I “BENEFICI” DELL’EVASIONE FISCALE

Nel format “Di Martedì” del 24 settembre 2019, condotto da Giovanni Floris, fra gli ospiti c’era Salvatore Rossi, eminente economista ed ex Direttore Generale della Banca d’Italia. Naturalmente, essendo questi un grande competente ed una persona educata, ha parlato poco ed è stato poco ascoltato. Molto meno, ad esempio, di una petulante Concita De Gregorio. E tuttavia ha detto una verità così pesante che avrebbe dovuto far saltare sulla sedia tutti i presenti e, il giorno dopo, tutti i giornali. E invece nessuno ha fiatato.
Cominciamo dal Vangelo corrente. Secondo questo Vangelo, l’Italia risolverebbe tutti i suoi problemi economici se riuscisse ad azzerare l’evasione fiscale. Su questo non soltanto sono d’accordo tutti i commentatori televisivi, ma lo sono anche tutti i politici e tutti i presidenti del consiglio incaricati. Nell’atto di chiedere la fiducia alle Camere, costoro, con la mano sul cuore, promettono sempre la lotta all’evasione – ovviamente una lotta senza quartiere, senza tregua e senza pietà, fino al successo finale. Si tratta infatti della più invocata fonte di finanziamento dei sogni .
L’evasione fiscale, in Italia, è fra le più alte del mondo. Secondo alcuni sale a centoventi miliardi di euro, e secondo il concorde parere degli ospiti della trasmissione di Floris è quanto meno di cento miliardi. Questo il dato di partenza. E l’enormità della somma induce a chiedere con la massima insistenza il recupero almeno di una parte di queldenaro. E fin qui, business as usual.
La bomba è scoppiata (soltanto per me) quando, mentre si parlava di un bilanciamento fra recupero dell’evasione e diminuzione del carico fiscale, l’economista Salvatore Rossi, con la sua aria tranquilla, ha confermato da un lato che la pressione fiscale in Italia è altissima, dall’altro che l’evasione è all’incirca di cento miliardi di euro. Ma ha proseguito sostenendo che, anche se l’evasione fosse soltanto di cinquanta miliardi: “Se per miracolo si recuperasse tutta l’evasione fiscale, quei cinquanta miliardi, aggiunti ad una pressione fiscale già alta, diventerebbero insopportabili”. Cioè l’Italia collasserebbe, come ha confermato facendo crollare ambedue le braccia. Ma nessuno ha fatto una piega, per la buona ragione che forse nessuno ha capito le implicazioni di quelle parole.
Un’evasione di cinquanta miliardi corrisponde a dire che ci sono dei contribuenti infedeli che non pagano cinquanta miliardi. Ma chi sono costoro? Sono per la maggior parte dei piccolissimi contribuenti (l’idraulico di un paesino, il fisioterapista che ti viene a casa, la donna di servizio non a regola, e via dicendo). Costor, evadendo le tasse non si arricchiscono, si limitano a sopravvivere. Mentre, se dovessero pagare tutto ciò che dovrebbero pagare, o non troverebbero lavoro o dovrebbero chiudere bottega. Questo perché – come ha cominciato col sottolineare l’ex Direttore della Banca d’Italia – le tasse sono troppo alte perché tutti possano pagarle. Il risultato è che da noi molta gente lavora in nero, rinunciando alle normali guarentigie e forse anche all’assistenza e alla previdenza. Ma tutta questa gente, pur evadendo il fisco, produce ricchezza per la nazione e, se non paga le imposte dirette, paga tutte le tasse indirette (l’Iva, in particolare). Perché anche gli evasori fiscali, se vanno al supermercato, i beni li comprano “Iva compresa”.
Tutto questo significa da un lato che il lavoro neropaga le tasse indirette, dall’altro che la pressione fiscale in Italia è tale che, per parecchie attività, si ha la scelta fra lavoro nero e nessun lavoro. Ecco perché l’economista Rossi (non un pericoloso sovversivo liberale come il sottoscritto) avvertiva che, se improvvisamente si eliminasse tutta l’evasione fiscale, l’Italia, invece di partire a razzo verso la prosperità, non reggerebbe al colpo.
È vero che “Tutti devono pagare le tasse”, ma bisognerebbe correggere così il principio: “Tutti coloro che sono in condizione di pagare le tasse devono pagarle”. E quanto più è ampia la platea di “coloro che sono in condizione di pagare le tasse”.tanto più le tasse sono basse. Prima di scagliarsi a morte contro i piccolissimi evasori fiscali, bisognerebbe diminuire le spese dello Stato e abbassare le tasse, in modo che evaderle divenga “immorale”, non “inevitabile”.
Nella trasmissione si citava la Svizzera (credo) in cui ad ogni ricupero dell’evasione fiscale corrisponde un abbassamento delle tasse. In altri termini, quel recupero non va ad incrementare gli introiti dell’erario, ma a beneficio di chi le imposte già le pagava. Qualcuno ha il coraggio si sperare che altrettanto si farebbe in Italia? Se ci piovessero dal cielo cinquanta miliardi, non basterebbero ancora per il programma che Conte ha illustrato alle Camere.
I nostri governanti – da mezzo secolo in qua – ci hanno portato al punto che soffochiamo sotto una paralizzante pressione fiscale, e nel frattempo dobbiamo pregare perché sopravviva la produzione di ricchezza e il gettito delle imposte indirette derivante dal lavoro nero. Un capolavoro.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
27 settembre 2019

I “BENEFICI” DELL’EVASIONE FISCALEultima modifica: 2019-09-27T09:30:28+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo