IN NOME DELLA VERITA’: G.CONTE

La verità è una compagna scomoda. Come ha detto qualcuno: “Molte cose sono più crudeli della verità, ma non riesco a ricordarmele”. Quante mogli, quanti mariti non hanno detto del coniuge: “È stato leale, mi ha confessato di avermi tradito”, aggiungendo in pectore: “Quanto avrei preferito che mi dicesse di aver amato soltanto me, nella vita! Anche se non è vero.”
La verità è quella che ci spinge a giudicarci severamente, e non è piacevole; a vedere i difetti di coloro che apprezziamo esattamente come vediamo i difetti di coloro che avversiamo; a riconoscere, dopo avere a lungo sostenuto una tesi, che avevamo torto. La verità è il letto di Procuste su cui, una volta o l’altra, sono amputate le nostre illusioni. E proprio per questo molti chiudono gli occhi, avvistandola. Ma chi ha il coraggio di guardarla in faccia, in questi giorni ha parecchie occasioni di protestare, perché quella verità, nel nome della quale siamo perfino disposti a soffrire, è gravemente offesa.
Una riguarda l’errore che ha commesso Matteo Salvini nel far cadere il governo. È vero, è stato un errore, ma ciò che è falso – assolutamente falso – è che l’abbia commesso soltanto lui. Per mesi e mesi giornalisti e personaggi di rilievo (in particolare Berlusconi) hanno supplicato Salvini di “staccare la spina” a questo governo. Quanti di tutti costoro hanno previsto che, caduto quel governo, se ne sarebbe formato uno giallo-rosso?
Che la si smetta di dare del cretino a Matteo Salvini. Se è stato un cretino, siamo stati cretini insieme con lui pressoché tutti. Per parte mia, in nome della mia onestà intellettuale, rivendico di aver fatto parte degli imbecilli. Qualcuno dirà che abbiamo commesso questo errore perché da sempre sia il Pd (e soprattutto Renzi) sia il M5s avevano affermato che mai e poi mai si sarebbero messi insieme. E che difesa è questa, se vale per noi e non vale per Salvini?
Questa solfa del grande errore di Salvini è platealmente contraria alla verità. Se la maggioranza degli italiani (sempre me compreso) non è stata abbastanza intelligente da prevedere il cinismo senza limiti di Renzi, vuol dire che non era facile pensarci.
Salvini, oltre ad innumerevoli errori di stile, mettendosi contro tutti ha sottovalutato l’assedio che promuoveva contro di sé. Ha trattato a pesci in faccia persino Forza Italia, cioè la sua rete sotto il trapezio. Si è inimicato l’intera Europa – quella sentimentale e quella finanziaria – e perfino il campo occidentale. Evidentemente non conosce il proverbio per il quale: “Troppe lepri sono la morte del cane”. E così si può passare al secondo capitolo intitolato Giuseppe Conte. Ma bisogna prenderla un po’ più alla larga.
Tutti considerano i politici uomini senza onore, capaci di rinnegare gli amici, di non mantenere le promesse, di cambiare opinione secondo le convenienze, di mentire e strapazzare la verità senza il minimo scrupolo. Condanne magari meritate: purtroppo però la faziosità le fa poi scolorire. Quando un politico si comporta in modo spregevole, ma la cosa gli conviene, i moralisti dimenticano tutto, perdonano tutto. Chi cambia opinione e va col nemico è un traditore, chi cambia opinione e viene con noi è uno che ha visto la luce.
Conte è un perfetto esempio di tutto ciò. Lo ha dimostrato nello stupefacente discorso che ha fatto prima di dimettersi. Il Ministro dell’Interno lui evidentemente lo conosceva bene da oltre un anno, e non era mai risultato che lo giudicasse così male. Inoltre le azioni di governo che ora gli rimproverava, attribuendole al suo interesse personale, le aveva condivise e controfirmate. E poi, lui che tanto ama l’eleganza, non sa che non si sputa né nel piatto in cui si mangia né nel piatto in cui si è mangiato?
Quand’anche avesse avuto personali ragioni di odio, sarebbe stato difficile perdonargli una filippica di circa quaranta minuti contro una sola persona. Gli scranni parlamentari non sono stati previsti per gli sfoghi personali. Cicerone ha accusato lungamente e violentemente Catilina, ma non gli rimproverava il taglio di capelli, gli rimproverava di attentare alle libertà repubblicane di Roma.
In quel momento mi sono detto: “O quest’uomo è una persona di pessimo gusto come ce ne sono poche al mondo, o la sa più lunga di me, e sarebbe niente: ma forse anche di tutti noi”. La sapeva più lunga di tutti noi.
Probabilmente il professore era già a conoscenza del sostegno renziano ed europeo a qualunque congiura contro Salvini. I renziani volevano evitare il voto per non essere definitivamente esclusi dalla politica, gli ambienti europei perché Salvini ha avuto il torto di allarmare tutti dal punto di vista del deficit e, in generale, della fedeltà all’Unione Europea. Dunque Conte si è voluto porre come il portabandiera degli anti-salviniani, ed ha posto la propria candidatura alla guida (che è un anagramma di Giuda) di qualunque governo anti-salviniano. Come effettivamente sta avvenendo.
E la verità che c’entra, in tutto questo? È facile vederlo. O Conte ha mentito per un anno e due mesi o ha mentito il 20 agosto. O non doveva rimproverare a Salvini la sua politica in agosto, o non avrebbe dovuto condividerla prima. O non doveva sorridergli amichevolmente per mesi e mesi, prima, o doveva rispettarlo come avversario politico senza insultarlo come uomo, come ha fatto il venti agosto. Se sono veri i sospetti di collusione col nemico, il venti agosto Conte è stato spregevole e prima è stato un traditore. Ma che cosa importa, di tutto questo, ai nemici di Salvini? Un bel nulla. Di un loro nemico che si fosse comportato così, avrebbero parlato come gli antiberlusconiani hanno parlato per anni (con molte meno ragioni) di Silvio Berlusconi. Invece oggi poco manca che lo paragonino a Cavour.
La parabola di Giuseppe Conte rintuzza le pretese di moralismo dei politici. Ed anche dei cittadini. Lo dimostra il fatto che l’incoerenza del comportamento, e il successo a causa di questa incoerenza, non gli provoca la minima nausea. E ciò semplicemente perché così si danneggia il loro nemico.
Certo, il comportamento di Conte non rende più difendibile il comportamento di Salvini, ma che il primo possa recitare la parte del buono lasciando all’altro la parte del cattivo, questo no. Se c’è un ingenuo, uno che è stato ingannato è Salvini, non Conte. Ed anche ad essere contenti di questo cambio di governo – come è ragionevole esserlo, e io lo sono – una cosa è sicura: non siamo passati da un brigante a un gentiluomo, ma da un brigante a un brigante e mezzo.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

1° settembre 2019
P.S. A proposito della cultura del Presidente del Consiglio Incaricato G.Conte, ho già segnalato l’uso improprio della parola “umanesimo”. Ora abbiamo un’altra puntata. Conte, rivendicando la sua indipendenza e la sua coerenza, in occasione di queste trattative ha affermato di non essere “un uomo per tutte le stagioni”. Affermazione che potremmo facilmente tollerare se Conte fosse stato indipendente e coerente, ma non lo è. E perdonargli, se avesse avuto il diritto ad essere una persona ignorante, che parla per sentito dire: Ma un professore universitario dovrebbe sapere che, nientemeno, a “man for all seasons” è stato detto di Tommaso Moro da Robert Whittington, per sottolinearne le enormi capacità. E la cosa è stata confermata dall’opera teatrale da cui è stato tratto il film “Un uomo per tutte le stagioni”.
G.P.

IN NOME DELLA VERITA’: G.CONTEultima modifica: 2019-09-02T10:00:23+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IN NOME DELLA VERITA’: G.CONTE

  1. “…a “man for all seasons” è stato detto di Tommaso Moro da Robert Whittington, per sottolinearne le enormi capacità”.
    Per una volta il prof. Conte ha detto la verità.

  2. ” Il Ministro dell’Interno lui evidentemente lo conosceva bene da oltre un anno, e non era mai risultato che lo giudicasse così male ”
    Non poteva giudicarlo male fin dall’inizio perché i comportamenti sleali di Salvini, a cui ha fatto riferimento l’avvocato del popolo in Parlamento, erano recenti. Basterebbe citare il caso Metropol/Savoini (1). Non solo il padano si è rifiutato di riferire in Parlamento, si è rifiutato perfino di fornire allo stesso Conte i chiarimenti richiesti . E non è vero che Conte non si fosse mai lamentato di Salvini :
    https://www.youtube.com/watch?v=tYll7ojCUT8
    Anche se non viene citato è evidente che Conte si riferisce a lui.
    Insomma, dopo tutti i rospi che aveva dovuto ingoiare e la mozione di sfiducia al governo, cosa avrebbe dovuto dire di diverso l’avvocato del popolo ?

    1) E’ stato il suo portavoce appena eletto segretario. E’ l’uomo che da venti anni tiene i rapporti tra la Lega e Mosca. L’associazione di cui è presidente, che si chiama “Lombardia-Russia”, ha sede negli uffici di via Bellerio, gli stessi del Carroccio. Ma Matteo Salvini dice di non sapere cosa ci facesse Gianluca Savoini a Mosca nell’ottobre 2018 e a Villa Madama il 4 luglio nell’incontro bilaterale con Vladimir Putin.

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