Di Maio, e tutti i loro soci, sono degli irresponsabili. Ma non per questo abbiamo il diritto di disprezzarli o rimproverarli. Infatti non sono più colpevoli di coloro che li hanno eletti. Se l’Italia ha potuto votare al 32,7% per il Movimento 5 Stelle, è segno che merita ministri come Bonafede o Toninelli.
Molta gente è convinta che votare non serve a niente. Perché il voto non cambia la politica. In questo milioni di persone hanno ragione: nel senso che da anni non vedono un vero statista, qualcuno che sappia finalmente rimettere l’Italia in carreggiata, liberando le sue forze represse o anchilosate. Ma il fatto che non è apparso un genio della chirurgia, non ci autorizzava ad affidarci ai guaritori. E se lo facciamo, poi dobbiamo prendercela con noi stessi.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
21 luglio 2019
P.S. Oggi, sul “Corriere della Sera”, un articolo di Giuseppe Conte sul problema dell’autonomia delle regioni del Nord Italia. Se esprime l’opinione sua, non conta più di della mia. Dunque non leggerò l’articolo. Se esprime l’opinione dei Cinque Stelle, che potrebbero votare sì o no, perché non lascia scrivere l’articolo a Luigi Di Maio? È vero che neanche in quel caso lo leggerei, ma almeno sarebbe colpa mia.
G.P.

LA CRISI A SORPRESAultima modifica: 2019-07-21T16:51:22+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “LA CRISI A SORPRESA

  1. Ormai non li “seguo” più, e consiglierei anche alla “opposizione” di evitare di gridare ogni volta “dimissioni! crisi!”. Quei due ci godono. Ignorarli. La soluzione, se e quando verrà, sarà “a sorpresa”, improvvisa e provvisoria, fatta di parole.
    E penso: ma se mi trovassi in Guatemala, o in Slovenia, che mi fregherebbe delle loro vicende? Cavoli loro, io non c’entro, e continuerei a godermi le albe e i tramonti.
    Ecco, mi sto “estraniando”. Lo so, è sbagliato: “si tratta di noi!” Di noi chi? Ma se il 54% degli italiani, dicono i sondaggi (ma i sondaggisti hanno mai “sondato” le loro consorti? secondo me sono dei cornuti inconsapevoli), “approva il governo”, questo significa che delle persone che incontro e con cui parlo, magari piacevolmente, uno su due è “dalla loro parte”; quindi, di fatto, sono “straniero”…
    “Resistere, resistere, resistere…”
    “Ha da passà ‘a nuttata”

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