FORSE ODOACRE È GIA’ A ROMA

Tucidide visse una sessantina d’anni e partecipò alla guerra del Peloponneso, durata più di vdue decenni. Anzi, su di essa scrisse un libro tanto apprezzato e mirabile, da farlo definire “il padre della storia”. Titolo che nessuno mai gli ha contestato. Ma se Tucidide fosse nato in Italia, nel 1950, che cosa avrebbe potuto raccontare, di interessante?
Questo concetto è stato esposto al grande pubblico dal personaggio impersonato da Orson Welles nel mai dimenticato film “Il terzo uomo”, di grande successo nel 1949. Welles dice al coprotagonista Joseph Cotten che in Italia, nel Cinquecento, non si contarono i complotti, i tradimenti, gli assassini e ogni sorta di nefandezza. E in quel tempo l’Italia ebbe il Rinascimento, mentre la Svizzera rimase in pace e che cosa inventò? L’orologio a cucù.
Non mancò chi fece notare che l’orologio a cucù fu inventato in Germania, ma il concetto è entrato nella mente di tutti. La pace è la cosa migliore che si possa desiderare, e non stupisce che quella parola entri nel saluto arabo (Salam) ed ebraico (Shalom). Ma, vista la penuria di avvenimenti appassionanti, non è il miglior soggetto per un racconto.
Ciò anche per un altro motivo: alla gente, quando mancano i grandi fatti, i piccoli fatti sembrano grandi. Col risultato che i giornali scritti o parlati sono pieni di notizie futili, fatterelli che saranno certamente dimenticati fra qualche mese o al massimo qualche anno. Chi si è nutrito di storia distingue benissimo ciò che è importante da ciò che non lo è. Sicché la cronaca di un Paese di serie B come l’Italia risulta di una noia mortale.
Persino un avvenimento di valore epocale – per esempio la caduta dell’Impero Romano d’Occidente – può divenire noioso e insignificante, se si svolge tanto al rallentatore, da diventare impercettibile. Noi costringiamo (più esattamente, “lostringevamo”) gli studenti ad imparare a memoria la data di questo avvenimento , ma coloro che abitavano a Roma nel 476 d.C. probabilmente avranno preso l’arrivo di Odoacre come un fatto da mettere nel mazzo, col resto dei passaggi di quell’interminabile decadenza.
Qualcosa del genere avviene per l’economia italiana, la cui degenerazione è inarrestabile. Sembra un tumore maligno, ribelle ad ogni cura, di cui il corpo non muore nel giro di un paio di mesi ma soffre, ogni giorno peggiorando un poco, per anni. Sicché ci si stanca di parlarne. E se un giorno l’organismo dovesse crollare, il commento, a proposito del defunto, sarebbe più o meno una scrollata di spalle: “Si sapeva che era malato”.
Ma l’Italia non morirà. È sopravvissuta a oltre due millenni e mezzo di malgoverno, figurarsi se non supererà un momentaneo ritorno all’età della pietra economica. Ce l’ha fatta l’Argentina, ce la faremo anche noi. Ma nell’attesa, benché l’ascesso al molare ci faccia soffrire, e benché sappiamo che l’estrazione ci farà molto male malgrado l’anestesia, non ci rimane che sfogliare qualche vecchia rivista che mai compreremmo in edicola. Tanto, per quanto noiosa, è sempre meno noiosa, e comunque meno irritante, della politica attuale.
Leggevo recentemente che Galli Della Loggia ha perso la voglia di parlare di politica. E dire che è il suo mestiere. Forse – e non potremmo dargli torto – non riesce a riconoscere nel teatrino romano ciò che ha conosciuto nei libri. A Roma non stanno facendo la storia, la stanno subendo. L’alternativa è entrare nella rissa da comari, ma alcuni non ne hanno il temperamento, oppure parlarne come fosse una cosa seria, col rischio che si arrivi ad un imprevisto effetto di Batracomiomachia. Certo, si potrebbe ancora scherzarci su, per chi ne è capace. Ma chi, malgrado tutto, ama il suo Paese, può avere difficoltà a ridere, quando ha voglia di piangere.
Proviamo dunque a goderci questo tempo di pace. Se non possiamo farlo apprezzando ciò che esso ci offre di positivo, dal momento che ci offre così poco, possiamo farlo pensando a quanto di negativo non ci infligge. Per esempio la ragionevole certezza che moriremo in un letto, e non sotto le macerie di una casa bombardata. Bisogna sapersene contentare.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
22 luglio 2019

FORSE ODOACRE È GIA’ A ROMAultima modifica: 2019-07-23T08:41:42+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “FORSE ODOACRE È GIA’ A ROMA

  1. “Ma l’Italia non morirà. È sopravvissuta a oltre due millenni e mezzo di malgoverno, figurarsi se non supererà un momentaneo ritorno all’età della pietra economica. Ce l’ha fatta l’Argentina, ce la faremo anche noi”

    Professore, col sorriso sulle labbra le dico che non la riconosco più!
    Questo suo ottimismo mi sorprende, almeno un po’.

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