L’ORIGINE DEL MALE E IL MANICHEISMO

L’idea che la realtà sia dominata da un Dio buono e da un Dio cattivo, in costante conflitto, è estranea alla mentalità occidentale contemporanea. Dopo quasi duemila anni di Cristianesimo, la convinzione generale è che ci sia un solo Dio, infinitamente buono. Ma questa convinzione lascia scoperto il problema del Male.
Il Male – sotto forma di sofferenza, malattia, guerra, morte – esiste eccome. E non si capisce come sia sorto, se si pensa che tutto deriva da un Dio infinitamente buono e senza concorrenti. Né più chiaro è come mai Egli permetta che esso dispieghi spesso e incontrastato le sue immense forze. Nel Settecento Voltaire ironizzava pesantemente, ma non senza ragione, sul “Disastro di Lisbona”, cioè sul terremoto che distrusse totalmente la città e i cui enormi danni arrivarono fino in Marocco. Quanto a noi contemporanei, non possiamo non pensare ad Auschwitz e agli altri “mulini” di morte del periodo nazista.
I teologi ovviamente si sono occupati del problema e lo hanno risolto (?) sostenendo che Dio non è colpevole del Male, perché del male sono colpevoli gli uomini, che fanno un cattivo uso del loro libero arbitrio. Dunque della Shoah sono colpevoli i nazisti, non Dio. Ma chi è colpevole del terremoto del 1755 e dell’enorme quantità di morti provocati da quell’evento, bambini inclusi? E ancora: se Dio ha creato gli uomini per farli felici (bonum est diffusivum sui) che bisogno aveva di regalargli il libero arbitrio, col quale potevano mettersi nei guai, come effettivamente hanno fatto? Quale padre, potendolo, non evita di regalare una motocicletta da trecento all’ora ai figli? E un padre onnipotente non approfitterebbe delle suw capacità per togliere ai figli anche il desiderio, della motocicletta? Ma oggi non è questo il problema che interessa.
Il problema che si vuole discutere qui è se gli uomini pensano veramente, e non soltanto a parole, che ci sia un solo Dio oppure hanno convinzioni simili ai tanti che, nell’antichità, credevano nell’esistenza di un Dio buono e di un Dio cattivo. Fra cui i devoti di Mani.
La prima iconstatazione è che tutti attribuiscono a Dio, manifestando gratitudine, gli eventi positivi che avrebbero potuto essere negativi e non lo sono stati. Se crolla un ponte su un fiume, e il treno che doveva passarci sopra viene fermato in tempo, si dice che centinaia di passeggeri “non sono morti per miracolo”. E così si attribuisce a Dio l’intervento che ha fermato il treno. Ma se inmvece il disastro si verifica? In questo caso tutti parlano di Malasorte, di Destino, di Sfortuna, e la cosa non ha senso. Perché né l’inesistente Destino, né l’inesistente Malasorte hanno voluto la morte di quei passeggeri. E chi l’ha voluta, allora?
Le conseguenze di una possibile risposta a questa domanda sono tutt’altro che trascurabili. Infatti, se si dice che il ponte è crollato a causa della sua vetustà o della sua cattiva manutenzione, se cioè si mette in gioco la causalità materiale, è facile riconoscere che anche l’albero caduto sulla via ferroviaria, fermando il treno prima che arrivasse sul ponte, è caduto per la stessa causa materiale e non per miracolo. E se invece si insiste a dire che gli avvenimenti positivi (lo scampato pericolo del treno, la guarigione da un cancro, la pioggia che salva dalla siccità e mille eventi di questo genere) si sono verificati per miracolo, è segno che , quando non si verificano, Dio non è intervenuto. Forse non poteva intervenire. O infine il Dio del Male è stato più forte di lui.
Malgrado il monoteismo ereditato dall’ebraismo, l’esigenza di ipostatizzare il Male facendone un soggetto attivo è stata tanto forte da creare la figura di Satana, del Maligno, del Diavolo. Ora, a parte che non si vede che cosa gliene venga, al Diavolo, dei bambini morti nel terremoto del 1755, se Dio è onnipotente, perché ha tollerato questo antagonista, un antagonista che induce al male coloro che Dio ama e Lui stesso ha creato per avere il piacere di renderli felici?
Nell’antichità tanto i pagani quanto gli ebrei e i cristiani ipotizzavano delle divinità facili alla collera. Le violenze degli dei greci non si contano. Le Dieci Piaghe d’Egitto, l’annegamento dell’intero esercito egiziano nel Mar Rosso, la distruzione di Sodoma e Gomorra, ci parlano di un Dio (quello nostro) che non sarebbe alieno dal punire gli uomini senza distinguere i colpevoli dagli innocenti. Ovviamente tutto ciò è assolutamente contrario alla sensibilità contemporanea, ed oggi nessuno osa far risalire a Dio un evento immenso e tragicamente negativo come l’epidemia di “Spagnola”. Ma questo aver tolto l’influenza negativa di Dio sulla Terra ha contemporaneamente lasciato scoperto il lato negativo della realtà, e la gente lo riempie come può.
Qualcuno pensa che Dio non può tutto. Qualcun altro dice “che ha le sue ragioni” (quali, se si pensa ad Auschwitz?). Qualcuno afferma pensoso che se Dio non è intervenuto non ha inteso intervenire, ma allora a che serve il fatto che sia buono? E a che serve che lo si preghi, se poi tutto sembra abbandonato all’inesorabile legge di causalità?
Forse i manichei non avevano tutti i torti. La loro realtà, dal punto di vista teologico, era molto più comprensibile della nostra. Tanto che si potrebbe concludere sostenendo che, se si ha un punto di vista teistico, la soluzione più logica è quella del conflitto fra un Dio buono e un Dio cattivo. Se invece si è atei, basta riconoscere che le cose seguono la legge di causalità. Una legge che niente e nessuno turba: né quando ci favorisce né quando ci uccide.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
29 luglio 2019

L’ORIGINE DEL MALE E IL MANICHEISMOultima modifica: 2019-07-29T10:30:07+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “L’ORIGINE DEL MALE E IL MANICHEISMO

  1. Interessante riflessione.
    Da sempre siamo stati abituati a considerare una antica superstizione, una fantasia superata dal tempo l’esistenza di più dei, tra i quali quelli cattivi.
    In realtà, se si accetta il divino, è molto meno insensata dell’idea dell’unico Dio buono e onnipotente.
    Forse gli antichi erano più ragionevoli?

  2. Gianni, dalla vignetta che le ho mandato stamattina (impossibile riprodurla qui) e’evidente che in certe occasioni, cio’ che per qualcuno e’male (il contadino) per altri e’ bene (le galline). Cio’mostra che, almeno in certe occasioni, non esiste il male assoluto. Nello stesso episodio, c’e’ sia del bene che del male. Pensi al leone che addenta la gazzella. La gazzella soffre orribilmente, mentre il leone gode, pensando che vivra’ un altro giorno senza morire di fame.

    Allora, esistono il male e il bene assoluti? Io credo di no. E’ male cio’che mi da’ dolore, una ferita, un cancro, un tradimento, la morte di un amico, un fallimento finanziario. E’ bene cio’che mi fa godere, la soddisfazione di un istinto, l’amore per una donna o per la famiglia. O per Dio, se sono credente. Qualcosa di buono da mangiare, un quadro di Van Gogh, una sinfonia di Mozart.

    Ma si puo’pensare che ci sia un dio dietro tutto questo? Un dio che bisogna ringraziare dopo aver mangiato una bouillabaisse, o maledire quando scopriamo che nostro figlio e’morto di overdose?

    E quanti dei ci sono? C’e’ il dio della gazzella e quello del leone? Quello dei musulmani e quello dei cristiani? C’e’ il dio di Salvini, e quello di Saviano? Perche’ il bene o il male, in tutti questi casi non corrispondono.

    E allora, finalmente, smettiamo di pensare a Dio, al bene ed al male. Non esistono, se non individualmente. Sono solo concetti personali.

  3. I credenti sono persuasi che ciò che è bene o male per loro lo è anche per Dio ( il dio in cui loro credono ). E dànno per scontato che Dio nutra gli stessi sentimenti dell’uomo. Se lo sono immaginato ( Feuerbach direbbe creato ) così.
    Chissà perché ?

  4. Erodoto, molti secoli prima di Feuerbach, dopo avere visitato l’Egitto, si spinse fino in Nubia, e così vide che i nubiani, di pelle nera, rappresentavano i loro dei di pelle nera. Naturale, ne? Ma significativo.

  5. Interessante e acuto “excursus” filosofico-teologico, una più che dignitosa soluzione al tradizionale problema della presenza del Male (fisico, metafisico, etico-morale) è quella offerta alcuni secoli fa dal ‘Deus sive Natura’ impersonale del grande Spinoza, non a caso amato da pensatori molto preparati sul piano (epistemo)logico quali Einstein e Russell. Non a caso il brillante matematico e divulgatore scientifico P.G. Odifreddi, afferma che “chi vuol essere logico NON può essere teologico “… Saluti

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