DEMOCRAZIA AUTOLESIONISTA

In questo momento il mondo è infiammato da violente proteste di piazza, dal Cile al Libano, da Hong Kong alla Catalogna. In democrazia le dimostrazioni non sono notizia, mentre non se ne vedono nei regimi dittatoriali. Addirittura, in quelli pressoché criminali (si pensi a Stalin) non soltanto non si protesta nelle piazze, ma tutti sono impegnati – volontariamente o no – a tessere le lodi del tiranno.
Se si vuole esaminare il problema delle proteste bisogna dunque occuparsi delle democrazie. Perché non sono gli uomini oppressi quelli che protestano, ma gli uomini cui è concessa la libertà di protestare. Anche se non sono oppressi. Dunque i privilegiati sono quelli che si lamentano di più. E tutto questo merita una spiegazione.
Per secoli e secoli, la forma di governo più corrente – monarchia assoluta, oligarchia, dittatura o tirannide – è stata l’autocrazia. Un regime sempre caratterizzato dal fatto che il potere appartiene al Capo, che lo esercita nel proprio interesse, e al massimo in quello dei suoi parenti ed amici. È vero che in questo caso il popolo dispone di un estremo rimedio: il tirannicidio o la rivoluzione. Ma quando la temperie storica e sociale volge all’autocrazia, al tiranno ucciso di solito ne succede un altro.
È soltanto quando le condizioni sociali fanno finalmente nascere la democrazia che il quadro cambia. Con la democrazia, il governo può essere deposto senza spargimento di sangue e il popolo ha la sensazione di poter determinare la condotta dello Stato. Ma questo tipo di regime, come diceva Churchill, pur essendo migliore di tutti, rimane pessimo.
Quando il potere passa dall’autocrate, che governa nel proprio esclusivo interesse, al popolo, è il popolo che governa nel proprio esclusivo interesse. O quello che percepisce come tale. E in questo si sbaglia spesso. Chi perde lo stipendio del mese in una partita a poker, lo ha certo speso nel proprio interesse, ma ha fatto la cosa giusta? Come farà, per il resto del mese?
Il sovrano assoluto ha tendenza a volere per sé ogni vantaggio e a rinviare ad altri ogni sacrificio per mandare avanti la baracca. Il popolo tende a fare lo stesso, con la differenza che, mentre il re faceva pagare i suoi capricci ai sudditi, il popolo non può girare la fattura a nessuno. Per giunta, mentre il re aveva dei ministri che andavano a riferirgli la situazione delle finanze dello Stato (che il sovrano considerava cosa propria) il popolo vive nell’illusione – incoraggiata da molti interessati demagoghi – che le finanze riguardino qualcun altro. Per questo è favorevole alle spese, ai regali, ai sussidi, e ad ogni forma di prodigalità. Perché vive nella convinzione di esserne il beneficiario e di non doverli pagare. Sembra ignorare che in democrazia i benefici che il popolo riceve non li paga “qualcun altro”, come gli suggeriscono i demagoghi, ma esso stesso, con una crescente e asfissiante pressione fiscale. Una tassazione che alla fine comincia a strangolare la nazione stessa. Come avviene in Italia, per non andar lontano.
È un tremendo circolo vizioso. I demagoghi, nella speranza di averne il voto, fanno nutrire al popolo le più folli illusioni, e infine il popolo si accorge che si trova costretto a pagare uno Stato che, alla resa dei conti, gli dà meno di quel che gli chiede. Facciamo un po’ di fantaeconomia. Se vogliamo avere il vantaggio di circolare in automobile, è naturale che dobbiamo essere assicurati per i danni a terzi. E infatti ci assicuriamo. Ma la polizza è costosa, e qualcuno potrebbe sognare di pagare di meno, essendo assicurato presso lo Stato. Basterebbe che lo Stato aumentasse un po’ la tassa di proprietà del veicolo. Un progetto del genere apparirebbe seducente a molta gente. Ma sarebbe un affare? Assolutamente no. Se l’assicuratore fosse lo Stato, verrebbe a mancare la concorrenza fra le varie Compagnie e la polizza costerebbe di più. Inoltre lo Stato è un pessimo amministratore, ed opera a costi maggiori di quelli dei privati, basti vedere la differenza dei bilanci fra la Rai, che pure ha il canone, e Mediaset, che quel canone non ha. Infine lo Stato sarebbe meno interessato e meno occhiuto, quando si tratta di scoprire le truffe all’assicurazione, perché lo esso è un pessimo protettore dei propri interessi. Insomma, se mai il popolo ottenesse che lo Stato si occupi dell’assicurazione delle automobili, i proprietari delle automobili finirebbero col pagare molto più di quello che pagano oggi.
E in Italia, in questo campo, abbiamo un caso che non è di fantaeconomia: il Servizio Sanitario Nazionale. La gente è convinta che lo Stato ci curi gratis, e non capisce che, se qualcuno proponesse l’assicurazione obbligatoria contro le malattie con Società di Assicurazioni private, spenderebbe di meno. Proprio per le ragioni dette prima. a proposito della rca. Gli sperperi, per cominciare, sarebbero subito impossibili. Ma ecco la domanda dalle mille pistole: c’è qualcuno che si sente capace di spiegare che la fine del Servizio Sanitario Nazionale sarebbe un vantaggio, per i cittadini? L’illusione della gratuità vince contro qualunque ragionamento.
E così si capisce la protesta. Da un lato illusioni sempre più grandi, dall’altro un’oppressione fiscale sempre più pesante. Ma è uno scontento che non conduce da nessuna parte. Infatti la soluzione sarebbe riuscire a spiegare al popolo che nessun pasto è gratis. Che se lo Stato fa per noi qualcosa che potremmo fare noi stessi, otterremo quello che avremmo ottenuto dandoci da fare da soli, meno ciò che lo Stato ha dovuto spendere per far funzionare la sua enorme e inefficiente macchina. Altro che gratis.
Le democrazie sono malate dell’elefantiasi di uno Stato che spende troppo, e male, per fare le troppe cose di cui lo incarichiamo. Ed esso per giunta mette in giro un’eccessiva quantità di illusioni. Ma non c’è modo di uscirne. Ognuno spera che paghino gli altri, e in fine dei conti paghiamo tutti.
Per finire da dove si era cominciato, in democrazia spesso la gente protesta perché vuole ottenere di più dallo Stato, senza pensare che così otterrà di pagare più tasse..
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

31 ottobre 2019

DEMOCRAZIA AUTOLESIONISTAultima modifica: 2019-10-31T15:14:12+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “DEMOCRAZIA AUTOLESIONISTA

  1. Solo degli analfabeti economici possono pensare di rilanciare l’economia regalando soldi, come gli 80 euro di renzi o i 1000 euro annui di questa manovra, togliendoli dalle tasche di altri (ad esempio i dipendenti con auto aziendale).
    Ma forse non è analfabetismo e economico: è analfabetismo.

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