L’ARIA CHE TIRA

In questi giorni, dopo la batosta che la coalizione di governo ha subito in Umbria, è tutto un fiorire di ipotesi sul futuro. Ci si interroga sui Cinque Stelle, sulla loro alleanza col Pd, sulla tenuta del “Conte 2” e sulla sorte del Paese. Certo, il governo farà approvare la manovra di fine anno – attualmente sottoscritta “salvo intese” – con un voto di fiducia. Gli basterà dire: “Diversamente ve ne tornate tutti a casa. E la vostra poltrona non la ritroverete di certo, anche perché, avendo diminuito il numero dei parlamentari, essa ora sarà in un sottoscala”. Ma prima di questo voto, nei tira e molla precedenti, si creerà ulteriore ruggine fra i leader e si metterà molta sabbia negli ingranaggi. Ovviamente, meglio non profetizzare. È forse possibile soltanto un’osservazione generale.
La tendenza a salire sul carro del vincitore è eterna. Ma il principio vale per i politici. Gli elettori non hanno la possibilità di salire su alcun carro, nemmeno quello del perdente. Dunque ci si può chiedere come mai gli umbri, che hanno sempre votato per il classico partito di sinistra (Pci, Pds, Ds, Pd), improvvisamente votino per la Lega di Matteo Salvini. Infatti questo nuovo atteggiamento non è il frutto di profonde riflessioni politiche, per le quali la maggior parte dei votanti non è attrezzata: è la conseguenza di un sentimento tanto confuso quanto vigoroso. Se si è molto arrabbiati per come va la propria vita, e soprattutto la propria economia, si ha tendenza a votare per punire coloro che sono responsabili del disastro, o che non hanno saputo impedirlo. E per votare “contro”, dal momento che non esiste il “voto negativo”, si può soltanto votare “a favore di qualcuno che sia il nemico del nostro nemico”. Ma chi è questo qualcuno?
Nel nostro caso la risposta è facile, perché l’hanno stupidamente fornita il Pd e il M5s, quando hanno indicato, come alibi per la loro innaturale alleanza, la necessità di “impedire a Salvini di vincere le elezioni”. È stato come dire a tutti gli scontenti: “Votate per Salvini”. E costoro, che volevano soltanto gridare lo slogan di Beppe Grillo (anche se, stavolta, rivolto ai pentastellati) hanno avuto la certezza di non sprecare il loro voto.
Ma “l’aria che tira” non è gran che, come indicatore per la grande politica. Quando nel 2013 i “grillini” hanno avuto il loro primo grande successo, io quasi mi disperavo: “Come può un partito-barzelletta, senza un’idea politica, con qualche slogan inconcludente e volgare, avere tanta attrattiva sull’elettorato?” Pensavo dunque che il Movimento si sarebbe presto sgonfiato. E non è andata così. Infatti, essendo contro tutti e non impegnandosi in nulla, il Movimento non poteva fare cattiva figura. Sicché ha prosperato e ancora nel 2018 si è presentato come l’assoluto negatore dell’esistente. Quello che voleva dire “no” a tutti gli altri. E il successo è stato clamoroso. Addirittura avvilente per chi, come me, pronosticava da anni il dissolvimento del partito non-partito. Ma sul fondo della questione non mi sono sbagliato. Infatti è stato soltanto un rinvio.
La mela del trionfo era più avvelenata di quella che Eva porse ad Adamo. Non appena quel partito raccogliticcio è andato al potere, ha cominciato a mostrare tutte le sue falle, tutta la sua superficialità, tutta la sua impreparazione, e da allora non ha fatto che perdere elezioni.
Ma, attenzione, i favori dell’ “aria che tira” non sono inaffidabili soltanto per il Movimento. Lo sono per tutti, e anche per la Lega. Essa ha beneficiato delle stramaledizioni dei benpensanti, della Chiesa, dei magistrati, dei radical chic e dei “buonisti” (soprattutto a proposito dell’immigrazione). Fino a compiere il miracolo di apparire un partito all’opposizione nel momento stesso in cui era al governo. Ma, un partito che, come il M5s, vive di stramaledizioni, rischia di fare una brutta fine.
Ecco perché io assegno ancora qualche chance al Pd e perfino a Forza Italia. Quei
partiti vivono del sostegno dei loro elettori e non del furore dei delusi. Il problema, per Forza Italia, è che Berlusconi è stanco e non è neppure immortale. E tuttavia, finché il suo partito apparirà come “il partito dei liberali”, i liberali veri, quelli che un secolo fa votavano per Malagodi, non sapranno per chi altro votare. Sarebbe bello se i partiti seri, come ad esempio è anche il Pd, potessero un giorno operare come lievito perfino all’interno dei partiti gridati, inconsistenti e possibilmente caduchi, per indurli a fare sul serio politica. In fondo, ad oggi, i partiti veri sono soltanto due: quello socialdemocratico e quello liberale.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

L’ARIA CHE TIRAultima modifica: 2019-10-30T09:53:33+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “L’ARIA CHE TIRA

  1. Vorrei opinare sull’ analisi del voto in Umbria. Io sono marchigiano, ma montanaro, quindi molto affine agli umbri. Nelle nostre regioni non ci sono grandi citta’, siamo provinciali e quei sentimenti furiosi si formano solo nei centri cittadini, dove si formano movimenti intellettuali che fomentano intensi sentimenti di rancore e danno licenza ad azioni anche scellerate di rivalsa animate da senso di “giusta indignazione”. Nelle province, nelle case tradizionaliste non vi sono queste pulsioni, non come fenomeno di massa. L’ umbria e’ una regione, nel suo piccolo, benestante e con discreta imprenditoria. Non si addice a quel popolo lo “spacchiamo tutto”. La sconfitta delle forse politiche tradizionali e’ quindi da leggere (per i loro interessi, non per i miei), in modo piu’ grave. Gli umbri sono buoni giudici.

  2. Forza Italia può sopravvivere se Berlusconi capisce che deve farsi da parte e investire sul futuro del suo partito, creare il ricambio di una classe dirigente.
    Se penso alla Forza Italia dei primordi penso ai professori, Scognamiglio, Urbani e tanti altri, l’Avvocato Della Valle…oggi di chi si circonda Berlusconi? L’ex infermiera Ronzulli, la Gelmini, la Bernini… uno spettacolo di rara decadenza.
    Anche in politica, come nel calcio, è passato dal Milan al Monza

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