IL GOVERNO DI PAPERINO

Si dice giustamente che le Borse non amano l’incertezza. Esse preferiscono un cattivo governo prevedibile ad un buon governo imprevedibile o, ancora peggio, nessun governo. Lo dicono chiaramente con le quotazioni, mettendoci non “la faccia”, sarebbe poco ma, ancor più seriamente, i soldi degli investitori. E neppure i cittadini amano l’incertezza. Lo si vede dall’interesse col quale seguono la cronaca politica quotidiana. In un momento come l’attuale, attira più lettori l’ennesimo articolo sulla scissione di Renzi (di cui abbiamo già fatto indigestione) che un dotto articolo sul trasformismo in generale o sui limiti della democrazia. E ciò perché il dibattito sulla democrazia è eterno, mentre dalle sorti dell’attuale governo dipendono anche le nostre condizioni di vita.
E tuttavia questo affannarsi è vano. Se coloro che cercano di indovinare i numeri del Lotto che usciranno domani sulla ruota di Bari sono due imbecilli al bar o duecento esperti di statistica in un convegno, avranno la stessa possibilità di azzeccarci. Perché quei numeri sono del tutto imprevedibili. Diversamente il Lotto, e oggi il Superenalotto, non sarebbero più “la tassa sui fessi”. Né ci si può giustificare sostenendo che studiamo i minimi fenomeni, per identificare i segni premonitori di ciò che avverrà. Infatti, anche a spendere tesori di competenza e di intelligenza, il futuro politico rimane inconoscibile. I dati che entrano in gioco sono troppo numerosi, ciò che avviene dipende dal comportamento di troppe persone e non mancano neppure i fenomeni naturali e gli avvenimenti internazionali. È un’insalata troppo ricca per essere analizzata.
Ovviamente, nessuno nega che un vaso di coccio è più soggetto a rompersi di un vaso di ferro, ma siamo nell’ambito della probabilità. Chi fuma come un turco ha più possibilità di ammalarsi di cancro ai polmoni di uno che fuma. E infatti di questo è morta Oriana Fallaci. Ma ciò non impedisce che ci si possa ammalare di cancro ai polmoni non avendo mai fumato o morire a novant’anni, avendo sempre fumato, dai dieci anni in poi. Ed è per questo che un saggio proverbio siciliano avverte che “la brocca fessa non si rompe mai”. Ci si aspetta che vada in pezzi, si è anche disposti ad accettare l’evento senza dispiacersi troppo (“Tanto, era fessa”) e magari si rompe la brocca nuova, quella che abbiamo appena urtato. Ma chi si occupa di brocche, oggi.
Così, tutto quello che possiamo dire, rispetto all’attuale governo, è che si tratta di una brocca fessa. Ha tutte le ragioni per rompersi alla minima scossa e dunque, secondo il calcolo delle probabilità, non dovrebbe durare neanche tre mesi. Cionondimeno può darsi che non si rompa fino al 2023. Non chiedete lumi ai grandi commentatori, non ne sanno più di voi.
I commenti si possono fare per divertimento. Sempre ammesso che ci si possa divertire mentre sono in ballo i nostri soldi, il nostro lavoro, le nostre tasse e la nostra salute. Ma qualcuno ha detto che l’umorismo ebraico è nato dall’esigenza di quel popolo di sopravvivere, anche con l’umorismo, alle sopraffazioni di cui è stato fatto oggetto. Così possiamo sorridere facendo l’ipotesi che, mentre i commentatori dei grandi giornali prendono molto sul serio questo governo, questo governo non prende sul serio sé stesso. Lo dimostra una semplice esperienza.
Qualunque venditore competente vi dirà che, se un cliente accetta molto facilmente il prezzo e le condizioni proposte per una notevole spesa, per esempio l’acquisto di una casa, probabilmente è un truffatore. O comunque qualcuno che non conta di pagare quanto pattuito. Mentre se fa mille difficoltà e tira a morte sul prezzo, sarà magari qualcuno attaccato al denaro, certo è intenzionato a pagare quello che avrà pattuito. Il più generoso degli uomini è colui che non conta di mantenere le promesse.
Nel caso del nostro governo, abbiamo di fronte l’imbroglione. Uno che non si prende sul serio, che parla sperando che l’altro non abbia il minimo senso critico. Lo si vede dal fatto che il programma esposto in Parlamento, per chiedere la fiducia, è un enorme libro dei sogni in cui non ci si preoccupa mai di indicare con quali fondi si realizzeranno quei sogni. Addirittura, non si specificano nemmeno le somme richieste. Il programma elenca ciò che Babbo Natale amerebbe regalarci, non ciò che ci regalerà in concreto. E del resto, chi si occupa di sapere quanto guadagnavano i servitori del castello della Bella Addormentata? E Paperino, quanto paga di pigione? E, a proposito, che mestiere fa? Domande da gente prosaica. Comunque da non fare a Giuseppe Conte.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

19 settembre 2019

IL GOVERNO DI PAPERINOultima modifica: 2019-09-19T11:34:40+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL GOVERNO DI PAPERINO

  1. “Nel caso del nostro governo, abbiamo di fronte l’imbroglione.”
    Maria Giovanna Maglie nella sua pagina FaceBook ogni giorno commenta i fatti politici: lei sostiene che Conte (e i ministri e commissari economici del PD) fanno ciò che l’EU chiede da sempre, il rispetto delle regole. Tutto il resto sono chiacchiere vuote e inutili per stordire il popolo bue.
    I sovranisti si oppongono a questa politica (e vengono considerati irresponsabili) ma chi comanda veramente (gente che non ha bisogno di elezioni per essere legittimata) considera questo governo provvidenziale per rimettere ordine in Italia e per rimettere l’Italia nel posto che le è stato riservato.
    Chi è preoccupato del futuro di figli e nipoti dovrebbe essere contento che gli “irresponsabili” (grillini e leghisti) siano stati frenati e che i responsabili (del tipo Monti/Fornero) siano ora nella stanza dei bottoni.
    Conte non è un imbroglione, era un manichino prima (Conte 1) ed è un manichino adesso, il Conte 2 (ma nei palazzi e in EU fingono che lui sia importante).
    Dietro la pochette (a due punte o a quattro punte) c’è il nulla.
    Giuseppi arriva da un paese (Volturara Appula) di 408 abitanti (wiki), ora è un piccolo paese sulle colline ma ha un passato importante: una bella carriera per un ambizioso piccolo avvocato di provincia.
    Particolare divertente: l’origine del nome del paese significa “zona di avvoltoi” (dal latino voltur) … direi che si addice, vista la situazione cadaverica della politica italiana. :)))

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