NON TOGLIETECI QUESTO GOVERNO

Il governo che doveva cadere un giorno sì e l’altro pure non è caduto. Anzi, avant’ieri ha avuto più voti di fiducia di quanti ne necessitasse. A quanto dicono, non cadrà neppure in occasione del voto sul Tav. Ciò perché, come suonava il titolo di Antonio Polito, sul “Corriere” di ieri, “le elezioni anticipate non le vuole nessuno”. Ma rimane da sapere perché.
Molti dicono che il governo non cade perché, pur non essendo coeso, pur non essendo un’autentica coalizione, non c’è una maggioranza pronta a sostituirlo. Inoltre, se si andasse a nuove elezioni, molti parlamentari – soprattutto del Movimento 5 Stelle – ben difficilmente ritroverebbero l’amato cadreghino.
E tuttavia a ben riflettere rimangono ancora dei dubbi. Per cominciare, una maggioranza alternativa si trova sempre. In nome dell’interesse non ci sono differenze ideologiche non possano essere superate. Non è forse ciò che è avvenuto nel 2018? La Lega è considerata di estrema destra, buona parte del Movimento è considerata di estrema sinistra, e tuttavia sono ancora lì, inamovibili.
Fra l’altro, dal momento che, dicono tanti, il partito di maggioranza relativa è prevalentemente composto da ignoranti e incompetenti, non costerebbe molto dire che ci si è messi insieme per un governo di salute pubblica. La retorica ha mille armi, quando vuole giustificare qualcosa. E allora come mai tutti i partiti chiedono continuamente al governo di andare a casa, e tuttavia, quando ne hanno l’occasione, non ce lo mandano loro stessi?
Sono molti anni che l’Italia accumula nodi irrisolti. I problemi li spazza sotto il tappeto o li tampona facendo debiti. Si elimina un fastidioso prurito mentre si continua a fumare come turchi, ponendo le basi per un cancro ai polmoni. E il nostro debito pubblico è effettivamente un cancro. Al riguardo molti obietteranno che sono decenni che ce ne preoccupiamo e l’Italia non è affondata. Dunque potremmo fare ancora debiti. Un ragionamento sciocco. Come dire che se la Torre di Pisa pendesse sempre di più, non cadrebbe mai. Per il debito pubblico c’è un limite oggettivo: la fiducia dei mercati. Se viene meno – e ciò può verificarsi da un giorno all’altro – l’Italia non avrebbe credito e le rimarrebbero da pagare interessi sul debito di circa 60/70 miliardi l’anno. Da brividi.
È questa la ragione per la quale l’Unione Europea cerca disperatamente di trattenerci dall’avanzare: perché siamo già sull’orlo dell’abisso. Per giunta l’Italia ha fatto tante promesse, ha contratto tanti impegni, che alla fine (probabilmente fra qualche mese) sarà costretta a tener fede alla parola data. Saranno dolori.
Anche qui, un paragone sarà utile. Se un piccolo debitore non rimborsa il mutuo della Banca, questa dà inizio alla procedura legale. Se invece l’insolvente è un grande debitore, la questione si complica. Innanzi tutto, agendo contro di lui, si perde il cliente, con notevole danno per il bilancio dell’istituto di credito. Poi, fallendo, quel cliente provocherebbe per la banca un danno maggiore di quello già provocato non pagando le ultime rate. Sicché, nella speranza di un raddrizzamento della situazione, o quanto meno per guadagnare tempo, a volte la Banca presta ancora denaro a chi non ha rimborsato il precedente prestito. Ma c’è un limite. Quando, facendo i suoi calcoli, la Banca si accorge che, continuando così, non farà che perdere sempre di più, dice: “Basta, ho perso abbastanza”. Non è vero che a volte si è “too big to fail”, troppo grandi per fallire. E infatti sono falliti molti Paesi, anche grandi e potenzialmente ricchi come l’Argentina.
L’Italia non può chiedere denaro all’infinito ai mercati, perché il rischio è che gli investitori ad un certo momento dicano: “Basta”. Per quanto gli interessi siano allettanti, se la prospettiva di perdere il capitale diviene troppo concreta, non ci sono interessi che tengano. E a questo punto saremmo perduti.
Dunque l’ottimismo di Salvini, rispetto alla possibilità di grandi operazioni in deficit, è assurdo. Non è detto che anche stavolta l’Italia possa spazzare la polvere sotto il tappeto, che possa contrarre ulteriori debiti, che possa ottenere ancora concessioni dall’Europa. Come dicono i francesi, trop c’est trop. Del resto le agenzie di rating ci hanno più che avvertiti: i nostri titoli di Stato sono a un passo dalla qualifica di junk bonds, spazzatura.
Questa è una prospettiva da sudori freddi. O chiunque sarà al governo prenderà i provvedimenti più impopolari che si possano concepire, oppure, osando ancora sfuggire alle proprie responsabilità, rischierà di portare l’Italia al default. Cioè al fallimento. Cioè al disastro.
Ed ecco la domanda: perché andare a prendere il posto della Lega e del Movimento 5 Stelle, a soli quattro mesi utili da dicembre, cioè dal momento della verità? Il giudizio negativo sul governo è autentico, ma non si può desiderare di prendere il suo posto. Oggi neanche un ottimo governo potrebbe fare miracoli.
Accanto all’ipotesi della mancanza di una maggioranza alternativa, accanto all’ipotesi dell’attaccamento al seggio parlamentare, bisogna dunque fare quella che le poltrone di Palazzo Chigi già scottino. E la loro temperatura aumenterà costantemente, fino a dicembre. Che si brucino le terga quelli che ci siedono già.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

7 agosto 2019

NON TOGLIETECI QUESTO GOVERNOultima modifica: 2019-08-07T08:53:47+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “NON TOGLIETECI QUESTO GOVERNO

  1. Prof. il cerino tra le dita scotta, potranno pure mettersi il vestito “sistimato” e parlare in maniera forbita, ma la domanda è sempre la stessa: mò chi pava? E pure la risposta: i fessi. Saluti Prof.

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