RIFLESSIONI SULL’IMMIGRAZIONE – 3

Il gattino sul palo
Gli adepti delle o.n.g. dicono che, comunque, a loro non interessa perché quelle persone si siano imbarcate in natanti inadatti anche per una gita sottocosta: gli importa che sono dei naufraghi, vanno salvati e sbarcati in un porto sicuro. Come prescrive la legge del mare. Ma a questo schema si possono muovere molte obiezioni.
I cosiddetti naufraghi non sono partiti per traversare il Mediterraneo con una nave, ma con un galleggiante evidentissimamente inadatto a quella traversata. Dunque l’eventuale naufragio non è un imprevisto, non è un “sinistro”. Non più che farsi male, affrontando una discesa senza freni.
Inoltre, anche se le o.n.g. spesso fingono che il gommone stesse per sgonfiarsi, esse comunque “salvano” anche coloro che sono a bordo di natanti non in immediato pericolo di affondamento. Ma la discussione è oziosa. Se si trattasse di un vero naufragio, quelle persone andrebbero salvate anche se il gommone galleggiasse benissimo. E infatti sono naufraghi anche i superstiti di un naufragio che si trovino nell’oceano su una scialuppa di salvataggio in ottime condizioni. Dunque la questione si sposta dalla qualità del natante alla situazione per la quale ci si trova in pericolo. Chi ci si trova in seguito a un sinistro, va salvato, pressoché a qualunque costo, ma chi ci si è messo volontariamente?
Prendiamola da lontano. Lo Stato distingue interessi degni di protezione e interessi indegni di protezione. Se invio del denaro alla Amazon perché mi porti fino a casa una bicicletta, e Amazon non lo fa, posso ricorrere al giudice e lo Stato costringerà quell’organizzazione a tener fede al contratto. Ma se ho spedito lo stesso denaro a un assassino, perché ammazzi il mio nemico, e quello non lo fa, posso ricorrere allo Stato per costringere il gaglioffo a restituirmi il denaro? Certamente no, perché il contratto ha una “causa” delittuosa. Analogamente, se ho spedito il denaro ad una prostituta perché venga a casa mia il giorno dopo, e quella non viene, non posso ricorrere al giudice, perché il contratto con la prostituta è “contra bonos mores”, e lo Stato non lo protegge. Come non protegge la prostituta che non sia pagata dopo che ha effettuato la sua prestazione.
Viceversa, quello stesso Stato che non si attiva per farmi restituire i cinquemila euro che avevo versato al sicario, è capace di attivarsi, con i suoi pompieri e a sue spese per salvare un gattino che si è arrampicato su un palo e non sa più come scendere. Ciò soltanto perché quel salvataggio corrisponde alla sensibilità delle persone che amano gli animali. A fortiori i pompieri si attiverebbero se su quel palo ci fosse un bambino. Ché anzi, se non lo facessero, in questo caso commetterebbero il reato di omissione di soccorso.
Qui si impone un’osservazione. Arrampicandosi sul palo, il gattino non ha “pensato” che poi non avrebbe saputo come scendere. E lo stesso può forse dirsi del bambino. Ma ora ipotizziamo che un adulto salga più volte sul palo, e ogni volta chiami i pompieri, per scendere, perché la faccenda lo diverte: i pompieri sarebbero obbligati a “salvarlo” indefinite volte? La ragio legis dimostra facilmente l’assurdità della cosa. L’obbligo del soccorso esiste per salvare chi è in stato di necessità, non per far divertire gli sfaccendati. E infatti, nel caso ipotizzato, quel buontempone rischierebbe di essere lasciato sul palo, oppure di vedersi addebitare il costo del “salvataggio”, magari con il buon peso di una denuncia per provocato allarme.
Nello stesso modo, nel concetto di naufrago è incluso quello di sinistro, di casualità e comunque di non volontarietà della situazione. Se il naufrago è tale volontariamente, non è più un naufrago. Un medico francese, Alain Bombard (nel 1952), volle dimostrare che un uomo può sopravvivere in mare senza essersi portato né acqua né cibo da terra. Così si imbarcò su un piccolo natante e traversò l’oceano, riuscendo (malgrado delle contestazioni) a dimostrare di avere ragione. Ma se fosse stato sul punto di morire, siamo sicuri che le navi avrebbero avuto il dovere di deviare per centinaia di miglia per tentare di salvarlo? La sua impresa era demenziale, e non si capisce perché bisognerebbe pagare a piè di lista le follie del prossimo. L’impresa di Bombard fu talmente stupefacente che egli stesso intitolò il suo libro “Naufragé volontaire”, proprio evidenziando l’insanabile contrasto fra le due parole.
L’eventuale scarsa volontà di andare a salvarlo, da parte delle navi di passaggio nei dintorni (dintorni per modo di dire) sarebbe stata anche giustificata dal fatto che Bombard poteva benissimo farsi accompagnare da un peschereccio, per il caso di difficoltà. Esattamente come Beppe Grillo che, quando traversò a nuoto lo Stretto di Messina (tre chilometri appena) si fece accompagnare, a sue spese, da una barca.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
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RIFLESSIONI SULL’IMMIGRAZIONE – 3ultima modifica: 2019-09-06T06:46:15+02:00da gianni.pardo
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